Lo dicevamo con i Flowers

15 Febbraio 2007 di Stefano Micolitti

Archiviato il 1978, inizia l’ultima stagione del decennio che ci è rimasto nel cuore. A Varese troviamo BRUCE SEALS, ala con pizzetto ed andatura plastica: buon tiratore e difensore ma niente di speciale. Con lui l’Emerson scende al 4° posto, peggior piazzamento del decennio. 4° anche Bruce, tra gli stranieri, nella classifica marcatori vinta, manco a dirlo, dall’inossidabile Morse che tirò col 63.8% dal campo (ah, i bei tempi in cui i giocatori facevano canestro..). Per Seals, prima di Varese 2 anni discreti a Seattle, come carriera ha fatto meglio meglio di lui la consorte, diventata presidente dell’Associazione delle mogli dei giocatori NBA. Roma sceglie WILSON WASHINGTON, power forward mancino magro e longilineo, dal gioco perimetrale. Discretamente atletico ma troppo soffice, degno di essere menzionato esclusivamente in quanto ex 76ers. Cantù chiude gli anni 70 con un buonissimo secondo posto nella stagione 1979-80, ottenuto soprattutto grazie ad uno straordinario Beppe Gergati (consentitemi questa citazione rivolta ad un altro dei miei idoli di gioventù), e un po’ di merito possiamo anche assegnarlo ai due nuovi USA, BRUCE FLOWERS e WAYNE SMITH. Il primo, centro da Notre Dame, guerriero indomabile, molto simile a Kenney ma assai più tecnico, tipico tweener: troppo basso per essere centro ad alto livello e non sufficientemente mobile e rapido per giocare ala, ma qui in Italia faceva la differenza, eccome. Buonissima mano dai 4 metri con un jumper che partiva da davanti alla faccia, sempre in movimento con i lunghi capelli biondi che si agitavano qua e là, sopperiva alle carenze fisiche con tantissima grinta e determinazione. Di Smith invece non ho un ricordo molto nitido: sforzandomi viene a galla un black, gran difensore, straordinario rimbalzista in attacco e con la mano quadratissima ma in grado di raccogliere un bel po’ di spazzatura e di portarla a casa. Ala piccola, uomo squadra molto solido, poco spettacolare anche se qualche dunk devastante me la ricordo, Wayne rimase solo una stagione a Cantù, mentre Flowers rimase tre anni in Brianza lasciando un ottimo ricordo: protagonista nella conquista dello scudetto 1981 e della Coppa Campioni 1982. Dopo un tentativo NBA andato malino, a Cleveland, a metà anni Ottanta lo avremmo ritrovato prima a Roma e poi a Desio. Ma ‘quel’ Flowers, in ‘quella’ Cantù, era stato un’altra cosa.

Stefano Micolitti
smicoli@tin.it

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