Zanetti e le scimmie
10 Novembre 2012
di Oscar Eleni
Oscar Eleni da Forlimpopoli per ritrovare la ricetta artusiana sul flan di ceci da girare al nero di seppia di casa Lorenzo, per scoprire che il Passator Cortese, quel maiale del Pelloni che mandò in manicomio la sorella di Pellegrino e ispirava poeti a cottimo, la disperata Gertrude che aveva perso il senno dopo essere stata stuprata, assomiglia tanto, nell’immaginario collettivo, ai personaggi che adesso ce la contano su per un basket che possa uscire dalle catacombe dove lo hanno portato i figli illegittimi del nuovo cesto. Siamo nella settimana dei grandi dubbi. Eh sì, se uno è convinto che l’allenatore conta più di tutti, non della società, ma di tutti quelli che girano intorno al club, allora per questo turno di eurolega deve farsi legare al palo della tortura per ricevere in faccia tutte le uova fradicie che si trovano ai supermercati.
Non avevamo mai visto cadere tutti insieme uomini che per noi erano condottieri da giro del mondo in ottanta giorni, guadagnandoci anche tempo. Messina ridicolizzato dal Barcellona a casa sua. Ha chiesto scusa, attento a non dover chiedere un supplemento di scorta. Pianigiani mangiato vivo, parole del lupo, dal Trinchieri tanto odiato nella Balaclava di Desio. Dice che Cantù ha infierito appena ha capito. Bene. Lui, però, cosa ha capito del Fener che le aveva prese sode anche dal Real Madrid? Non ci dica che di Minucci e Meneghin sono improponibili le copie quando mandano in mare le scialuppe per salvare l’allenatore mal visto.
Scariolo bicampeon europeo, argento olimpico, finalista in tutti i mondi possibili, come ci ricordano le note media di casa Olimpia, salta il fuoco di Siena e poi si spiaccica al suolo, nell’aria triste del Forum di Assago, scoprendo che Spanoulis non è contemplato dai progetti difensivi in divenire, maestro del cantiere che allunga i tempi di consegna molto più degli appaltatori statali, di chi sta meditando sul palazzo di Cantù, la linea 5 del metrò a Milano, del nuovo libro sul come si costruisce una grande società, partendo da zero, avendo come sciolina molti milioni di euro, mandando a quel paese quel romanticone di Javier Zanetti, capitano dell’Inter, premio Facchetti, uomo straordinario, nel campo e fuori, che alla fine dell’intervista con il figlio di Giacinto per Sportweek dice testualmente al colto, all’inclita e alle scimmie nasone: ”Una società dovrebbe avere nei ruoli cruciali persone che rappresentino la sua storia, figure capaci di trasmettere attaccamento e senso di appartenenza…..”. Ma dai Zanetti, vuoi insegnare ai nuovi scià come si sbuccia una mela anche se hanno in mano una zucca?
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