Conta anche la Dea Bendata

25 Maggio 2012 di Alvaro Delmo

Qualche sorpresa ma anche no dalla seconda semifinale dello Eurovision Song Contest 2012 che in Italia avranno seguito in meno rispetto alla prima, considerato che la RAI non la trasmetteva. Grazie a internet abbiamo comunque potuto vederla ed ecco quindi le tanto attese (ehm…) nostre considerazioni, mentre sembra che la TVE spagnola abbia caldeggiato una non vittoria della sua rappresentante Pastora Soler per ragioni economiche: organizzare la manifestazione sarebbe troppo oneroso in un momento di crisi come questo. E la stessa interprete concorderebbe.

La serata vedeva in gara parecchi Paesi balcanici ma solamente alcuni sono riusciti a passare il turno. In primis uno dei favoriti, la star serba Zeljiko Jokosmovic (secondo nel 2004) con la ballata Nije Ljubav Stvar, per una buona interpretazione su un arrangiamento come di consueto di qualità. Salgono le sue quotazioni anche grazie a un sorteggio fortunato per la finale: canterà ventiquattresimo. Anche la Macedonia ce l’ha fatta, con Kaliopi e un brano (Crno i belo) che parte lento e poi aggiunge più ritmo e chitarra, così come la Bosnia Erzegovina, anch’essa con una proposta piuttosto classica (Korake ti znam di Maya Sar). Da apprezzare in tutti questi casi la scelta di cantare nella propria lingua.

Con poche speranze di affermazione era per noi invece la song maltese, ma evidentemente Kurt Calleja – che ci ha ripetuto più volte This Is The Night – alla fine è riuscito a far sì che fosse la sua di notte, qualificandosi in modo piuttosto inaspettato data la piattezza della canzone. Abbastanza scontato invece il passaggio dell’Ucraina che ha affidato alle corde vocali di Gaitana (approposito ma ve la ricordate Gaetano di Rudy Marra?) la promozione degli imminenti Europei di calcio, con testo e trombette francamente evitabili. Be my guest il titolo (occhio che in finale sarà la penultima a esibirsi, a ridosso dei voti). Grazie, ma noi le partite le guarderemo necessariamente in televisione.

In finale anche due dei brani secondo noi di minor spessore in gara: l’impalpabile Stay del norvegese Tooji, e quella del cantante bendato (la canzone si chiama Love is blind… trovatona!) ossia il lituano Donny Montell. Passa la Turchia con Love me back, interpretata da Can Bonomo, e l’estone Ott Lepland con la sua Kuula, cantata con passione ed eleganza senza particolari giochi di palco.

Fuori invece i Paesi Bassi, che forse speravano che il copricapo indiano (perché?) di Joan Franka aiutasse la sua You and me, tra folk e country, ad arrivare in finale. Evidentemente differenziarsi non basta ma ci ha fatto piacere l’uscita dal tradizionale schema flat pop di parecchie proposte. Fuori anche l’italiano Jacopo Massa che, con la band Litesound, rappresentava la Bielorussia: è proprio il caso di dire che saranno eroi un’altra volta (cantavano We Are The Heroes) nonostante si siano dati da fare parecchio sul palco. Senza speranza, come spesso accade anche la proposta portoghese. Tra saudade e fantasia avremmo apprezzato che Filipa Sousa (Vida Minha) riuscisse ad ammaliare i votanti ma purtroppo il suo non è il genere che va oggi per la maggiore, nonostante la buona performance.

Devono invece essere state poco bulgare le percentuali a favore della canzone bulgara (appunto) che però non ci è dispiaciuta del tutto. Al di là di alcune imperfezioni vocali di Sofi Marinova (Love unlimited), aveva un certo sapore di dance retrò. La giovane slovena Eva Boto (sedici anni) ci ha dal canto suo portati in uno scenario opposto. Canzone evocativa e sinfonica con un gran lavoro di cori ma scarse possibilità di successo e infatti è stata eliminata nonostante l’impegno e il buono stile.

Tra tuoni e fulmini la Croazia di Nina Badrić e la sua Nebo è stata anch’essa fatta fuori facendoci pensare che a volte ci piacerebbe un ritorno allo stile sussurrato di Viola Valentino. Un peccato invece per il nostro grande favorito, il georgiano Anri Jokhadze e la sua I’m a joker. Sicuramente più originale di molte altre canzoni in gara ha cercato di portare un po’ di musical sul palco di Baku. Stessa sorte infine per il simil metal della Slovachia: la dimenticabile Don’t close your eyes di Max Jason Mai ha fatto un grande baccano (pessima la parte di urlo) che ci ha costretto ad abbassare il volume.

E con questo ci sembra di non aver dimenticato nessuno… ops: naturalmente è passata in finale anche la favoritissima Loreen con Euphoria la cui interpretazione ha confermato ciò che pensiamo da tempo: non ce ne vogliano gli svedesi ma perché tutto questo gran rumore per una composizione piuttosto ripetitiva senza particolari guizzi? Far nevicare in un teatro potrebbe bastare per vincere – tenuto conto anche del sorteggio (numero 17 in finale) – ma non per fare una buona canzone… Finale sabato sera alle 21 in diretta su Raidue. Nina Zilli canterà per decima la sua Out of love, un sorteggio non fortunatissimo ma attenzione anche al peso delle giurie.

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