Conte all’Inter, dietro al #WelcomeAntonio

31 Maggio 2019 di Stefano Olivari

Antonio Conte è il nuovo allenatore dell’Inter, adesso è ufficiale. A sei mesi dall’arrivo di Beppe Marotta come amministratore delegato, che ha sempre avuto Conte come primo pensiero e scelta, a un mese dal decisione degli Zhang e a un paio di settimane dal sì di Conte una volta sfumati gli scenari juventini, parigini e bavaresi, mai diventati proposte.

Non c’è bisogno di presentare il miglior allenatore italiano in attività ed infatti l’Inter non lo presenterà, almeno fino a settimana prossima. Lo ha anche annunciato in modo inconsueto, alle sei del mattino, bruciando i giornali italiani (si fa per dire, perché tutti ne hanno scritto) e ottenendo il massimo del riscontro mediatico in Cina.

Bello il video, fra CityLife e l’Arco della Pace, con arrivo sotto l’ufficio di Steven Zhang (presumibilmente quello nuovo, a Porta Nuova), interessante quando Conte dice “Motivi ne ho tanti, anche troppi”: è ancora molto carico e si sente sottovalutato, ma in realtà Juventus, Nazionale e anche Chelsea (mettendosi nelle condizioni di essere esonerato, cosa ha fatto impazzire Abramovich) li ha lasciati lui. E tutta questa sottovalutazione, anche da parte dei media, non la vediamo: anzi, Conte è uno dei pochi a mettere quasi d’accordo giochisti e risultatisti, i due partiti che si fronteggiano dai tempi delle sberle fra Brera e Palumbo.

Il primo ostacolo interista da superare per Conte sarà la scelta dei collaboratori. Già effettuata, tranne forse per il preparatore atletico, con tutta gente nuova tranne Bonaiuti che con Handanovic ormai vive in simbiosi. Già effettuata ma ancora da far digerire a quel che rimane dell’opinione pubblica interista, come quella di altri club in parte lobotomizzata da terze maglie, merchandising asiatico e slogan in italiese. Se avere il fratello Gianluca come vice è una cosa tristissima, che passerà sotto silenzio nel paese del familismo che trova normali anche i Davide Ancelotti, con Cristian Stellini si entra in un’altra dimensione. Una scelta che ha generato perplessità negli stessi dirigenti interisti, ma su cui Conte si è impuntato: dopo le squalifiche scontate quando erano insieme alla Juve (ma squalifiche per i fatti di Bari) le loro strade si sono separate e la carriera di Stellini è finita in niente. Adesso, dopo anni di lontananza, questo ritorno di fiamma. Sui valori morali di quel Bari sarebbe bello sentire l’opinione di Ranocchia…

Ma tornando al calcio, dopo avere registrato il colpo di classe di dare le foto ufficiali in anteprima soltanto alla Gazzetta e non agli altri giornali (l’interista legge al massimo la Gazzetta, questo deve essere stato l’articolato ragionamento), nella nostra miseria siamo in grado di dire che al di là di tutti i nomi in arrivo che si fanno, alcuni già presi (Godin) e altri obbiettivo un po’ di tutti, da Chiesa a Barella, Conte non intende fare rivoluzioni ed è per questo che avrebbe chiesto di bloccare Perisic, pur essendo il croato alla ricerca di monetizzazione per motivi, diciamo, imprenditoriali. Da attaccante che segna poco a giocatore di fascia totale nel 3-5-2, questa l’idea (per noi molto buona). Ma c’è di più: Conte non farà polemiche per la cessione di Icardi, peraltro tutta da definire, ma chiederebbe un ultimo tentativo di riappacificazione. Idea intelligente ma di difficile applicazione, visto ciò che Marotta pensa di Wanda Nara e dello stesso attaccante ora in vacanza. Non impossibile, comunque, perché il mercato non è che sia pieno di fenomeni. Conclusione? Non sarà l’ultima volta che scriveremo di Conte e dell’Inter.


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