Laureati in Italia

15 Luglio 2020 di Stefano Olivari

L’Italia ha troppi laureati? La risposta a questa domanda-considerazione da bar è sicuramente no, se guardiamo i numeri generali senza entrare nel merito delle singole lauree. Nel nostro paese le persone fra i 25 e i 64 anni con un’istruzione terziaria, quindi laurea o simil-laurea, sono il 19% contro una media OCSE del 36%. Dell’OCSE, mentre stiamo scrivendo queste righe, fanno parte i 36 paesi più sviluppati del mondo dal punto di vista economico, con l’eccezione della Cina.

Proprio dall’OCSE arriva il report Education at a glance 2019 (questo il link al testo completo), da cui con il provincialismo che ci è congeniale estrapoliamo i dati riguardanti l’Italia. Dove la situazione nella classe 25-34 è migliore rispetto al dato generale, avendo questa classe di ‘giovani’ il 28% di laureati. Peccato che il tasso di occupazione generale, quello per i laureati 25-64, sia dell’81% e quello dei 25-34 il 67%.

Il problema, sottolineato dall’OCSE, è che la quota di laureati italiani, sul totale laureati, in discipline STEM è molto bassa. Ma cosa vuole dire STEM? STEM sta per Science, Technology, Engineering, Mathematics, insomma le discipline scientifiche in senso stretto. Oggi abbiamo letto sul Corriere della Sera i dati del MIUR, secondo cui la popolazione universitaria italiana è solo per il 27% in corsi di laurea in discipline STEM, un dato che nel corso dell’ultimo decennio è cambiato di poco.

È interessante notare, confrontando le varie tabelle (abbiamo messo il link apposta), che i tassi di occupazione dei laureati ‘scientifici’ italiani sono altissimi e comunque vicini alla media OCSE. In altre parole, la scuola e l’università italiana dal punto di vista formativo non sono da buttare. Diciamo scuola in generale, non solo università, perché i tassi di occupazione di chi ha frequentato un istituto tecnico (semplifichiamo, poi bisogna districarsi fra i vari acronimi e sistemi scolastici diversi) sono simili a quelli di chi ha una laurea in ingegneria o in matematica.

Vi risparmiamo nostre ulteriori considerazioni, perché gli spunti di questo report sono comunque tantissimi, chiudendo con il discorso soldi. In Italia i laureati guadagnano il 39% in più rispetto alle persone con un livello d’istruzione secondario superiore, rispetto al 57% in più, in media, dell’OCSE. Come a dire, forziamo un po’ il concetto, che le distanze sociali da noi sono nella media più ridotte, al di là del fatto che di un ceto sociale si faccia parte non soltanto per il reddito. In estrema sintesi: chi vede l’università come un mezzo per trovare lavoro non può iscriversi a scienze della comunicazione e poi lamentarsi.

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