La lingua di Pellé

16 Gennaio 2008 di Alec Cordolcini

Le presentazioni non sono il nostro forte e soprattutto annoiano i lettori, quindi sintetizziamo anche questa: Radio Olanda è una rubrica periodica che intende raccontare fatti, storie e personaggi del poco esplorato (al di là di qualche improbabile ‘bomba’ di mercato) pianeta calcio oranje. In questa prima puntata: Graziano Pellè, la crisi dell’Az, il ginocchio di Leonardo, una squadra che ancora non esiste e il mensile Nummer 14.
1. Luca Toni, Giuseppe Rossi, Fabio Grosso, Rolando Bianchi; delle loro avventure estere sappiamo tutto, o quasi. Poco nulla invece è capitato di leggere sull’esperienza olandese di Graziano Pellè (foto), acquistato la scorsa estate dall’Az Alkmaar per 6.6 milioni di euro. Un’avventura finora agrodolce, con pochi gol, molta panchina e anche qualche critica. Pellè è riuscito a trovare la via del gol solo a dicembre (era dai tempi di Marco De Marchi del Vitesse che un italiano non timbrava in Eredivisie), e da quel momento sembra essersi svegliato. Ma ha ancora combinato troppo poco, chiuso in avanti dal duo Ari-Dembele, che sebbene non stia entusiasmando rappresenta comunque una discreta garanzia sotto porta. Louis van Gaal è un convinto estimatore di Pellè sin dai tempi del Mondiale under-20 del 2005 (una cotta divenuta più intensa dopo il rigore a cucchiaio calciato agli ultimi Europei under-21, perché a mastro Louis piace chi sa osare), ma continua a centellinarlo, vuoi per qualche problemino fisico, vuoi soprattutto per l’incomunicabilità del ragazzo con l’ambiente che lo circonda. Incomunicabilità in senso stretto, perché Pellè non conosce una parola di olandese, né intende impararla; per lui la Eredivisie è un “torneo-trampolino” verso campionati di livello superiore, un po’ come fu per Van Basten, Ronaldo, Ibrahimovic e tanti altri. Legittima e magari anche condivisibile l’opinione, decisamente meno l’atteggiamento, che non lo aiuta certo a crescere, perché quando in campo ti gridano “vast” (fermo) e tu, capendo “fast” (veloce, in inglese), ti metti a correre a più non posso significa che la strada da percorrere è ancora tanta. Poi hai voglia a dichiarare che “giocare contro le difese olandesi è facile”; detto da uno il cui ruolino è di 2 gol in 11 partite (abbiamo logicamente escluso le statistiche in Coppa Uefa) è un’affermazione che fa quasi sorridere…
2. Non è comunque Pellè il principale responsabile della grigia stagione dell’Az, squadra che dopo anni di vacche grasse (a livello di gioco e di valorizzazione dei giocatori) è alle prese con gli effetti di un mercato disastroso. Milano Koenders, Sergio Romero, Mounir El Hamdaoui (costato più Pellè, 8 milioni di euro), Boy Waterman (già in squadra lo scorso anno ma acquistato a titolo definitivo solo in estate), Sebastien Pocognoli, Ari Da Silva; con la parziale esclusione degli ultimi due hanno fatto tutti flop. Domenica scorsa l’imbarazzante 6-1 incassato all’Amsterdam Arena dall’Ajax ha rimarcato tutte le debolezze della squadra, che ha smesso di giocare dopo i primi venti minuti sciogliendosi come neve al sole. Vero è che l’espulsione di De Zeeuw, uomo a tutto tondo del centrocampo dei Van Gaal boys, ha complicato ulteriormente le cose in una squadra che già nelle stagioni passate aveva negli scontri diretti con le big il proprio tallone d’Achille, ma bisogna dire che quest’anno l’Az è spesso durato venti minuti anche giocando in undici contro undici. Coppa Uefa e Coppa l’Olanda se ne sono così già andate, adesso non rimane che la flebile speranza del quinto posto per centrare i play-off Champions League.
3. Ajax-Az Alkmaar 6-1: incontro piacevole nel primo tempo, monologo ajacide nella ripresa, verrà ricordato soprattutto per il ritorno in campo, e al gol, del brasiliano Leonardo Vitor Santiago. Originario del quartiere di Jacarezinho (lo stesso di Romario), Rio De Janeiro, Leonardo è la classica ala vecchio stampo tutta dribbling, scatti e progressioni, il tipico giocatore che attira la gente allo stadio pur senza essere un giocoliere fine a se stesso. E’ anche un ragazzo parecchio sfortunato; quando militava nel Feyenoord era un accanito frequentatore dell’infermeria, tanto che a cavallo tra il 2002 e il 2005 non riuscì a scendere in campo che per una dozzina scarsa di partite; lo scorso marzo invece, arrivato da non più di otto settimane all’Ajax (750mila euro erano finite nelle casse del Nac Breda), aveva rischiato la carriera dopo un contrasto con Michel Breuer dell’Heerenveen che gli aveva procurato la rottura del legamento crociato destro. Alla fine però ce l’ha fatta a tornare in campo; il risarcimento per tutti i suoi sforzi è stato l’assist fornitogli da Luis Suarez per l’incornata del 5-1. Vederlo correre sotto la curva baciandosi il ginocchio destro è stata emozione pura, più della doppietta del solito Huntelaar e delle aperture a tutto campo di Kenneth Perez.
4. Olanda terra di fusioni di squadre di calcio professionistiche; ben tredici dal 1958 a oggi, un numero che potrebbe incrementarsi a breve qualora andasse in porto il progetto Fc Limburg, con la creazione di un nuovo club professionistico nato dall’unione delle quattro società “pro” (Roda Kerkrade, Mvv Maastricht, Fortuna Sittard e Vvv Venlo) della provincia meridionale olandese. Sul piatto della bilancia da un lato il legame dei tifosi con le proprie squadre, dall’altro motivazioni economiche legate alla sopravvivenza di queste piccole realtà in un calcio sempre più orientato verso i soldi. I dati parlano chiaro; la media spettatori del Roda si aggira attorno alle 13500 unità, quella dell’Mvv a 6300, quella del Fortuna a 3400. Numeri che fanno intravedere un futuro sempre più ai margini. “Più che ai sentimenti bisognerebbe guardare alla funzionalità del progetto; esiste la concreta possibilità di costruire un club con ambizioni europee”. Parola di Guus Hiddink, ospite d’onore all’inaugurazione della nuova scuola calcio che ha aperto i battenti nel Limburgo grazie alla cooperazione tra l’Università di Maastricht e l’Accademia di Medicina dell’omonima città, e i fondi della multinazionale DSM, l’industria chimica che in passato deteneva i diritti per lo sfruttamento dei diritti minerari in Limburgo. La scuola calcio dovrebbe rappresentare il punto di partenza per la nascita del nuovo club, che raccoglierebbe tutti i migliori talenti emergenti della zona. E’ tuttavia curioso rilevare come delle quattro squadre coinvolte la più favorevole al progetto sia proprio una società di Eredivisie, il Roda, piuttosto che le due di Eerste Divisie, Mvv e Fortuna. Tra i tifosi comincia comunque a farsi a largo una discreta dose di sano realismo; in un recente sondaggio infatti solo il 23% degli interpellati ha dichiarato la propria completa ostilità (“per ragioni sentimentali”) alla fusione. Dieci anni fa erano più del doppio.
5. Ha chiuso dopo circa tre anni di attività il mensile Nummer 14, spin-off del periodico sportivo più letto d’Olanda, ossia Voetbal International. La rivista, ovviamente intitolata al mitico numero 14 di Johan Cruijff, era stata ideata e pensata per un pubblico di appassionati di calcio, di quelli che amano le storie, gli approfondimenti e gli aneddoti piuttosto che la cronaca e il calciomercato. Prodotto in formato grande, ricco di foto e di suggestioni, Nummer 14 non era solo storia e cultura sportiva olandese, bensì uno sguardo totale sul mondo del pallone che raccontava di Jean-Marie Pfaff come di Alessandro Nesta, di Peter Ducke e di Robbie Fowler, dello Zulte Waregem e di Ronaldinho. Non resta che tornare ad abbonarci a FourFourTwo…

Alec Cordolcini
wovenhand@libero.it

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