Una notte da mediani

22 Febbraio 2006 di Erminio Ottone

di Erminio Ottone
36 – Erminio Ottone affronta lo scottante tema dei locali da centroclassifica, posti decenti ma che non saranno mai di tendenza, e ricorda con affetto un amico che ha preso il volo… Cari amici/nemici della notte milanese. Erminio Ottone nota con piacere che sono in tanti a cercare la spiritualità tra un locale e l’altro, tra un drink e un altro, tra gnocche vere e presunte. Da oggi quindi inaugura una sorta di ‘angolo della posta’, per rispondere alle vostre domande e condurvi sulle vie dello spirito poco santo e molto terreno. L’amico Lucio scrive: “Io sono a Milano da quasi due anni e ho tratto alcune conclusioni, essendo il tipo di persona che va nei locali per rimorchiare, non spendere cifre abnormi e non avere rogne per parcheggi. C’è un interessante sottobosco, da te mai considerato (non so se per tua scelta o per fighettismo) di locali che vorrebbero ma non possono… con persone anche queste da onesto centroclassifica (in cui mi colloco io, con sprazzi di bel gioco particolarmente in primavera/estate), in cui ho SEMPRE rimediato, anche roba decente. Sono locali tipo il mybali, ragoo,bodeguita del pilar, ecc…Le poche volte invece che sono andato all’Old Fashion e all’Hollywood (in particolare) mi sono imbattuto in vertiginosi super-trans e zoccolacce da riporto con improbabili vestiari e un indefinito campionario di ragazzini. Ti invito pertanto a dare maggiore credibilità a questi locali non propriamente ‘in’. Che ne pensi in proposito? Sono un po’ troppo sotto il livello minimo milanese consentito? In attesa di risposta, e di ulteriori suggerimenti per conseguire livelli di decente moralità”.
Caro Lucio, la scelta di parlare solo dei locali ‘di punta’ non è certo data da fighettismo. Se Erminio fosse fighetto ne tesserebbe le lodi. Si tratta di una scelta mirata esclusivamente a condurre voi fedeli sulla retta via dello spirito. Troppe volte, infatti, si sentono racconti di serate memorabili con modelle, donne lascive e vip, ambientati proprio nei più noti templi della mondanità milanese. Racconti alla Manuel Fantoni, il perfetto prototipo del ‘sòla’ interpretato magistralmente da Verdone in ‘Borotalco’; racconti che rischiano di fuorviare tutti voi e soprattutto i giovani desiderosi di far parte di questo mondo incantato, in cui non serve essere Brad Pitt per rimorchiare una gnocca alla Angelina Jolie: basta vendersi da Brad Pitt, calarsi nella parte, far credere che tu di questo mondo notturno sia parte integrante attraverso conoscenze vaghe e ruffiane con PR, amici degli amici dei vip, amici delle gnocche degli amici dei vip. Basta far credere di avere soldi da spendere in drink a fiumi, ragazze immagine, tavoli e mance sontuose, e non importa se dopo averlo fatto fai gli squilli agli amici perché ti richiamino, inventandoti la palla del credito esaurito. Aggiungi un paio di millantate tipo “io quella me la sono fatta” e la notte sarà tua! Ma le vie dello spirito proposte da Erminio attraversano i sentieri dell’essere, non dell’apparire.
Detto questo, passo alla tua domanda. Cosa pensa Ottone dei locali di ‘centroclassifica’ da te citati? Erminio conosce il My Bali e il Ragoo, non la Bodeguita del Pilar, e trova comunque sorprendente la tua segnalazione. Il My Bali, ad esempio, dà enormi problemi per il parcheggio. A volte propone serate divertenti, ma in generale non sembra immune all’invasione dei ragazzini. E per prendere un drink bisogna aver superato a pieni voti un corso di sopravvivenza. Che poi non vi si trovino gli ‘sboroni’ con sigarone in bocca, fiche pagate al tavolo e bottiglia di champagne è una nota di merito: loro non si abbassano a frequentare la poco nobile via Padova. Il problema però è sempre lo stesso (questione comunque di gusti): la musica! Oscena al My Bali come al Toqueville, all’Hollywood, al Casablanca, al Pelle d’Oca. Milano in realtà propone serate di musica alternativa, ma le fa anche pagare molto care, e Ottone è convinto che la spiritualità sia come le donne, le spiagge e il mare: non si paga. Quanto al Ragoo, è un locale che Erminio frequenta, anche se a malincuore. Lo fa per compiacere gli amici e non separarsi da loro, che sono un punto di riferimento essenziale per trovare nella notte milanese elementi di purificazione interiore. Agli occhi di Ottone il Ragoo si presenta come un posto popolato da finti intellettuali, sedicenti tali in quanto muniti di kefiah al collo o di un piercing al sopracciglio; di un paio di treccine rasta o di un tatuaggio di Che Guevara. Una sorta di ostentazione al contrario rispetto a quella dei fedeli che si rivolgono alla mecca di corso Como. E poi, tanti gruppetti chiusi tra loro, niente attaccapanni per i cappotti, poco spazio per la socializzazione e psicosi-parcheggio. Di certo però Ottone non ha ragione di dubitare che tu rimorchi al Ragoo, quindi ti fa i suoi più vivi complimenti.
Ottone spera di aver soddisfatto la curiosità e la sete di spirito di Lucio e coglie l’occasione per raccontare un vecchio aneddoto legato indirettamente al My Bali. Festa pre-matrimoniale del suo migliore amico (prima di sposarsi, ora è un pupazzo nelle mani della moglie e non si fa più sentire): serata splendida, tanti amici, tanti drink, tutti allegri, in un clima di grande spiritualità. Alla fine della festa, i futuri sposi portano l’auto sul passo carraio e caricano la montagna di regali ricevuti… Ma, zac! due poliziotti a bordo di una volante fiutano che è il loro momento: occasione ghiotta per fare la voce grossa e far valere la divisa senza rischiare nulla, anche perchè di fronte non ci sono delinquenti. “Cos’è ‘sta roba”?, chiedono con arroganza. (dialogo: S= sposi; P= poliziotti) S: “Scusateci, ma è la nostra festa, dopodomani ci sposiamo. Dateci due minuti per caricare i regali e spostiamo subito l’auto”. P (alzando la voce): “Non avete capito niente! Voi la togliete subito”! A quel punto tutti gli invitati (ubriachi) si sollevano contro gli agenti fischiandoli e irridendoli come meritano (non in quanto poliziotti bensì in quanto, nell’occasione, arroganti). Gli agenti se ne vanno, minacciando di ripassare poco dopo e di passare a maniere più convincenti se l’auto dovesse trovarsi ancora sul passo carrabile… Facile immaginare che, nonostante gli sberleffi ricevuti, se ne siano andati felici per quel piccolissimo momento di gloria personale. Sfortuna vuole che nel gruppo di invitati ci sia una agente (non in servizio), in grado di fare una scenata dettata da cieco corporativismo (siamo pur sempre in Italia) e capace di rovinare il resto della festa a casa dei futuri sposi.
Il finale di serata non è bello per Ottone: da una parte l’amarezza per una scenata gratuita, dall’altra la tristezza data dal sapere che il suo amico, anzi, il suo quasi-fratello, viene portato via… Niente più drink insieme, niente più serate tra uomini a parlare di pallone, ragazze, Fantozzi, Beatles (io) e Pink Floyd (lui). Voleva una moglie, l’ha trovata e Ottone è diventato contorno. Ma come al solito, tornando a casa nella notte piovosa, Erminio trova la folgorazione nel suo lettore CD: “A seed is waiting in the earth, from rain to come and give him birth… So the next time you see rain, don’t complain. It rains for you”. Ovvero: “Il seme nella terra aspetta che la pioggia gli dia vita… E allora, alla prossima pioggia, non lamentarti. Piove per te”. Ed era proprio così: l’amico di Ottone, dopo la pioggia, è sorto a nuova vita aspettando il suo momento; Erminio ha lasciato che la pioggia gli cadesse addosso e a poco più di un anno di distanza il seme ha preso vita: mesi e mesi di sole e tanta fortuna, un grande 2005 e uno splendido inizio di 2006.

Share this article