La notte di Chalana

11 Agosto 2022 di Stefano Olivari

Tutto il Portogallo piange Fernando Chalana, campione amatissimo ed infortunatissimo, morto a 63 anni da icona del Benfica e ricordato fuori dal Portogallo soprattutto per la sua fantastica semifinale di Euro 1984 a Marsiglia contro la Francia di un Platini in missione. Quando quasi da solo, facendo segnare due volte Jordão (attaccante normale, poi diventato apprezzato pittore e scultore) e giocando a tutto campo lui che di base era un esterno sinistro, fece sfiorare alla sua nazionale l’impresa. Sfiorare, appunto. Partita da guardare e riguardare, anche per Platini e quella memorabile Francia.

Dicevamo dello sfiorare. Perché la grande affermazione internazionale Chalana l’ha sempre mancata di poco: con il Benfica semifinalista nella Coppa delle Coppe 1980-81, eliminato dal Carl Zeiss Jena, e finalista nella Coppa UEFA di due anni dopo (allenava un giovane Eriksson, che nei quarti aveva eliminato la Roma di Liedholm, che di lì a poco avrebbe sostituito) con l’Anderlecht, con il Bordeaux (squadra della Madonna: Battiston, Girard, Giresse, Tigana, Lacombe, Dieter Müller, allenatore Aimé Jacquet) semifinalista in Coppa Campioni contro la Juventus, fuori per le magie di Platini all’andata e le parate di Bodini al ritorno, poi ancora con il Benfica finalista non giocante di Coppa dei Campioni due volte, contro il PSV Eindhoven di Hiddink e il Milan di Sacchi. Era entrato precocemente, proprio dopo Euro 1984, a 25 anni, nel tunnel degli infortuni e si può dire che il miglior Chalana calciatore sia morto quella sera al Velodrome.

Ovviamente anche il ricordo di un grande è il pretesto per un ricordo personale, cioè una delle primissime volte in cui ci fu concesso di andare a letto dopo mezzanotte (non scriviamo che andavamo a letto dopo Carosello ma l’abbiamo pensato), complice il fatto che fosse quasi Natale: erano le 22.30, ora italiana, del 22 dicembre 1976, il canale era Rai 2 (che all’epoca veniva chiamata ‘Seconda rete’ e del resto non ce n’era una terza, noi al tasto 3 del Brionvega avevamo la Svizzera e al 4 Capodistria), la telecronaca di Nando Martellini, l’avversaria del Portogallo in quella amichevole ovviamente l’Italia.

Una Nazionale ormai del tutto in mano a Bearzot, anche se formalmente sopra di lui c’era ancora Bernardini. Una squadra che veniva da un periodo molto positivo, quindi il c.t. fece pochi esperimenti: Zoff in porta, Scirea libero, Gentile e Cuccureddu in difesa con Tardelli ad aiutare, Benetti, Capello e Antognoni a centrocampo, Causio, Bettega e Graziani in avanti. Gli azzurri giocarono male, Zoff fece parate straordinarie, e persero 2-1, ma tutti furono impressionanti (l’ala fa più scena, e sul televisore in bianco e nero queste cose contavano, così come i guanti di João Alves) da questo ragazzo nemmeno diciottenne che fece impazzire soprattutto Gentile, ma anche Tardelli, con i suoi cambi di direzione ed i suoi cross perfetti per Nené. Negli anni la barba quasi da Best mancino avrebbe fatto posto ai famosi baffoni, ma noi Chalana non ce lo saremmo dimenticato mai, arrivando al punto di leggere la sua autobiografia senza conoscere il portoghese.

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