Più pregiudizio che orgoglio

14 Dicembre 2009 di Libeccio

di Libeccio
La Juventus come l’Inter di dieci anni fa, la buona idea Mancini, la storia unica, Balotelli ghanese e lo schema applicato a Mourinho.

1. Dopo neanche un girone di andata nella Juventus è già incredibilmente partito il toto-allenatore. L’uscita della squadra dalla Champions e il passo rallentato nel campionato italiano hanno reso credibili ipotesi che fino a qualche settimana fa erano aria fritta giornalistica. Da Spalletti prima che si accasasse allo Zenit alla soluzione ponte Gentile, in attesa ovviamente del ritorno di Marcello Lippi in versione Ferguson subito dopo il mondiale. Peccato per la Juventus che il nome dell’allenatore conti poco in assenza di altri tipi di scelte. Paradossalmente la Juve attuale ci sembra molto simile all’Inter di qualche anno fa, che molto cambiava senza nulla vincere. Tra le due situazioni ci sono molti punti in comune, quasi che il loro percorso debba comunque essere intrecciato nel bene e nel male. E la vittoria del derby d’Italia che pure è stato un risultato non da poco, interpretata alla luce del clamoroso flop europeo e della sconfitta di Bari, propone una lettura che ne riduce molto la positività. L’Inter forse ha giocato la gara con la Juve con il freno a mano tirato, anche perché forte del vantaggio rilevante (una sconfitta che mantiene 5 punti di distacco fa meno male) mentre la Juve ha giocato come fosse la gara della vita. Il risultato è stato che è giunta all’appuntamento col Bayern senza più energie fisiche e mentali (soprattutto), come se avesse gettato tutto quello che aveva nella gara contro la rivale di sempre.
2. In psicoterapia si chiama “insight” e tradotto letteralmente significa più o meno “illuminazione”. Accade quando un terapeuta coglie il principale grumo del percorso di vita di un essere umano e da lì parte per ristrutturare adeguatamente la sua esistenza. E’ quello che abbiamo avuto quando abbiamo letto dell’ipotesi di Roberto Mancini alla guida della Juve, immaginando quest’ultima come malata. Forse non esiste al mondo miglior allenatore di Mancini per la vecchia signora del calcio italiano. Solo Mancini può molto contribuire per riportarla all’apice del vertice calcistico nazionale ed europeo: ha dimostrato di saper costruire una squadra partendo da situazioni confuse e di saper incassare (soldi ma anche umiliazioni), rimanendo sempre se stesso e pensando in grande. A volte fa più danni un pregiudizio o una semplice antipatia calcistica che ragioni molto più serie.
3. Mancini (che si è anche affrettato a dire: “da ragazzo tifavo Juve”) è l’allenatore che condensa tali e tante motivazioni a guidarla (oltre alle dimostrate capacità tecniche) che metterebbe un turbo nel motore di una squadra a cui non manca poi molto per tornare grande. Trascuriamo le ragioni dei conflitti che con la Juve ha avuto da allenatore dell’Inter in quanto dettate dal contesto (storicamente unico) e dal ruolo che interpretava. Entrambi sono venuti a cadere completamente. Alla Juve c’è un’altra dirigenza rispetto a quella che Mancio ha platealmente osteggiato e sconfitto (non solo sul campo) e già da un paio di stagioni non allena più l’odiata Inter. Non solo: Mancini darebbe qualsiasi cosa pur di contribuire significativamente a procurare un forte dispiacere a Moratti e ai dirigenti dell’Inter (unico escluso forse solo Oriali). Nessun altro allenatore può esercitare “ferocemente” le sue competenze in funzione anti Inter come potrebbe farlo Roberto Mancini. Superficialità o scarsa visione dei problemi non intuirlo e prenderne atto con una decisione in linea.
4. Lippi, legittimamente, non convocherà mai Mario Balotelli che l’Italia pallonara ha scoperto solo l’altra sera dopo la partita con il Rubin. Si è letto addirittura di club di “innamorati” di Balotelli nati a Roma (ad opera di tifosi sciolti di Roma e Lazio), per dire della nuova dimensione che sta prendendo il giocatore. Allora, siccome Lippi mai e poi mai convocherà il migliore talento del calcio italiano attuale, Balotelli potrebbe anche decidere di andare a giocare con la nazionale del Ghana. Ma non lo farà: è italiano e soprattutto si sente italiano, con buona pace di qualche ultrà o di Amauri
5. Pur non facendo il mestiere di giornalista, siamo lo stesso in grado di dare una notizia: al finire della stagione attuale Josè Mourinho non sarà più l’allenatore dell’Inter. Non sappiamo dirvi se perché esonerato in anticipo sulla scadenza del contratto oppure per sua libera scelta. Poco conterà se l’Inter vince di nuovo lo scudetto o, addirittura, se farà bene anche in Champions. Ogni recente comportamento di Special One indica che a fine anno andrà via dall’Inter e dall’ingrata Italia. Saranno contenti molti commentatori, sportivi e non, che da Josè Mourinho sono stati messi reiteratamente alla berlina e finalmente potranno consumare la loro personale e piccola vendetta. Ognuno di loro fa storia a sé, ognuno di loro pensa di interpretare quello che Moratti non può dire. Insomma, il solito schema. La differenza è che Mancini e Mourinho sono puo più bravi dei loro predecessori e quindi il giochino è più scoperto.
Libeccio
(in esclusiva per Indiscreto)

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