Cucina
Milano sempre da bere (Guida Indiscreto ai migliori cocktail bar)
Fabrizio Provera 12/08/2015
«Avevo scoperto che la classe sociale dei rampanti aveva bisogno di un suo alcol. Le luci si riaccendevano dopo il terrorismo, la linea Tre del metrò stava per essere conclusa, nascevano le griffe. C’era aria di Parigi a Milano. Le modelle arrivavano in città per le sfilate, le trattorie milanesi si inventavano il carpaccio con la rucola e mettevano le candele sui tavoli. La campagna è nata così». Also sprach Marco Mignani, che un brutto male ha portato via a soli 64 anni, ma che nel 1987 estrasse dal cilindro la geniale campagna dell’Amaro Ramazzotti, in special modo l’eterno claim ‘Questa Milano da bere’, divenuto negli anni un paradigma. Dedichiamo alla memoria di Marco Mignani, e alla creatività made in Milano, questa guida tutta Indiscreta al bere miscelato, al bar tending, ai cocktail bar. Cocktail bar di Milano, ca va sans dire… Siamo o non siamo l’ombelico del mondo, al netto o al lordo dei numeri ballerini di Expo e della margherita di Giuseppe Sala, che i bene informati ci dicono pronto a sfogliare accettando la candidatura a sindaco per il centrosinistra nel 2016. Nel frattempo, godiamoci questo calembour nostalgico-berlusconiano (pre Travaglio) griffato History Channel (straordinario il ‘se fossi nato in Arabia, sarei uno sceicco. Se fossi nato a Treviso mi chiamerei Berluscon’. Un tempo, il Cavaliere faceva ancora sognare..)
Il criterio discriminante di questa mini guida etilica, la cesura, il discrimine, è il loro essere (o meno, per quelli esclusi) Indiscreti: ossia, deputati e adeguati al cazzeggio colto. Insomma, abbiamo cercato di selezionare locali che oltre alla bravura dei mixologist- ormai si chiamano così, il buon vecchio barman è morto e sepolto – sanno accendere le nostre fantasie. Alcuni, essendo nel pieno del mese di agosto, potrebbero essere chiusi. Ma siccome sappiamo che questo vademecum etilico lo salverete sui desktop di pc, tablet o cellulari, avrete certamente l’occasione – prima o poi – di provarli tutti. Il bere miscelato, i cocktail, sono la nuova colonna d’Ercole del cazzeggio. La colonna sonora d’accostare alla lettura di questo pezzo è l’intervista – contenuta nel file di cui sopra – al grande Cesarone Cadeo, che ha coniato la frase perfetta per tutti i nostalgici come noi, sedotti e abbandonati dall’Ottantismo, ossia la nostalgia per gli Ottanta e in generale per quella indimenticata verve. Il nostro immortale mantra: ‘Non puoi mai chiedere a una donna perché non ti ama’. L’unica alternativa di nostalgismo cine-musicale concessa, ovviamente, è la visione del primo Yuppies dei Vanzina associato all’omonimo pezzo di Luca Barbarossa. In alto i calici, adesso.
NOTTINGHAM FOREST (VIALE PIAVE 1, MILANO) – Apre alle 18.30, chiude alle 2, non accetta prenotazioni né comitive. Lungo e stretto, concede a poche decine di persone, ogni sera, di abbeverarsi alla fonte di Dario Comini, nome di culto per gli appassionati, precursore di molte delle tendenze (alcoliche) in auge oggi. Noi siamo rimasti affascinati, tra le centinaia di preparazioni offerte (in una carta menù non eccelsa, quanto a chiarezza e facilità di lettura), da un Gin Tonic preparato col Gin dei monaci di Vallombrosa, giacché il Gin Tonic è un signature dish per gli etilisti da bancone come noi, e da una semplice Caipirinha al tè verde, straordinaria nella sua linearità alcolica. Non abbiamo mai provato i famosi cocktail sferificati o che attingono dalla ‘barchef &molecular mixology’. Il Nottingham, piaccia o meno, è una tappa fondamentale per introdursi alla scienza dei miscelati. Anche se, come diceva Rino Tommasi dei campioni di tennis, se hai già raggiunto tanti successi è più facile farsi battere da giocatori affamati e non ancora vincenti come te.
TERRAZZA 12 (BRIAN & BARRY BUILDING, VIA DURINI 28, MILANO – Il Direttore ci ha imposto di recensire ALMENO un locale che rimandi al nostalgic mondo della San Babila anni Ottanta e dal paninarismo. Eccolo accontentato con questo locale che piace molto a chi piace, strategicamente collocato in via Durini (a fianco di ‘Santa’). Il primo compleanno del department store Brian&Barry Building è stato festeggiato con l’apertura della Terrazza 12, lounge bar situato al decimo piano del palazzo, circondato da atmosfere anni ’50 e pareti di vetro. Il locale, nella sua completezza, nasce dall’idea di Fabio Acampora e Sebastian Bernardez, e oltre alla vista mozzafiato sulla Madonnina il pezzo forte sono i 12 cocktail, sia classici che inediti, creati da Maurizio Marsè e soprattutto da Ekaterina Logvinova, professionisti della mixology. Ekaterina ci aveva già stregato, nel 2014, tra le mura dell’Ego, nel cuore dei Navigli, dove torneremo dopo. Adesso ‘officia’ qui. Nella carta degli spirits spiccano ottimi Gin, tequila Don Julio e blended whisky. La Logvinova mette nei bicchieri tutto il freddo rigore della terra natia, associato a una forte personalità.
MAG CAFE’ (RIPA DI PORTA TICINESE 43, MILANO) – La dimostrazione che i grandi cocktail bar sono, specie oggi, frutto dell’intuizione di imprenditori avanzatissimi, e non d’improvvisati perdigiorno usi a passare la notte tra i fumi dell’alcool. Il Mag Cafè è un locale che consacra l’idea stessa di ‘tendenza’; lo staff capitanato dalla premiata ditta Flavio Angiolillo e Marco Russo (che troverete anche allo Speakeasy 1930 se diventerete clienti del Mag) è di alto livello. Al Mag i camerieri ti accolgono con gentilezza e sanno consigliarti i migliori drink della casa, la lista dei cocktail è nascosta nei libri regalati dai clienti e appoggiati sui tavoli, l’atmosfera da caffè di una volta che più calda non si può, la musica blues e jazz avvolge parole e pensieri, le bottiglie di alcolici decorano la parete. Midnight in Paris e Maio sono cocktail molto interessanti, cui s’aggiungono ovviamente tutti i classici (che qui vanno pochino, la curiosità porta verso lidi inesplorati del bere) ma soprattutto nuove preparazioni, frutto del talento di molti barman davvero creativi. Il Mag è molto esclusivo e il costante ‘sold out’ lo dimostra. Andate a scoprire, infine, quale geniale invenzione s’è aggiunta proprio a fianco della porta d’accesso del locale…
REBELOT DEL PONT (RIPA DI PORTA TICINESE 55, MILANO) – Il Rebelot non nasce come cocktail bar, ma come estensione gastro-bistrot frutto del successo del Pont De Ferr di Maida Mercuri e del tenebroso chef sudamericano Matias Perdomo, che ottenuta la stella Michelin ha lasciato le cucine di questo locale-istituzione, per Milano e i Navigli. Il Rebelot è nato pochi anni fa come tapas bar, ma la sezione cocktail è solidissima grazie alla collaborazione con Oscar Quagliarini, classe 1978, uno dei migliori baristi europei, inserito nella lista dei Top World Bartender. Formatosi a Milano, ha lavorato ovunque: in Spagna, Francia, Africa, Messico, Singapore. È lui ad aver creato la carta drink del Rebelot, bar e bodega gastronomica aperta sul Naviglio Grande. Quagliarini predica la semplicità, pochi ingredienti e meno decorazioni. “Preferisco concentrarmi sugli effetti sensoriali, legati all’olfatto e al gusto. A tal fine uso anche profumi di mia creazione, realizzati con spezie ed erbe macerate in alcol e acqua», ha detto. Tra i cavalli di battaglia di Oscar ci sono lo Speakeasy, a base di Ardbeg Malt Scotch, un whisky turbato, zucchero, Galliano, angostura e Xocolatl Mole Bitters, entrato nella lista dei migliori 101 cocktail del mondo. Ma anche il Mary per sempre, con gin, rosmarino, bitter, acqua di capperi, olive e succo di pomodoro, servito in una bottiglietta, fresca di frigo, dopo una macerazione di 24 ore. E ancora: Le vie en rose, con gin succo di pompelmo, Saint Germanin, acqua tonica servito con una spruzzatina del mio profumo Rose du desert. Dietro il bancone del Rebelot, attualmente, ci sono due giovanissimi dal futuro radioso: Nico e Alessia. Provare per credere.
GINO 12 (ALL’INTERNO DELL’OFFICINA 12, VIA ALZAIA NAVIGLIO GRANDE 12, MILANO) – Da pochi mesi, Officina12 – locale anch’esso cool da tempo – ha deciso di ospitare all’interno delle propria mura ottocentesche Gino 12, il primo Gin Bar di Milano. Oltre cinquanta referenze provenienti da tutto il mondo, abbinabili a cinque toniche, a discrezione del cliente. Inoltre, Gin cocktail e Martini, studiati per voi da Gino, figura emblematica di una Milano che vive di emozioni. “Se non amate il gin faremo di tutto per convincerVi. Se non ci dovessimo riuscire, il nostro Bartender è a disposizione per accontentare ogni vostro capriccio etilico”, recita uno slogan del locale. Gino 12 apre dal martedì alla domenica, dalle ore 19.00 alle 1.00. Il valore aggiunto di questo ‘concept bar’, interamente dedicato ad una travolgente passione etilica di chi scrive, il Gin Tonic appunto, è Silvio Faraone, un barman di preparazione superba che saprà guidarvi tra i prodotti basici (Bombay, Tanqueray oppure Hendrick’s) e i Gin ormai di culto, come Monkey 47, Brockman’s e decine di altri poco conosciuti. Fino alle 23.30 cucina aperta per ottime proposte di stuzzicheria, tartare di fassona ma non solo. Una garanzia, una certezza. Un plus per l’arredamento e il mattone a vista.
RITA (VIA FUMAGALLI 1, MILANO) – “Sono cresciuta in una casa piena di libri, nella quale la cultura e lo studio sono sempre stati considerati il principale dei nostri obiettivi. Da piccola volevo fare la scrittrice. A otto anni scrivevo “racconti” per la delizia delle mie maestre. Poi liceo classico, pianoforte, francese e inglese dopo la scuola e d’estate, una laurea in lettere moderne. Con queste premesse non potevo che diventare un bartender. Mentre studiavo cominciai a lavorare in un piccolo locale in Brianza. Una sera pensai che se avessi potuto fare quello tutta la vita sarei stata una persona felice. Dopo la laurea aprii immediatamente un cocktail bar, cominciai a studiare la miscelazione con lo stesso impegno con cui avevo studiato filologia italiana. Dopo un anno avevo letto tutti i principali libri di settore. Qualche competizione vinta (Giulietta e Lolita i nomi dei miei drink fortunati), tanti viaggi, tante fiere e ancora tanto studio. Dopo 3 anni lasciai il mio bar per trasferirmi sul naviglio grande, al Rita. E adesso, nel mio monolocale pieno di libri, non posso che considerarmi fortunata, e felice. Ciò che dell’arte avevo amato dal principio era la capacità di veicolare un’amozione, un sentimento. Il benessere e la meraviglia che mi avevano regalato certi libri o alcuni dipinti io volevo che fossero accessibili e comprensibili a tutti. Oggi nel modo più inaspettato di tutti penso di essere riuscita nel mio intento. L’arte è in ogni cocktail, nella sua storia e nella storia di ogni locale. Quello che fanno i bar, dopo tutto, è regalare un angolo di felicità nelle nostre giornate incerte. Un cocktail al Rita costa nove euro. Più o meno come un libro. Salute!”. La prima volta che incontrammo sulla nostra strada di Damasco da etilisti Chiara Beretta, bar woman del Rita e autrice delle righe che avete appena lette, dopo 4 minuti di conversazione le chiedemmo ‘ma tu hai fatto il Classico e poi Lettere?’ Il percorso di studi con cui questa bravissima under 30 è arrivata all’arte del mixology è infatti alquanto curioso, eppure complementare alla vena creativa dei soci titolari del Rita, un’altra perla nascosta in una via che si affaccia sul Naviglio Grande. La carta del Rita è composta da 18 cocktail di conio esclusivo, tra cui il Priscilla (tequila, Cynar e Bitter Campari) e il Fifty Cents (vodka, succo di mela, cetriolo e Fever Tree tonica). Al Rita bisogna venire con un romanzo di Papa Hemingway sottobraccio, arrivare al quarto Gin Tonic e quindi- solo allora- di parlare di letteratura con Chiara. Apogeo.
BAR CASTELLO (PIAZZA CASTELLO, ABBIATEGRASSO) – Almeno due indirizzi fuori Milano, considerando che molti Indiscreti vivono in (e di) provincia. Il bar Castello, aperto nel 1999, è un piccolo (d’inverno, d’estate un bellissimo spazio all’aperto) locale adiacente uno dei gioielli più luminosi del periodo visconteo-sforzesco, inserito nel centro storico di una delle città più bella della provincia, non a caso la prima nel Milanese a essere inserita anni fa nel circuito CittaSlow (assieme a Positano, Greve in Chianti, San Daniele del Friuli, Orvieto). Da alcuni anni Pier Strazzeri, il titolare appena over 40, sta crescendo una scuola di giovani barman molto capaci, è in un rapporto di scambievole collaborazione con i più importanti cocktail bar di Milano (tra cui Mag e Rita) e sta crescendo, tantissimo, sul piano della materia prima. Pier ed un suo giovane allievo, Gianluca Trezzi, preparano cocktail straordinari. Che costano meno di quelli venduti a Milano, naturalmente…
ROOM’S FINEST DRINKS (VIA QUATTRO GIUGNO, MAGENTA) – Siamo decisamente partigiani o di parte, in questo caso, perché si tratta del cocktail bar che frequentiamo di più (è vicino a casa di chi scrive e della sua batteria di Senatori del Bancone). Il Room è la creatura, da ottobre 2013, di un giovane architetto con la passione del mixology, Giovanni Filippini, e di Giulia Galeotti, che nel cuore del Parco Ticino hanno estratto dal cilindro un locale molto piccolo (ci si sta in pochi, meglio così), elegantemente e volutamente retrò, tra vecchi telefoni della Sip e legno ricercato, dove i cocktail hanno nomi letterari – Hemingway, Evola, Mishima, Velazquez, D’Annunzio – e dove Giulia ha ideato il Magenta Iced Tea, combinazione di gin ed EstaThe (ed altro) assieme a molte rivisitazioni originali di cocktail classici. Giulia Galeotti si descrive così: leggete, e capirete perché ci andiamo spesso: “Vorrei poter mentire. Raccontarvi d’una grande passione, d’una vocazione, d’un richiamo che non ho potuto ignorare. Sono sincera e non lo farò . Ebbene, furono sostanzialmente due i motivi che mi spinsero ad intraprendere il mestiere del barman: l’avversione verso i drammatici risvegli mattutini ed il pretesto per sfuggire alle convenienze e alle ipocrisie del mondo piccolo borghese in cui sono nata e cresciuta. Come cominciai è presto detto: Dovete sapere che il mondo del bar è assimilabile ad una grande madre; a volte sfavillante e degenere, altre volte calorosa e protettiva di cui noi barman siamo i figli illegittimi. E proprio come una madre amorevole ci accetta, indipendentemente dalla nostra identità. Esiste un bar adatto ad ogni temperamento, carattere e stato sociale. Nei bar esiste un posto per ognuno, specie per le ragazze piacenti. Così cominciai, nel più stupido dei modi. Certamente nessuno può fare per anni un mestiere tanto sacrificante e logorante senza amarlo e naturalmente io lo amo. Imparai presto a percepire la poesia che traspare dall’inclinazione della voce di chi ti chiede un drink, un caffè , un bicchiere di vino o una parola. Perchè in quella inclinazione di voce c’è molto più d’un semplice ordine, c’è l’anima. Solo un vero barman sa coglierne ed interpretarne le sfumature sommesse. È poesia che si consuma in fretta, il tempo di un drink, un caffè, un bicchiere di vino, una parola, per poi ricadere nell’oblio. Solo chi è del mestiere può capire che quei 10 cm di pedana sono una posizione d’enorme privilegio per chi ha curiosità di conoscere il mondo pur senza aver la volontà di compromettersi. Negli anni imparai altre realtà e con loro imparai anche qualcosa di me. Presi parte a quelle serate a volte allegre e dissolute, altre volte serie e pacate, talvolta leggere, talvolta disperate. Fui l’ombra di ognuno, quella cosa che c’è, ci dev’essere ma a cui nessuno in fondo bada. Di quel carosello di voci, risate, brindisi, piccoli e grandi drammi io fui sempre lo spettatore silenzioso. E forse è questo il vero motivo per cui sto ancora dietro un banco. Per regalare un sorriso, una piccola emozione, un piccolo piacere, una coccola, un’attenzione ed avere in cambio solo un po’ d’esperienza: la vostra esperienza. Sono una regina e questo bancone è il mio regno, che mi permette di essere sempre al centro della vita pur tuttavia rimanendone ai margini. Soddisfando così la duplicità del mio carattere che mi vuole sociale ed asociale al contempo”.