International Soccer per Commodore 64, prima di Nappi

16 Gennaio 2021 di Stefano Olivari

International Soccer per il Commodore 64 è senza dubbio il videogioco a cui abbiamo dedicato più tempo nella nostra vita di videogiocatori iniziata nel 1977 con il Ping-o-tronic: dal giugno 1984, regalo dei genitori per la promozione, al giugno 1988, partenza per il servizio militare, non c’è stato un giorno in cui non abbiamo disputato almeno una partita di International Soccer. Il gioco creato da Andrew Spencer e prodotto dalla stessa Commodore, rigorosamente su cartuccia (noi ci riempivamo la bocca con ‘cartridge’), era nato nel 1983 e rispetto a ciò che c’era prima sul mercato sembrava, anche perché lo era effettivamente, di un’altra categoria per grafica e giocabilità. E fino alla fine del decennio non è che sarebbe stato prodotto di meglio…

Le squadre in campo non avevano nome ma solo colori, sei, noi di solito prendevamo l’azzurro dell’Italia contro il bianco della Germania Ovest, ed erano composte da 7 giocatori anche se ci sembravano 11. Con il joystick si controllava, anzi si controlla perché abbiamo tutto ancora funzionante, in 8 direzioni soltanto il portatore di palla, che cambiava in automatico una volta che con un tiro o un passaggio la palla finiva ad un compagno. Due tempi di 3’20” l’uno, nessun torneo ma un onesto pareggio al 90′ (cioè dopo 6’40”) se la partita finiva in pareggio. E fra due amici entrambi bravi finiva quasi sempre così, uno 0-0 che avrebbe fatto la gioia di Brera.

Giocando da soli contro il computer ed i suoi 9 livelli la musica cambiava, perché a livelli bassi spesso era sufficiente tirare, aspettare la respinta saponettata del portiere e poi segnare, mentre a livelli più alti si creava sempre prima o poi la situazione per segnare sul primo palo, tipo Socrates con Zoff. Rispetto ai predecessori di altre case, la svolta di International Soccer fu principalmente grafica: gli omini, cioè i giocatorini, non erano più figure stilizzate ma erano realistici, con testa, braccia e gambe, ma anche maglia, calzoncini e calzettoni ben definiti.

Non esistevano falli, quindi né punizioni né rigori, mentre invece c’erano le rimesse laterali e dal fondo. Ma paradossalmente era proprio la sua facilità di apprendimento a renderlo un gioco molto difficile, dove per prevalere su un altro fanatico bisognava essere soprattutto molto concentrati, visto che le scelte tattiche erano limitate e i giochetti spesso senza sbocchi: il palleggio di testa a mo’ di foca, prima ancora di aver visto Marco Nappi, ci faceva sentire fenomeni. Chissà, magari essendo del 1966 Nappi si è ispirato proprio al calcio del C64. Di sicuro International Soccer sarebbe rimasto per anni il miglior videogioco calcistico, almeno fino al 1988 quando Emlyn Hughes International Soccer cercò di unire aspetti manageriali al lisergico gameplay del nostro gioco del cuore, al quale graficamente era molto simile.

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