In coda per un motivo un po’ così

16 Novembre 2004 di Stefano Olivari

di Massimino
23 – Massimino ha voluto tornare in uno dei locali culto della sua giovinezza, ma la capitale del non divertimento omologa tutto. Con gli sfigati che stanno sia al di qua che al di là del cordone…

Quando ero un giovane studente universitario pieno di velleità e di tempo libero, fra le altre cose ero libero di scegliere il locale che più mi aggradava. E spesso frequentavo la Birreria Zithum, proprio ai suoi albori. Una decina di anni or sono lo Zithum di Via Rutilia, zona via Ripamonti, aveva aperto da poco: un bel locale situato all’interno di una ex fabbrica, bell’esempio di uso e riuso delle tipologie industriali, grande luce interna, tetto a capriate in ferro, un soppalco e soprattutto loro, degli splendidi silos che contenevano la loro buona birra, la famosa birra della Birreria Zithum. Sabato sera, ormai vecchio e bolso, ho avuto la malaugurata idea di ritornarvi, rinunciando a Panariello e al plaid sulle ginocchia. Sapete, quando si crede di essere quelli di una volta…
Appena arrivato davanti al locale c’era una coda di una trentina di persone che attendevano di entrare: poiché faceva abbastanza freddo ed io pur essendo milanese non amo particolarmente stare in coda, soprattutto per bere una birra, sono andato avanti per parlare con la persona dello Zithum che si trovava davanti all’ingresso. Ho fatto una domanda semplice: si può entrare? C’è qualche problema? ”Certo, si può entrare”, mi ha risposto il door-man di turno. Preso da spirito giornalistico ho osato fare un’altra domanda: ”Come mai siamo in coda?”. Destabilizzato dal quesito, il door-man ha esitato un attimo cercando in un angolo della sua mente una risposta adeguata. Questo il risultato: ”COSI’”. Capito? Così. Così tanto per il gusto di avere una coda all’ingresso, così perché a Milano fa figo stare in coda, così perché a Milano è ‘in’ buttare i soldi nel cesso e spendere 13 euro per bere una birra.
Al mio posto Erminio Ottone e Thomas Turbato avrebbero litigato, ma non sono giovane come loro, e in fondo non me ne fregava niente. Semplicemente volevo andarmene, ma gli amici che erano con me mi hanno convinto ad entrare, e forse ne è valsa la pena, per vedere a che livello fosse arrivato il locale. Al pagamento dei 13 euro pro-capite per l’ingresso si è aggiunto il fatto che la zona attigua è ristorante e dalle 23:00/24:00 zona disco, e rimane proibita per chi non è andato a cena fin quasi all’una di notte. Il confine come nelle peggiori tradizioni è segnato da un cordone: siamo o non siamo nella capitale del non divertimento? Dulcis in fundo la birra è ordinaria, per non dire di peggio, il locale dotato di un impianto di ventilazione assolutamente inadeguato (fumavano tutti, aria irrespirabile). Com’erano belli i locali di una volta…

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