Non voglio Miku la luna

16 Marzo 2012 di Alvaro Delmo

di Alvaro Delmo
Hatsune Miku, star della musica pop giapponese, avrebbe deciso di appendere il microfono al chiodo, con quattro date sold out tenutesi in questi giorni a Tokyo e definite di fatto dagli organizzatori come le sue ultime. La notizia da noi potrebbe passare tranquillamente inosservata, considerato che le sue canzoni sono in sostanza sconosciute. Non fosse per una particolarità: Hatsune Miku non esiste, nel senso che è un personaggio di fantasia nato a fini promozionali, quindi protagonista di manga e infine ologramma 3D proiettato in occasione di spettacoli dal vivo. Con i brani eseguiti dall’omonimo sintetizzatore Vocaloid 2 e scritti dai suoi stessi utenti nonché ammiratori.
Ne parliamo perché è interessante notare come una cantante virtuale – la sua voce è frutto dei campionamenti di quella reale di Saki Fujita – possa tranquillamente attirare a sé milioni di fan riuscendo a entrare in classifica. Il fenomeno è tutto orientale, con sostenitori sparsi però un po’ ovunque nel mondo (lo scorso anno tenne anche un concerto a Los Angeles). Basta guardare su You Tube un filmato per rendersi conto di cosa si tratta: band che suona, proiezione sul palco della protagonista sempre impeccabile e migliaia di persone in estasi a cantare con ‘lei’ agitando all’unisono luci colorate. Ora la domanda è questa: è più virtuale Hatsune Miku oppure il pubblico che accorre ai suoi concerti? Tutto sommato sono entrambi reali, nel senso che è uno spettacolo di intrattenimento come un altro, anche se a prima vista un po’ inquietante. Cosa dovremmo dire, del resto, del playback dei cantanti in carne e ossa che però genera scroscianti applausi quando praticato in televisione (e forse anche in alcuni spettacoli ‘live’)? La differenza, pensando ad auto tuner ed effetti applicati in studio, è lieve, con il successo che in entrambi i casi spesso non dipende solo dalle qualità artistiche ma anche da una sapiente opera di promozione. Insomma: più vero il virtuale o il reale?
 
Alvaro Delmo, 16 marzo 2012
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