Le stelle e il Poeta

11 Gennaio 2016 di Oscar Eleni

Oscar Eleni senza rimorsi per aver lasciata sola la badante nella sagra di Trento, sfinito dalle proteste per la nuova linea del metrò milanese che sfascia il parco Solari e ruba la terra allo Sceriffo, solidale con quelli che hanno protestato in mutande nel mezzanino. Sulle nuvole ci siamo fatto portare lontano dal lecca lecca televisivo. Meglio la via Tucuman di Buenos Aires dove era nato Jorge Luis Borges, poeta che nei suoi versi, come ha detto il professor Magris, ci dà l’incanto dell’attimo in cui le cose sembrano che stiano per dirci il loro segreto. Al nemico di Peron, all’amico della bella umanità, di Dante, Ariosto, della Venezia ora tormentata dall’acqua alta provocata dal sindaco Brugnaro quando ha invaso il sacro spogliatoio di micione Charlie Recalcati, rendiamo grazie per aver sintetizzato bene un pensiero che ci tormenta da tempo, facendo rizzare i peli delle braccia al presidente di Lega Marino che nella fiesta trentina ci ha raccontato delle meraviglie del “suo” basket alla ricerca di un target diverso. Come? Cosa? Va bene. Dunque Borges e la presunta partita delle stelle che tali non sembrano quando l’Europa ci sculaccia, ci mette in castigo, ultima uscita 5 sconfitte su 7 squadre e due, Trento-Reggio Emilia, giocavano contro. Per il poeta era un tormento vivere in un epoca così ingenua dove, per esempio, diceva lui, la gente compra prodotti la cui eccellenza è vantata dalle stesse persone che li vendono.

Certo che hanno fatto bene a sfruttare il compleanno di Peterson, con la complicità del vecchio rivale ed amico Bianchini, ma tutto il resto deve aver dato fastidio anche al Nano ghiacciato e al Vate, anche se alla fine se ne sono andati con due magnum di Cavit. Ci hanno parlato di entusiastica accoglienza. A Trento è così da un po’ di tempo. Loro per primi, però, non si fanno incantare da tatuaggi, orecchini, collane, ora venerate anche da italiani che all’inno nazionale masticano gomma americana. Se uno è capocannoniere, ma poi fa diventare gli altri dipendenti, allora meglio lasciarlo andare. È accaduto con Mitchell, vedremo adesso come lo utilizzerà Calvani che certo ha avuto un rinforzo notevole, ma in direzione del gioco che faceva Sacchetti, non certo il suo alla ricerca di una difesa mai cercata con passione dal predecessore nella Sassari che attraverso Geppi Cucciari gli ha fatto sapere che resterà per sempre nel cuore della gente. Ci mancherebbe altro.

A proposito della difesa. Una sola cosa ci è piaciuta della partita di Trento: quel minuto sospensivo di quasi silenzio (cosa dici ai bagnanti sulla spiaggia mentre fingono di giocare a pallone?), in cui si è sentita una frase memorabile: ”Il basket senza la difesa è una merdata”. Menetti, Peterson? Chiunque l’abbia detta lode a lui. Andate alla fiera, al tiro a segno se volete godervi quello che neppure gli ultimi Harlem avevano il coraggio di proporre con la leggerezza del non essere dei selezionati di Trento.

Diciamo che in questa settimana di quasi vacanza, meno che per quelli di Torino messi nei guai, e che guai, dalle botte prese fuori da una discoteca dal Dyson che aveva rimesso in corsa il sogno di Forni e dato un senso alla speranza di Vitucci, insomma nella sosta premio, ci siamo resi conto che il “nuovo target” cercato da chi non sa davvero cosa fosse quello che soltanto la non conoscenza fa considerare vecchio, stuzzica il piccolo esercito dei camerieri, senza sapere che anche per dire la cena è servita serve qualcosa di più della bella presenza come ha spiegato il maestro Muti. Insomma, a molti anni di distanza, ci dobbiamo ancora una volta inchinare a Indro Montanelli, che ci prese al Giornale e ci volle alla Voce, quando cercava di calmare i bollori e il furore davanti a tanto servilismo nel mondo dirigenziale sportivo, il servo encomio che rendeva tutto così comico, banale, fotografia del peggio che sarebbe arrivato dopo. “La servitù – diceva Cilindro da Fucecchio – in molti casi non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi”.

Verissimo. Allora è giusto essere considerati scontrosi da quelli che accettano tutto, anche la benedizioni di chi ricatta, spaventa, finge. Insomma siamo nel mare dell’ipocrisia dove il controcanto illude i nuovi assunti a servizio di essere contro. Ma certo che è facile sparare contro chi sembra inerme, niente copertura, tanto il pallino è in mano loro e gli stessi che nelle notti afose ti dicevano male di Tizio e Caio poi si inginocchiano e li benedicono per aver avuto una particina nella commedia. Lo faceva persino Leonardo da Vinci col Moro.

Tornando a Trento, al calcio in faccia di Lockett su quel buontempone di Poeta che è davvero uomo spogliatoio, uno che rende allegri tutti, partner per una goffa schiacciata in borghese abortita sul lettino del medico che poi ha applicato i punti, siamo felici di aver salutato molto prima gli 80 anni di Peterson in questa caccia allo “scoop” da compleanno che già ci faceva infuriare quando eravamo in uno sport senza target, ma con molte targhe vinte e da presentare al palazzo acca: scriverne anticipando la data dell’anniversario. Va bene. Per il 6 marzo, 80 anni dell’Olimpia, prepariamoci ad un febbraio di ricordi. A metà del guado ci sarà la coppa Italia e tutti i nodi verranno al pettine, anche se alla fiesta del Forum, posteggio 10 euro, ricordatelo voi che, magari, avrete biglietti scontati a 5 euro, non ci sarà Cantù che con Fesenko e Ukic sta mettendo in piedi una piccola armata della Brianza russificata da temere e guai ai primi se l’ottava sarà la squadra di Gerasimenko.

Dicevamo del Nano ghiacciato Peterson che sarà celebrato nella sala Buzzati dall’unica organizzazione editoriale dove lo tengono davvero in considerazione. Le televisioni lo prendono soltanto se è Milano a garantire. Peggio per loro. Dunque Peterson. Ha fatto la nuova storia del basket italiano. Ha fato cose eccezionali. Lui è un tipo eccezionale. Avido di tutto. Sarà per questo che celebrandolo ci siamo tenuti a distanza per non fare la fine di quella “ragassola” che dopo la consumazione è stata invitata ad andarsene. Una telefonata per il taxi? Meglio se prendi questo gettone, non è saggio far sapere da dove sei uscita. Ciao. Arrivederci. Un difetto che è diventato anche stile. Peccato per quelli che avendolo aiutato tanto pensavano di avere anche riconoscenza al momento dei bilanci. Eh no.

Dicevamo del gioco che finalmente riprende avendo anche bisogno degli arbitri che a Trento non sono serviti neppure per una palla a due decente. Pensavamo che Reggio Emilia avesse fatto un buon colpo col polacco. In coppa non si è proprio visto. Vi abbiamo detto di Sassari che ha messo dentro un pezzo da novanta. Certo resta sempre la squadra sbagliata. Saranno queste nuove mosse a far agitare il pontone dove Repesa allena le sue braccia se davvero, come ha detto il Di Schiavi sulla Gazza, ci fossero possibilità di togliere a Bargnani l’immunità NBA, il compenso supertassato americano, per offrirgli la ventura nel Forum di Assago allo stipendio del capitano Gentile, degli stranieri che hanno completato la squadra da 10 milioni di euro come budget stipendi. Con Bargnani, ammesso che stia bene, che giochi davvero, Milano si allontanerebbe ancora di più dalla concorrenza. Ma lo è sempre stata da quando non c’è più Siena, eppure…..

Ecco come rimettersi occhiali rinforzati per leggere il corpo cinque sul sito di una Lega che ha santi nel paradiso televisivo, attenti sono gli stessi che pagano miserie e, alla prima occasione, magari ti lasciano dicendo che non fai “ascolto”, ma sembra perderne altrove e al momento il conto pare in perdita. Già. Ma è chiaro che conviene non avere seccatori al seguito. Meglio presentare le cose come vorremmo sempre che fossero presentate. In salsa rosa.

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