Quelli autorevoli tifano Juve Stabia

9 Aprile 2010 di Marco Lombardo

di Marco Lombardo 
Calciopoli che costrimge a schierarsi, Moratti quattro anni prima e la normale intervista di Mejuto Gonzalez.

1. Noi grandi ex guardiamo le cose con un po’ di distacco e dunque forse meglio di tanti altri. Il problema della cosiddetta “Calciopoli 2” è che – purtroppo – non si riesce a fare del giornalismo sulla vicenda, perché il giornalismo ormai è tutto schierato: o di qua o di là. Giorni fa abbiamo visto di persona un collega stimato e intelligente farfugliare un “e adesso ci ridarete tutto” in un momento di juventinità: ecco perché sui giornali e in tv si fa fatica a farsi un’idea di cosa può succedere. Per intenderci (e per evitare fraintendimenti): non c’è niente di male – anzi – ad essere giornalisti e tifosi, ci hanno sempre fatto ridere quelli che dicono “io tifo Juve Stabia” in nome di una presunta autorevolezza. La realtà è che bisognerebbe separare i momenti in cui si fa il giornalista da quelli in cui si fa il tifoso: dire razionalmente quello che si pensa non dovrebbe essere condizionato dall’istinto, perché si è nati prima tifosi che giornalisti ma si può diventare più giornalisti che tifosi. Per esperienza personale possiamo dire che bisogna lavorare molto su se stessi per raggiungere lo scopo. Il problema è avere voglia di farlo. E soprattutto interesse.

2. A questo proposito è meritorio che la Gazzetta dello Sport abbia ricordato oggi l’intervista che Massimo Moratti ha dato a Claudio Sabelli Fioretti nel 2006. Non stiamo qui a raccontarvela tutta (basta andare sul sito della rosea), ma in effetti allora il presidente dell’Inter raccontava esattamente ciò che oggi i difensori di Moggi hanno tirato fuori come uno scoop. Ovvero che Bergamo a volte gli telefonava e gli chiedeva dei pareri. Niente di più, niente di nuovo. Ma sappiamo già che quelli della Gazzetta (e probabilmente anche noi) verranno annoverati nella categoria “servi di Moratti”. Dai tifosi avversari, naturalmente. Ma purtroppo non solo.
3. Parlando d’altro (ma non troppo), in Italia ha fatto scalpore ciò che è successo alla vigilia di Real Madrid-Barcellona, il Supeclasico che domani sera decidera buona parte del titolo della Liga. Sospetti di combine? Tutt’altro: l’intervista che l’arbitro Mejuto Gonzàlez – tra l’altro selezionato già da settimane per l’evento – ha rilasciato due giorni della partita. Ha spiegato come si prepara per il match, cosa pensa dei giocatori in campo, come studia le squadre che deve arbitrare, cosa si aspetta dalla partita. Ovviamente là nella Liga questo è del tutto normale, da noi invece stiamo ancora aspettando che Marcello Nicchi smetta di considerare i suoi fischietti dei cerebrolesi incapaci di esplicitare un concetto di senso compiuto. Ma si sa: noi dal livello della Spagna siamo ancora lontani. E poi ci mancano gli stadi di proprietà.
Marco Lombardo
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