Nostalgia Da Coach

4 Luglio 2007 di Roberto Gotta

1. Come aveva anticipato la newsletter redatta da Giovanni Ganci e Massimo Foglio (scaricabile all’indirizzo http://lnx.huddle.org/modules.php?op=modload&name=Downloads&file=index&req=viewdownload&cid=5 ), la NFL ha deciso di chiudere la NFL Europa, dopo sedici stagioni. Roger Goodell ha parlato di una decisione dovuta unicamente a motivi di pianificazione: in poche parole, si vuole concentrare lo sforzo di diffusione della NFL in tutto il mondo e non solo in ambito regionale come era sempre più avvenuto con la NFL Europa, che rispetto agli inizi nel 1991 come World League of American Football si era ridotta a due sole nazioni, Germania e Olanda, pur con grande successo di pubblico, come ha evidenziato anche il World Bowl di Francoforte di cui avete letto la scorsa settimana. Ovvio il dispiacere, ma se il risultato di quello che Goodell indica come sforzo per un impatto più globale è quello di avere partite di regular season in Europa (ma la NFL DEVE rimanere americana!), la decisione diventa più comprensibile. Il problema naturalmente è che spariscono dal calendario decine di partite primaverili che tenevano desta l’attenzione di molti, e davano modo a tanti giocatori di migliorarsi. Brutta roba.
2. Una premessa: parliamo degli American Felix, squadra di serie B (football a nove) di Molinella, località a nordest di Bologna. Visto che si tratta di un paesone a poca distanza da dove abita l’autore di queste righe, qualcuno potrebbe pensare che è la solita storia di giornalismo marchettaro-mafioso all’italiana, in cui si parla degli amici e dei conterranei, anche se non meritevoli, e si trascura il resto, anche se meritevole. Ma c’è un problema: conterranei sì, ma non conosciamo nessuno dei Felix se non un assistente allenatore che non sentiamo da oltre vent’anni, da quando in un’altra squadra lo supplicavamo di essere presente sulle corse dei running back avversari altrimenti questi ultimi sarebbero entrati nel raggio d’azione di chi scrive, e buonanotte agli schemi e agli slogan guerrieri della difesa. Scherzi a parte, quello che ci ha colpito degli American Felix negli ultimi tempi è l’impegno che ci mettono nel cercare di farsi conoscere nella loro zona di competenza: dove abitiamo noi, ad una quindicina di chilometri di distanza, compaiono spesso volantini, manifestini, qualche mese fa anche un pieghevole a colori nel quale si raccontava della vittoria nel derby bolognese contro i Neptunes e nel retro c’erano le foto ed i ritratti di tutti i componenti del roster e dello staff tecnico. Questo sabato i Felix, che hanno quello che pare un forte appoggio dell’amministrazione comunale e nel vicino paese di S.Martino in Argine hanno creato pure un Centro Football, organizzano il Nine Bowl, ovvero il Superbowl (ricordiamo che per motivi noti solo all’Altissimo in italiano si scrive tutto attaccato) della B tra Angels Pesaro e Frogs Legnano (ore 20.30), una sfida che per i nomi in ballo fa venire i brividi e le nostalgie degli anni Ottanta. E’ dunque evidente che gli American Felix (buono anche il sito Web, www.americanfelix.com) sono organizzati e credono in quello che fanno, compreso un ottimo lavoro nelle scuole locali, per cui un elogio da esterni va fatto.
3. Il sabato successivo ci sarà invece il Superbowl XXVII, quello di A1, a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia. Tra Panthers Parma, dunque squadra finitima, e Acufon Lions Bergano, campioni in carica dal 1998 e arrivati alla finale al termine di un percorso più difficile del solito, viste le tre sconfitte durante la regular season. I bergamaschi hanno battuto in semifinale i Giants Bolzano, grandi avversari, per 14-7, mentre i Panthers a sorpresa hanno vinto a Roma contro i Marines, primi alla fine della stagione normale, 17-14, con i padroni di casa a commettere un fumble su un quarto tentativo a fine gara, nell’ovvio sforzo di recuperare. Lions-Panthers era stato il Superbowl anche lo scorso anno, ed è una partita interessante perché, al di là degli scontati discorsi di rivincita, solo un mese fa i parmensi avevano vinto a Bergamo (o meglio Osio Sotto) per 41-21. Ma che i risultati della regular season contino poco in fase di playoff, oltre che scontato da sempre in ogni sport, è testimoniato da un altro fatto: Marines-Panthers infatti nella medesima regular season era finita 46-20 per i romani…
4. Un ricordo di Ralph E. Stayer, scomparso la scorsa settimana all’età di 92 anni in una casa di riposo in Florida. Ex giocatore? No, ma qualcosa che lo lega al football c’è. Durante la Grande Depressione degli anni Trenta Stayer e la moglie Alice acquistarono a basso prezzo una macelleria a Johnsonville, nel Wisconsin, e si misero a produrre un tipo particolare di salsiccia che nel corso del tempo è diventata la più venduta negli stadi di football, compresi quelli NFL, oltre che in più di 4000 ristoranti McDonald’s. Il nostro palato rende omaggio alla memoria di Stayer, magari il fegato ed altre parti delicate un po’ meno…
5. A proposito di Wisconsin, i Green Bay Packers, unica squadra NFL le cui azioni sono state messe in vendita ad acquirenti generici, insomma tifosi e appassionati o chiunque volesse comprarle (e si tratta di 111.000 azionisti), hanno messo a disposizione alcuni dati relativi all’anno fiscale chiusosi il 31 marzo 2007. Vediamoli di corsa, in milioni di dollari, indicando tra parentesi il dato relativo ai dodici mesi precedenti: introiti complessivi 218 (208), utile al netto delle tasse 22 (18), costo dei giocatori (stipendi) 110.7 (102.9), altre spese 17.7 (33.3), spese di gestione 183.8 (187.5), introiti provenienti dalla NFL compresi diritti Tv di ogni tipo, radio, percentuali su vendite prodotti 111.5 (102), introiti provenienti dal marketing (affitto saloni stadio, affitto stadio, vendite del negozio Packer Pro Shop 40.7 (41.4). I dati indicano che i Packers saranno tra l’ottavo e il sedicesimo posto per introiti tra le franchigie NFL; lo scorso anno erano in settima posizione, quarto anno consecutivo in cui si trovavano tra le prime 10 delle 32 squadre NFL. In più, è salita a 125.5 milioni la disponibilità del fondo chiamato Packers Franchise Preservation Trust, che serve unicamente allo scopo di fornire liquidità in caso di crisi di qualche tipo. Che pare difficile, ma non completamente impossibile: «Quello che risulta dai dati è positivo – ha detto Larry Weyers, tesoriere del club – Ci sono molte buone notizie. Ma la NFL è un sistema molto competitivo, non solo sul campo ma anche fuori. Ci sono altre franchigie che ideano nuove maniere di aumentare le entrate e creare profitti e se non restiamo al passo sarà dura mantenere la parità con le altre». E’ comunque fenomenale che una squadra espressione di una piccola città situata fuori dai grandi giri, e non solo per motivi geografici, che non va al Super Bowl dal 1998 e che non ha avuto di recente sorti particolarmente felici resti nei primi posti per felicità di bilanci. Altro esempio di come sia ben costruito il sistema dello sport professionistico americano, peraltro improponibile da noi per motivi di vario tipo, tra cui quelli amministrativi, strutturali, fiscali e anche per la diversa mentalità, tra cui anche il rifiuto delle grandi squadre di misurarsi alla pari con le altre sul puro piano del talento, come dimostra anche la nuova struttura della Coppa Italia, volta a minimizzare i rischi che qualcuna di queste grandi venga sconfitta sul campo (oltraggio!). Ma ormai è come un disco rotto, tanto vale non fare più nemmeno paragoni, sempre più imbarazzanti per la nostra repubblica delle banane (con tante scuse alle banane, ovvio).
6. Sarebbe grottescamente cialtrone pretendere di parlare di tutte e 32 le squadre NFL in maniera approfondita, per cui ci accontentiamo di volta in volta di scendere nei particolari di una determinata situazione che può suscitare interesse. Avendo seguito da vicino alcune questioni riguardanti i Cleveland Browns, le illustriamo. Prima cosa: al suo terzo anno con

la guida di Romeo Crennel, ex defensive coordinator dei New England Patriots pluri-vincitori del Super Bowl, la squadra è attesa a qualche reale miglioramento, ma ci sono dubbi in vari settori. L’attacco è nuovo, perché nuovo è l’offensive coordinator Rob Chudzinski, che era stato coach dei tight end dei Browns nel 2004 prima di un biennio ai San Diego Chargers con lo stesso ruolo. In realtà Chudzinski era già stato offensive coordinato dei Browns nelle ultime cinque gare della stagione 2004, quando Terry Robiskie aveva sostituito Butch Davis. Pare che nel minicamp di giugno molti giocatori abbiano avuto difficoltà con gli schemi, specialmente i quarterback Derek Anderson e Charlie Frye (ma anche il tackle Joe Thomas, arrivato dal draft), con molti errori di esecuzione, tanto che ad un certo punto Crennel si è inferocito tanto da far ripetere uno dei cosiddetti two-minute drill, ovvero l’esercizio che prova le condizioni di finale di partita con 2’ da giocare, ed ha poi interrotto tale ripetizione ordinando a tutti i giocatori dell’attacco di fare scatti prolungati (“gassers” in gergo), con la difesa ad osservare. Non c’è per i Brown solo il problema dei Qb, visto che dal draft è arrivato anche con molte aspettative Brady Quinn (che per studiare il voluminoso playbook, il libro degli schemi, ha persino declinato l’offerta di un biglietto per gara3 della finale NBA): il running back principale sarà Jamal Lewis, che in agosto compie 28 anni e viene visto da alcuni come scelta pericolosa da parte dei Browns perché un po’ logoro, avendo corso per 7801 yard in sei stagioni con i Baltimore Ravens con i quali ha anche vinto da matricola il Super Bowl XXXV del febbraio 2001. I Ravens lo avevano lasciato libero qualche mese fa ma Cleveland ha deciso di puntare su di lui per migliorare il gioco di corsa. Se non altro i Browns ora non lo avranno più di fronte: contro di loro nel 2003 Lewis corse per 500 yard in due gare, 295 in una (record NFL per una partita) e 205 nell’altra. Se ha recuperato dall’intervento chirurgico alla caviglia, che lo scorso anno lo ha frenato, è in grado di dare una buona mano, per potenza e capacità di infilarsi nei buchi della linea, e pare sia anche contento della filosofia offensiva di Chudzinski, che vuole maggiore movimento prima della partenza della palla e un maggior numero di passaggi ai running back. Quanto appunto alla difesa, prolungato al 2009 il contratto del defensive coordinator Todd Grantham. Segnale di fiducia della dirigenza, ma nel 2006 i Browns hanno chiuso al 27° posto su 32 squadra nella graduatoria difensiva, con pessima prestazione sulle corse (29° posto), anche se in realtà gli infortuni giocarono una parte pesante e il general manager Phil Savage ha sottolineato come «nelle statistiche si possa leggere qualsiasi cosa». Grantham era arrivato nel 2005 come allenatore della linea difensiva, e per aiutare il passaggio dalla difesa 4-3 alla 3-4. Pare comunque che il rookie Eric Wright, cornerback proveniente da Nevada-Las Vegas, sia una potenziale rivelazione: nel caso, un rendimento migliore del reparto arretrato aiuterebbe a cascata tutta la difesa…
7. Il coach per eccellenza ovvero Da Coach, come dicono a Chicago dove l’articolo “the” viene pronunciato in maniera particolare (non per nulla si parla anche di Da Bears e Da Bulls) è Mike Ditka, che nella Windy City resta popolarissimo. Non solo ha aperto ormai da anni un ristorante, Mike Ditka’s, piuttosto rinomato, ma da qualche mese ha anche creato un’etichetta discografica, la Ditka Records, nata allo scopo di sostenere i cantanti che eseguono brani vecchio stile, alla Frank Sinatra per intenderci. Il primo artista reclutato è John Vincent, 34 anni, che curiosamente è un ex giocatore di football (anche in Europa, con i Dusseldorf Panthers) ed esegue brani di Sinatra (ma ora anche di qualsiasi cantante di voce forte) con tale bravura da definire i suoi primi spettacoli come «imitazioni più che concerti». Per chi tifa Vincent, che ha iniziato a cantare in pubblico proprio nelle serate al Ditka’s Restaurant? «Tifavo per i Bears finché non hanno cacciato Coach Ditka. Ora Packers, e ogni anno canto una volta l’inno nazionale al Lambeau Field. Buffo: volevo diventare giocatore NFL ed ora vado sul campo, ma a cantare l’inno» ha detto al Chicago Sun-Times.

Roberto Gotta
chacmool@iol.it
http://vecchio23.blogspot.com

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