Perché non si torna a scuola?

20 Maggio 2020 di Indiscreto

Perché non si torna a scuola? Una domanda doverosa, nel momento in cui quasi tutta l’Italia ha ripreso a lavorare o per lo meno ha la possibilità di farlo, sia pure in molti casi in perdita. Una domanda per genitori che non sanno a chi affidare i figli, ma anche per chiunque sia spaventato dagli effetti futuri di mezzo anno scolastico saltato in età a volte decisive. Se un diciassettenne può recuperare il tempo perduto, quanto valgono quattro mesi persi in prima elementare?

I bambini in un’aula scolastica sanificata, e con tanto di mascherina, corrono sicuramente meno rischi di quelli in centri estivi e oratori, giustamente riaperti dall’ultimo decreto di Conte. Eppure la questione sembra interessare meno della ripartenza della Serie A, come se non fosse ormai chiaro che la fase della convivenza con il virus è iniziata e potrebbe anche non finire mai. Di fatto la Azzolina ha demandato alla buona volontà dei docenti la chiusura online dell’anno scolastico, mantenendo un minimo di decenza. Anche se la didattica a distanza è nel 99% dei casi una barzelletta (il 100 nei casi di esami o verifiche).

La scuola è anche, se non soprattutto, ‘andare a scuola’. Non è un insieme di nozioni utili per partecipare a un telequiz (quando serviva essere preparati) o per terminare la Settimana Enigmistica prima del giovedì successivo. È per quasi tutti i giovani l’unica finestra sul mondo reale, l’unico ambito, spesso destinato a rimanerlo, in cui si cerca di migliorare senta attendersi un’utilità o un vantaggio immediati. Perché quindi non si torna a scuola, per un realistico mese e mezzo di lezioni fino a fine giugno?

Non sembra che il Covid-19 sia particolarmente pericoloso con i giovani, quindi azzardiamo che il problema sia di chi nella scuola lavora o dovrebbe lavorare. Non di tutti, ma di molti. Gente per cui tre mesi di vacanza con stipendio assicurato erano evidentemente troppo pochi e così vuole farne sei con la risibile, in rapporto ai rischi di altre categorie, scusa della salute. Se il docente motivato, e ce ne sono, può limitare i danni grazie al web, fare il bidello da remoto è difficile. A dirla tutta non vediamo nemmeno quali sarebbero i problemi dell’andare a scuola in luglio: forse che gli stipendi, pagati con i Btp Italia da noi sottoscritti, non arriveranno?

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