Il saluto di Rosetti

27 Giugno 2010 di Stefano Olivari

Con Argentina-Messico tutti gli italiani sono usciti dal Mondiale, in maniera più o meno indegna. Ci sembra infatti impossibile che Rosetti e la sua terna, l’incolpevole Calcagno e il colpevole Ayroldi, vengano riproposti da Blatter in questa manifestazione. Non solo per il clamoroso errore sul fuorigioco (Tevez tenuto in gioco da…zero messicani) nell’occasione del primo gol, quanto per essersi fatti intimidire dagli argentini quando Ayroldi stava comunicando a Rosetti di essere stato avvertito (Quarto uomo? Quinto?) dell’errore.
Non è che li abbiamo intercettati, è solo un’interpretazione logica del loro comportamento: se dopo un gol dubbio il guardalinee richiama l’arbitro non è certo per confermargli la bontà della decisione, visto che in questi frangenti il farsi vedere sicuri (pur nell’errore) è uno dei comandamenti del buon arbitro e del buon guardalinee. Fino a quel momento il Messico era piaciuto di più, bloccando la partita con un 4-4-2 a sorpresa (le tre partite del girone erano state giocate con un 4-3-3 flessibile), il ritorno di Marquez in difesa togliendolo dal centrocampo e l’esclusione del troppo argentino (essendo del resto argentino) Franco a beneficio dell’astro nascente (anzi, già nato visto che Ferguson non fa beneficenza) Hernandez. Traversa di Salcido da lontano, altra occasione per Guardado, poi la prodezza dei nostri e l’Argentina che ha dominato il seguito della partita con le sue fiammate.
Maradona ha scelto questo tipo di calcio, non proprio corale ma di sicuro guardabile quando in campo ci sono i fuoriclasse argentini, bloccando la difesa con Otamendi a destra e proseguendo sulla strada del buon atleta (Maxi Rodriguez) in più in mezzo al campo invece del professore (Veron) fermo. Higuain e Tevez sono così bravi nello smarcarsi che essendoci in campo anche Messi e Di Maria questa squadra costruirà sempre una decina di occasioni per partita. Probabile che lo faccia anche nell’Adidas Cup contro la Germania, non essendo il centrocampo tedesco composto da mastini. Di sicuro questa versione dell’Albiceleste sa di poter vincere il Mondiale così: stando attenta e contando anche sulla quantità di alternative tattiche che ha fra le riserve. Il Pastore intravisto con il Messico potrebbe essere più utile di Milito o Aguero, magari in un supplementare con le squadre allungate. L’unica cosa sicura è che il Messico torna a casa, dopo avere chiuso il suo ottavo con molto onore: senza mollare mentalmente nemmeno sotto di tre gol, segnando con una prodezza del Chicharito e vedendosi negare il secondo gol da un numero difensivo di Heinze che però avrà meno evidenza mediatica di uno sfarfallio di Jabulani calciato con lo stinco. Via anche Rosetti, ma nel suo caso è forse vero che a casa non abbiamo lasciato fenomeni.

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