Ibra mercenario a partire da oggi

17 Luglio 2012 di Dominique Antognoni

C’è un direttore di quotidiano sportivo che fino a ieri per forza di cose tifava Juventus (gli riusciva benissimo) e ora giurerà di essere sempre stato giallorosso: è il giornalismo, bellezza, i poeti maledetti sono un’altra cosa. Un editore non assumerebbe mai un direttore che osi mettere in discussione i dogmi dei suoi lettori, per stupidi che siano. Insomma per i soldi si fa tutto, ci mancherebbe altro. Vale per i giornalisti, per i ristoratori, per gli impiegati, per gli avvocati: nessuno ambisce a guadagnare meno o a inimicarsi la propria clientela. Quello che non si capisce è perché la stessa filosofia non la si accetta per i calciatori. Perché un giornalista può cambiare squadra del cuore (parliamo anche di partito politico) in base al nuovo contratto e al nuovo ruolo, mentre un giocatore no? Perché un giornalista del genere si permette di scrivere che Ibrahimovic pensa solo ai soldi, dicendolo per di più in un modo schifato? Come si fa a lanciare dei pistolotti moraleggianti quando solo un mese addietro ti sei esibito in uno spettacolo identico?

Stare qui a chiederci del perché i giornalisti non si vergognino è un esercizio inutile, più o meno come domandarci come mai la maggior parte degli appartenenti alla categoria faccia marchette dalla mattina alla sera e poi scioperi per la libertà di stampa, spesso di venerdì (su ispirazione dei dipendenti del trasporto pubblico, evidentemente). Però leggere di Ibra e sceicchi cattivi ci fa sempre un certo effetto, per due ragioni. La prima è che una quindicina di anni addietro e anche più, quando gli sceicchi erano Berlusconi e Moratti, allora andava tutto bene e nessuno fiatava. Chi sceglieva Inter o Milan lo faceva per vincere, perchè amava Milano ed  era stato conquistato dal progetto Inter e dalla famiglia Milan. Tutti valori in cui Christian Vieri credeva fermamente, anche se non al livello dei giornalisti che ne scrivevano. La seconda  ci fa un po’ ridere: quando Ibra è venuto al Milan lo ha fatto esclusivamente per il denaro, ma ovviamente si è scritto che è stato convinto dal progetto. Ora che se ne va, lo fa per soldi (ok, quasi lo mandano via, ma ci siamo capiti).

Non è che se uno arriva in Italia è intelligente e capisce tutto, mentre se va via per il medesimo motivo allora è un mercenario. Il calciatore deve essere mercenario, se non bada lui ai propri interessi chi lo farà mai? Poi non ci risulta che abbia degli obblighi morali per il semplice motivo che nel mondo del professionismo la morale non esiste, contano le prestazioni ed i risultati. Argomento tabù per i giornali, lo sappiamo, non disturbate la sensibilità del tifoso. Il quale tifoso è uguale ovunque, a Parigi come a Milano, a Torino come a Madrid. Perché non si può scrivere la verità, o si pensa ancora che il fan talebano rimane deluso e a lui si devono solo regalare emozioni? Tanto i giornali si vendono sempre meno, tanto vale morire a testa alta.

Dominique Antognoni, 17 luglio 2012
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