Le streghe di Bamberg

4 Novembre 2016 di Oscar Eleni

Oscar Eleni nascosto fra i tifosi freak dell’Alta Franconia, con una pietra al collo per buttarsi fra le acque del fiume Regnitz mentre loro, dopo la vittoria del Bamberg ai supplementari sull’Emporio Armani del narcisismo esasperato, se ne andranno in una di quelle birrerie famose della città medioevale. Vince, in tutti i sensi, il Custer Trinchieri: più maturo, non proprio tedesco ma abbastanza teutonico. Perde in molti sensi Gelsomino Repesa che alle porte dell’inverno si trova, più o meno come Allegri con la Juventus superfavorita e dominante nel campionato italiano, ma messo in difficoltà da giocatori che giovedì notte non avrebbero dovuto tornare subito in Italia, pensando alla trasferta di Torino, ma che avrebbero meritato di restare chiusi per almeno due notti in quello che un tempo a Bamberg chiamavano il carcere delle streghe. Era il 1600, adesso questi giocatori monoazienda se ne strafottono.

Era il pericolo che correva Milano quando ha costruito una squadra secondo sani principi, convinta che il bene comune, la vittoria, avrebbe fatto ragionare chi considera lo sport di squadra utile soltanto quando si va a discutere l’ingaggio. Per il resto un borbottio continuo, la gelosia per nascondere la superficialità: siamo così tanti, così bravi che possiamo anche prenderne 90 di media in Europa, poi qualcuno di noi risolverà. E sì. Lo abbiamo pensato vedendo Sanders, guardando Gentile, pensando ai miracoli finali di Hickman, al McLean bravissimo, ma sempre con la miccia corta. Non c’è Macvan. Pazienza. Ci pensiamo noi.

In Europa non è così anche se molte squadre scoprono che i ritmi NBA dell’Eurolega costano tanto, fisicamente e mentalmente. Il Fenerbahce che sembrava fortissimo è caduto in casa contro il Kazan che non aveva mai vinto e ha cavalcato la notte magica di Langford che a Milano faceva ombra a chi pretendeva di essere il padrone di tutto. Guai a disubbidire. Foglio di via. Real Madrid e un Barcellona pieno d’infortuni tengono il passo dell’inverno anche se non giocano bene e lo si è visto a Milano quando Laso ha vinto una partita che doveva perdere. Il CSKA è andato al Pireo per dare una lezione all’Olympiacos che aveva già ridimensionato Milano quando ancora si pensava che certe lezioni, sconfitte, facessero fare un passo indietro all’egoismo, lasciando spazio al lavoro di gruppo, alla squadra. Tutto il contrario e non diteci che poi in campionato sembravano leoni anche gli agnelli.

In Germania si è visto, invece, che nell’Emporio Armani nemmeno il pericolo tiene lontano i bacilli: nessuno ha voluto fare la vaccinazione, si sono ammalati e adesso per venirne fuori ci sarebbe bisogno di un tormentato faccia a faccia. Chi si lamenta perché ha pochi palloni, chi protesta perché gioca poco. Chi non ha capito lo dica subito. La faccia di Repesa in quel minuto di sospensione muto nell’arena del Bamberg, dove in 6000 sostenevano la causa di quelli che con santa ironia Trinchieri chiama gli imbucati nell’Eurolega, guardando in faccia chi girava la testa dall’altra parte, non farà ringalluzzire gli avversari italiani perché hanno tutti squadre nettamente inferiori, ma adesso hanno diritto di sperare come ha detto Aradori parlando del suo momento magico a Reggio Emilia. Non doveva accadere, ma se accade, come dicono quelli partiti per sfidare la grande Milano, allora anche i grilli parlanti che raccontano il basket di oggi cambieranno il loro spartito, quel noioso bla bla dove fanno apparire perle anche ciofeche da campetto.

Soltanto qualcuno ha osato dire che davanti non c’era uno squadrone, ma soltanto il Bamberg aggrappato persino ad uno come Heckmann. Vero che Trinchieri aveva rischiato di battere Obradovic ad Istanbul (66-67), il Pana in ricostruzione sotto la guida dell’ex allenatore di Barcellona (83-84) e lo stesso Barca dalla panchina esaurita (74-78), ma se puoi prenderti 17 punti di vantaggio non si spiega come sia arrivata questa sconfitta. Abbattere le case matte, sistemare le cose in casa, duramente e forse si rivedrà il profilo del castello di Armani dopo aver sequestrato le armi di chi spara da casa tua e casa sua. Così la situazione è da allarme rosso. Le pagelle nella notte inchinandosi a Trinchieri, Zizis, Melli e al Miller kentuckiano, campione NCAA che gioca bene davvero.

EA ARMANI

MCLEAN 6.5, ma la sua scarsa resistenza preoccupa.

GENTILE 6.5: ha segnato tanto, ha fatto molte cose buone, ma quei liberi sbagliati, certe amnesie difensive sono costate.

HICKMAN 6.5. Miracoli, genialità, il colpaccio per pareggiare dopo 40’, certo se lo spremono così a primavera sarà uno straccio.

KALNIETIS 4.5: l’ombra del giocatore che ci castigava con la Lituania.

RADULJICA 4.5: 5 punti, 1 rimbalzo. Serve altro per dire che c’è un problema al centro in casa Armani?

DRAGIC 5.5: Nel marasma per capire le gerarchie si sta perdendo.

PASCOLO 5.5: Ha dato quello che ha in tasca adesso a livello europeo. Chi lo ha escluso dalla Nazionale non rida, lui è uno vero, sta imparando.

SANDERS 7: Una furia e non doveva neppure giocare, ma se splende lui gli altri pianetini diventano disabitati.

ABASS 5: L’Eurolega non è Caserta. Pesato e misurato, per ora è un alunno che deve lavorare ancora tanto.

SIMON 5: Il professore è nella fase in cui va in cattedra a leggere il giornale, ma è l’unico che ha scuse valide per prendere un po’ di respiro dopo l’estate caldissima e il bell’inizio di stagione. Si fa da parte per lasciare splendere altri, ma poi…

REPESA 5.5: Pur cercando di capirlo, pur solidarizzando con il progetto per costruire una squadra che sia tale nei momenti della verità, deve anche cercare di raccogliere fingendo di non vedere. I suoi cavalli amano correre da soli, in troppi vogliono la vetrina, la prima pagina. O risolve o si troverà nei guai.

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