Il punto di vista di Waldir Peres

11 Febbraio 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Riflessioni fuori tempo massimo sui portieri brasiliani, dalla moda del presente alle spesso infondate prese in giro del passato. Il Mondiale 1982 sarebbe stato il più bello della storia, se solo non lo avesse vinto l’Italia…

La prestazione straordinaria dell’ex terzo portiere romanista Julio Sergio contro l’attacco della Fiorentina ci ha riportato alla mente una tesi esposta durante una riunione di aggiornamento tecnico per preparatori di portieri, da noi pubblicata (nessun merito, solo copia e incolla) su Calciatori.com ma anche stranamente letta. Da cosa nasce quindi l’invasione dei portieri brasiliani e l’abbassamento del livello medio di quelli italiani? I test riguardanti coordinazione e riflessi possono spiegare infatti solo gli effetti, mentre fra le cause i nostri preparatori indicano una imprecisata ‘memoria motoria’ che al netto di ragionamenti biomeccanici si può interpretare così: al di fuori del tempo dedicato agli allenamenti veri e propri, simile in tutto il mondo, il bambino brasiliano anche di classi agiate rimane in casa per una quantità di tempo simile a quella del corrispondente italiano di trenta anni fa. Non che impieghi tutto il tempo facendo beach volley o parapendio, ma di sicuro sta seduto meno ore del coetaneo europeo. A livello aggregato la cosa ha una relativa influenza sui ruoli ‘costruiti’ come difensore e centrocampista, mentre ne ha moltissima sugli altri.Anche noi al bar avevamo intuito che i pomeriggi al computer invece che all’oratorio avrebbero creato adulti scoordinati e flaccidi, ma non è degli eredi di Buffon che vogliamo parlare. Stando infatti sempre sulla notizia, ci è dispiaciuto ascoltare dopo Fiorentina-Roma servizi pieni di luoghi comuni del genere ‘non sono più i tempi di Waldir Peres‘. Il ghezzi-giustismo ha rivalutato tutto, dai film di Nando Cicero in giù, una volta abbiamo letto che il Charles Bronson giustiziere della notte era di sinistra perchè il suo personaggio nel film si dichiarava contrario alle armi e obbiettore di coscienza (l’altra sera il centoottantesimo passaggio tivù), ma non si è mai letta in Italia una riga pro Waldir Peres (in patria è sia Waldir che Valdir). Che è molto di più del portiere del Brasile 1982 che al Mondiale 1982 prese qualche gol evitabile (quello dell’Unione Sovietica nella partita d’esordio, una vera e propria papera sul tiro di Bal, ed il secondo di Rossi al Sarrià).

Iniziamo con il dire che di mondiali ne ha vissuti tre, questo scarso portiere, con tre c.t. diversi (Zagallo, Coutinho e Santana): nel 1974 e 1978 il titolare era Leao, in Spagna a 31 anni arrivò il suo turno. Guadagnato con un rendimento costante nel San Paolo (quattro titoli paulisti ed uno brasiliano, da protagonista assoluto nella finale contro l’Atletico Mineiro di Toninho Cerezo e Paulo Isidoro) al punto di vincere nel 1975 la Bola de Ouro di Placar. Un pallone d’oro brasiliano che è quasi impossibile conquistare stando in difesa: per dire, fra i portieri l’ha vinto il goleador Rogerio Ceni, ma mai ci sono riusciti o andati vicino Dida, Julio Cesar, il campione del mondo Marcos (in questo senso è un’eccezione la vittoria del ‘classico’ Taffarel) e lo stesso Leao (anche lui peraltro campione del mondo, da terzo portiere 1970: la prima riserva di Felix era infatti Ado). La fama è quella di portiere affidabile, anche se a volte troppo cauto nelle uscite, ma soprattutto di para-rigori.
Alcuni picchi in nazionale, il più famoso dei quali in un’amichevole del 1981 a Stoccarda contro la Germania Ovest. Dieci minuti dalla fine, la squadra di Telè Santana sta vincendo due a uno, fallo da rigore su Rummenigge. Batte Paul Breitner, di cui non si ricordano fino a quel momento rigori decisivi sbagliati, la palla va a sinistra e Waldir Peres respinge. L’arbitro dice che si è mosso in anticipo, il rigore è da ripetere: in fondo è un’amichevole, tutto il Neckarstadion vuole il pareggio. Ancora Breitner, questa volta a destra, Waldir Peres para ancora. Il Brasile non ha dubbi sul fatto che debba essere lui il titolare l’anno dopo al Mondiale. Poi il Sarrià, eccetera, con questo portiere che è ricordato come una macchietta solo da noi: per la serie ‘ti batto e poi ti prendo anche per il culo’, indicatore di civiltà infallibile.
stefano@indiscreto.it

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