In the box
Doni Negri
Stefano Olivari 15/03/2007
Ogni volta che ci capita di andare in Scozia (spesso, per fortuna) e gli interlocutori calcistici scoprono che siamo italiani, ce lo nominano all’istante. Anzi possiamo tranquillamente dire che è molto più famoso laggiù che non qui da noi. Stiamo parlando di Marco Negri, conosciuto da esperti calciofili in Italia, ricordato invece per qualcosa di prodigioso che il nostro compì in Scozia qualche anno fa. Vediamo perchè. Nell’estate del 1997, l’attaccante milanese venne acquistato dai Rangers Glasgow, allora come oggi allenati da Walter Smith. Negri proveniva da una stagione a Perugia fortunata per lui (visto che aveva segnato 15 gol) ma non per la squadra, che alla fine del campionato retrocedette in serie B. Smith però, vide nelle doti di quel giocatore ciò che serviva per l’attacco dei suoi Rangers e così versò 3.5 milioni di sterline nelle casse del club umbro. L’inizio di Negri nel club protestante fu per così dire….prorompente. L’attaccante iniziò a scatenarsi nel turno preliminare di Champions League contro i faroensi del GI Gota, avversario più che abbordabile per la verità. Proseguì poi però anche in campionato, dove prima segnò una cinquina ad Ibrox contro il Dundee United e poi una quaterna al Dunfermline. Non mancò ovviamente di porre il suo timbro anche nell’Old Firm, dove segnò il gol del momentaneo vantaggio per i Gers, poi raggiunti dal Celtic. Ebbene, Negri arrivò a segnare 30 gol stagionali a Natale 1997! Mancava ancora mezza stagione da giocare e l’attaccante aveva già fatto quello che nessun attaccante dei Rangers era mai riuscito a fare. Di lui si ricorda in particolare anche la strana esultanza dopo i gol. Infatti Marco, come un attaccante di inizio Novecento, si limitava a stringere la mano ai compagni, anche dopo aver segnato in un derby o gol decisivi a pochi minuti dalla fine. In quel periodo lo stesso Cesare Maldini, che aveva il compito di guidare la Nazionale italiana ai Mondiali francesi, fece un pensierino a Negri. All’inizio del 1998, però, Negri si infortunò ad un occhio giocando a squash con il compagno di squadra ed ex juventino Sergio Porrini. La cosa non fu presa molto bene da Walter Smith, che pare lo riprese violentemente nello spogliatoio davanti a tutta la squadra. Da quel momento la situazione non fu mai molto chiara, visto che quell’insolito infortunio e una presunta apatia di Negri permisero all’attaccante di giocare pochissime partite e di segnare solo due altri gol. La stagione successiva addirittura Negri faceva ormai parte della squadra riserve e e anche il nuovo allenatore Dick Advocaat non ebbe mai la minima intenzione di reintegrarlo in squadra. Venne prestato poi per un anno al Vicenza – stagione 1999/2000- dove l’aria di casa gli permise solo di collezionare 9 presenze e un gol. Ritornato ad Ibrox all’inizio della stagione successiva, si infortunò nuovamente e fu costretto ad assistere all’intera annata comodamente (o scomodamente, a seconda dei punti di vista) seduto in tribuna. L’attaccante viveva ormai una strana situazione. Era emarginato da squadra e compagni ma non sembrava soffrirne particolarmente, anzi sembrava vivere questa situazione con totale indifferenza. Nell’estate 2001 i Rangers lo cedettero definitivamente al Bologna e da lì iniziò un piccolo giro dell’Italia che lo avrebbe portato anche a Cagliari e Livorno, prima del ritorno a Perugia. Negli ultimi quattro anni giocati in Italia ha collezionato la miseria di 28 presenze, quasi tutte nel Livorno, condite da una decina di gol gol. Così nonostante nella Premier League scozzese durante gli anni Novanta si siano affacciati vari giocatori italiani – Di Canio, i “Bonetti Brothers”, Amoruso, Porrini, Salvatori, solo per elencare i più famosi – Marco Negri viene ancora oggi ricordato come una splendida meteora. Come un qualcosa che poteva essere e non è stato. Come un campione che ha illuminato solo per sei mesi i cieli di Scozia.
Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com