W la foca

21 Giugno 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Mai come in questa edizione le presunte grandi sono state in sospeso fino all’ultimo per la qualificazione alle fasi decisive, anche solo per evitare un secondo posto che potrebbe avere conseguenze drammatiche. E’ il caso della Spagna, contro l’Honduras apparsa brillante come con la Svizzera ma con la piccola differenza di due gol di David Villa ed un tiro a segno misto ad accademia che sembra fatto apposta per far nascere rimpianti.
Se non succedono cose strane, arrivare primi nel girone significa infatti avere il Portogallo negli ottavi e la vincente del girone dell’Italia (cioè il Paraguay) nei quarti. Per questo all’Ellis Park i ragazzi di Del Bosque le hanno provate tutte per seppellire di gol l’Honduras, conoscendo il regolamento meglio di grandi quotidiani italiani che hanno parlato nei loro schemini ‘chiarificatori’ di classifica avulsa, differenza reti nella classifica avulsa, eccetera, dando ragione a chi sostiene (a ragione) che chiunque possa parlare di calcio se i giornalisti sono questi. No, il primo criterio per stabilire chi passa a parità di punti è la cara vecchia differenza reti pura. Se la Spagna (ora a più uno) battesse il Cile (ora a più due) automaticamente avrebbe una differenza reti migliore, mentre la Svizzera (zero) dovrà fare i suoi calcoli con l’Honduras oltre che ovviamente batterlo.
Combinazioni interessanti almeno quanto la serata di Villa e i concreti segnali di vita di Torres, che se la Spagna rimarrà in vita potrebbe entrare in forma proprio nella fase che fa la differenza fra l’uscita con onore e la leggenda. Del Bosque ha smentito ancora una volta la fama di semplice distributore di maglie (in quel Real tardo Sanz-primo Florentino non si poteva fare altro), cambiando posizioni e situazioni in campo. Gli piace molto Navas, perchè l’ala del Siviglia permette giochetti tattici alla Camoranesi (del Camoranesi che fu): dal 4-3-3 iniziale con Villa larghissimo a sinistra al 4-4-2, passando per fasi da 4-1-3-2 (una specie di versione moderna del Sistema, se i laterali di difesa stanno alti), con l’uno davanti alla difesa incarnato da un Busquets ai suoi massimi e decisamente meno gregario che nel Barcellona.
Un piacere vederli giocare, magari abbassando l’audio quando qualcuno dice che non sono cinici (infatti sottoporta sbagliano apposta, Torres aveva messo un milione sull’Under), un piacere che magari finirà dopo la partita con il Cile. Che ha dominato una Svizzera superdifensiva ma anche superpenalizzata dall’assurda espulsione di Behrami dopo mezzora. Alexis Sanchez e Beausejour di lusso, solo l’entrata di Mark Gonzalez e di Paredes ha inchiodato la squadra di Hitzfeld nella sua area: fra le squadre meno reclamizzate del Mondiale il Cile è senz’altro quella che regala più calcio al di là dell’eroismo dei deboli che magari altri hanno in misura maggiore.
Può essere in parte bugiardo un sette a zero? Può, perchè nel primo tempo di Portogallo-Corea del Nord la nazionale uscita direttamente dalla Guerra Fredda ha giocato ancora meglio che contro il Brasile, provando a cercare la porta sia con tiri a rimorchio (Cha Jong-Hyok) che con giocate personali (Hong Yong-Jo, un classico dieci) sfruttando il grande movimento dell’uomo copertina  Jong Tae-Se. Dopo l’uno a zero di Raul Meireles nel secondo tempo è stato all star game, con Tiago preciso negli assist e autore anche di una doppietta. Sfortunatissimo e vivissimo Cristiano Ronaldo, il gol finale da foca se l’è meritato tutto: dall’atteggiamento dei compagni nei suoi confronti si intuisce che ha creato uno spogliatoio maradoniano, pieno di gente che lo ama o che nella peggiore delle ipotesi è abbastanza intelligente da capire chi potrà portarla lontano. Non ci sono motivi per cui il Brasile dovrebbe fare un favore alla Costa d’Avorio che mirava alle sue gambe, probabile che il Mondiale di Eriksson e Drogba sia già finito.
stefanolivari@gmail.com
(appuntamento a dopo le ultime partite del girone A)

Share this article