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Il gentiluomo Donadoni
Stefano Olivari 22/02/2008
Chissà perché ma nel calcio italiano i patti fra gentiluomini raramente hanno funzionato. Così lo pseudo-accordo fra la Figc e Donadoni non può passare per una cosa normale, come se un diritto di prelazione ‘morale’ di Abete nei confronti del c.t. fosse la stessa cosa di un contratto firmato. Niente ovviamente di ufficiale, ma lo sbandierato (dal presidente) prolungamento subordinato al risultato europeo (almeno una semifinale, come se uscire in girone con Francia e Olanda fosse un disonore) sembra stia per essere rifiutato da Donadoni, che rilancerà con il già citato patto. Che gli garantisce niente, ma di sicuro il 18 luglio (scadenza dell’attuale accordo) lo farà uscire a testa alta in ogni caso. Accettare la svogliata proposta Figc (in caso di semifinale europea, con la gente nelle piazze e nelle fontane a fare pop-po-po, accompagnata dal passaggio dai 700mila lordi annui al milione) significherebbe attaccarsi ad un risultato comunque possibile per imporre la propria permanenza ad un sistema che ha fatto battere l’ora di Ancelotti. Oltre che ad un gruppo azzurro che è di fatto quello mondiale e che gradirebbe il ritorno di Lippi, pur essendo sempre stato onesto con Donadoni: nella gestione, premendo il tasto eject, dei casi Totti-Nesta, Cannavaro e Buffon sono stati senz’altro più di aiuto al c.t. di Abete, anche se non si può dire. E soprattutto loro non lo possono dire. Come al solito siamo fra colleghi…