Anche nel 2011-12 Totti non si discute ma si ama

23 Agosto 2011 di Dominique Antognoni

di Dominique Antognoni
Esterrefatti. Proprio così siamo rimasti leggendo un articolo con argomentazioni non lontane da quelle di un tifoso da curva. Solo che non l’abbiamo letto sul giornalino della curva, ma sul primo giornale d’Italia e con la firma del primo giornalista calcistico d’Italia. Sintesi: uno che ha segnati tanti gol e giocato tante partite con la maglia della Roma non può essere trattato così.
Secondo questo ragionamento, apparso sul Corriere della Sera, nel Bayern dovrebbe ancora giocare titolare Gerd Muller al posto di Mario Gomez. Per non dire di Pelé al posto di Neymar nel Santos. Come lasciare fuori uno che ha segnato mille gol in carriera? Fossero a Roma Robben e Ribery dovrebbero dire un giorno sì e l’altro pure che sognavano da piccoli crossare per Gerd e che lui è un esempio per tutti, un onore giocare accanto a lui. Mentre Ganso direbbe che mandare in rete Pelé è qualcosa di fantastico.Provare a spiegare che Totti è in evidente declino fisico è inutile. Non basta dire che lui è stato un grande e che molti dei suoi eredi non saranno mai al suo livello. No, bisogna andare oltre. La carta d’identità mente spudoratamente, anzi è un falso. La gente romana e romanista porta sempre i bambini a farsi fare la foto con Francesco, il resto è cattiveria dei milanesi invidiosi (fra Milan e Inter si sono vinti tre Champions e sei-sette scudetti in dieci anni, ma l’invidia abita sempre a Milano): uno schema giornalistico, prima ancora che tifoso, che diverte noi esterni (per la cronaca siamo nati e cresciuti a Bucarest, Milano e Roma sono solo punti sulla cartina) e fa incattivire chi ci è dentro dalla parte sportivamente messa peggio. Basta ascoltare per cinque secondi una qualsiasi emittente capitolina per farsi un’idea sull’argomento. D’altronde Totti si ama e non si discute, recita uno striscione curvaiolo. Belle parole, peccato siano dannose per la squadra.
Amiamo parlare di giovani, ma solo quando ci fa comodo. E via con articoli sul modello Barcellona, eccetera, quando ben prima che avesse l’età di Totti il regista Guardiola fu accompagnato all’uscita prima di rientrare come allenatore. Secondo la tipica legge non scritta italiana il tifoso va coccolato e trattato bene. Ci vuole rispetto, scrive Sconcerti. Traduzione libera: neghiamo l’evidenza, che la gente ci compra e così ci portiamo a casa lo stipendio.Mentiamo pure, tanto lo stipendio corre e in più abbiamo la vita tranquilla. Cosa signfica aver rispetto nel calcio? Far giocare chi vende copie? Raul ha avuto la decenza di togliere il disturbo: e parliamo di Raul, Champions vinte a iosa e record non peggiori di quelli di Totti..
L’arrivo degli americani colpisce allo stomaco Totti: sta tornando a fare il calciatore e basta, mentre prima era il patron della Roma, con Rosella Sensi un gradino sotto.
La nuova situazione non verrà mai digerita. Gli americani considerano Totti un calciatore, com’è ovvio che sia. Nulla di più, nulla di meno. E’ uno a busta paga che si deve adeguare alle decisioni dei superiori. Stop. Luis Enrique sarà pure esordiente ma nella vita qualcosa avrà fatto e vinto. Il suo messaggio per Totti a Bratislava è stato chiarissimo e semplicissimo: “Caprari corre più di te, sei al tramonto e vuoi vivere di status: così non va. Io sono qui per lavorare, se ti va bene, se no amen”. Va da sé che il passionale (si dice cosi, vero?) popolo giallorosso stia per incendiare l’ambiente nel caso di ulteriore panchina per il capitano. Va da sé che Luis Enrique verrà forzato ad andarsene.
Il tottismo ha un potere tale che riesce a influenzare perfino i commenti di Mario Sconcerti, il miglior opinionista calcistico in Italia. E di sicuro anche l’unico di alto livello. Ma l’opinionista vive a Roma e si adegua. Magari vivesse a Bucarest difenderebbe a morte Mutu e direbbe che bere in ritiro serve a scacciare la tensione.Fosse a Sofia inveirebbe contro chi non fa giocare più Penev e Stoichkov. Quello che accadrà è un dejà vu: Luis Enrique verrà indicato come unico colpevole dei (probabili) scarsi risultati. Il nuovo patron americano verrà obbligato a vendere la società. Ormai si è capito che non è uno sceicco e nemmeno uno alla Abramovich: è servito a pagare i debiti, ora può andare via perché non spenderà in acquisti. Pare non darà nemmeno biglietti gratis ai curvaioli e agli scrocconi da tribuna d’onore: d’altronde faticherebbe assai nel capirne i motivi. Tempo un anno, un anno e mezzo accadrà tutto questo. Totti avrà 36 anni, vorrà giocare sempre, vorrà decidere tutto. Probabilmente gli verrà proposto di acquistare la società, visto che di fatto è il patron della Roma. Solo che a quel punto dovrebbe tirare fuori dei soldi. Solo che a lui interessa comandare, non pagare. Gli dei non possono pagare, sennò che dei sarebbero?

Dominique Antognoni
(in esclusiva per Indiscreto)

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