L’autografo di Charlie

21 Dicembre 2006 di Stefano Micolitti

Ehmm…un attimo di attenzione, perché a Brescia sta entrando in campo un giocatore che farà la storia del basket negli anni Settanta, sponda Varese. L’uomo è fatto di gomma ed il suo incedere è curioso, la testa si muove avanti e indietro ritmicamente accompagnando il rimbalzare del pallone…il suo nome è CHARLIE YELVERTON. Ed io me ne innamorai perdutamente. Charlie Sax, così chiamato perché nel tempo libero suonava il sassofono, era una guardia straordinaria, spettacolare ed essenziale nello stesso tempo. Avrebbe dovuto avere una lunga carriera NBA, peggio per loro e meglio per noi. Grandissimo difensore e uomo squadra, avrebbe potuto segnarne 40 tutte le sere, e lo ha dimostrato più volte, ma non era nel suo DNA. Poteva dominare una partita senza segnare un punto e, ragazzi, era di una spettacolarità incredibile. Ho stampate nella memoria decine di movimenti incredibili di Charlie. Palla in mezzo alle gambe con testa in perenne movimento, e via di scatto verso l’area dove sfidava i lunghi, saltava fino in cielo, galleggiava in aria, faceva sparire la palla dietro la testa, poi la faceva riapparire all’improvviso e tirava un attimo prima di ritoccare terra col difensore già da tempo ritornato sul parque. Nonostante potesse arrivare con la testa al ferro, non schiacciava mai ed in questo, e in molto altro, ricordava Walt Frazier. Difensore pazzesco, ti si incollava e per te era finita. Come Lienhard, finita la carriera, è rimasto in Italia, l’ho visto l’ultima volta in centro a Milano qualche anno fa. Erano venuti Mashburn, Grant Hill ed Hersey Hawkins per fare due tiri da testimonial Reebok in piazzetta Liberty, e quando arrivai vidi Charlie che in disparte seguiva l’evento, non se lo filava nessuno. Facemmo quattro chiacchiere, fu gentilissimo e genuinamente contento di essere stato riconosciuto: mi feci fare un autografo con dedica che tengo sempre nel portafoglio. Salutato Charlie me ne andai, dei ragazzotti NBA non me ne fregava più nulla. Conservo gelosamente l’unica figurina esistente di Yelverton in maglia NBA, la Topps 1972-73, trovata qualche anno fa ad una fiera a Cleveland. Non vale nulla, ma per me è ha la stessa importanza della rookie card di Doctor J. La foto vede un giovanissimo Charlie sorridente in maglia Trail Blazers e sul retro sono ricordati i suoi highlights NCAA ed il suo amore per la musica. Unica stagione di Yelverton nella NBA il 1971-72 con 7,9 punti a partita…poi cacciato a fine stagione perché non si alzò in piedi all’inno nazionale, voleva protestare contro la guerra in Vietnam. Indimenticabile Charlie, cosa avrei dato per vedere, a fine anni 70, lui e Chuck insieme a Milano, e la possibilità concreta c’era. Ma in via Caltanisetta avevano altre idee.

Stefano Micolitti
smicoli@tin.it

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