Un livello da Lippi e Pepe

29 Giugno 2010 di Stefano Olivari

Sarà anche vero che il Mondiale di calcio è un altro calcio, anzi secondo molti non è calcio né tantomeno uno sport. Però guardando Komano avere la faccia di quello che si vorrebbe suicidare e i suoi compagni piangere dopo il rigore di Cardozo non ci viene in mente molto altro che sappia descrivere così bene il senso della vita che fugge. E che fra quattro anni non sarà più la stessa, ammesso di essere ancora in pista. Insomma, non vi diremo che questo ottavo di finale è stato una partita noiosa.
Non lo faremo per due motivi. Il primo: è stata una partita tatticamente bloccata, giocata con grande attenzione dalle difese ma anche con grande intensità generale fino a quando c’è stato il crollo fisico. Il secondo: per quasi tutti i giocatori in campo era la partita della vita ed il calcio è bello solo quando è importante. Due moduli quasi speculari, 4-3-3 con interpreti diversi davanti (tre punte, più o meno votate al sacrificio, per Martino, tre centrocampisti offensivi per Okada) ma con la stessa attenzione a raddoppiare ed aiutare sulle fasce. Il risultato è stato che i pericoli sono arrivati quasi tutti da tentativi centrali: più tiri da fuori per i giapponesi (clamorosa la traversa di Matsui nel primo tempo), più azioni di sfondamento per i paraguayani (di Valdez l’occasione migliore, con paratona di Kawashima).
Siccome tutti hanno rispettato le consegne, per i difensori centrali è stato relativamente facile essere i migliori in campo: mvp ex aequo l’ex Perugia-Venezia-Cosenza (a malapena una decina di presenze totali) Paulo da Silva, che adesso fa dentro e fuori al Sunderland, e il vitalissimo Tulio Tanaka dalla storia da cartone animato (siamo nostalgici di Roberto Sedinho e Holly, sì, questi intrecci fra Brasile e Giappone ci esaltano). Poi i rigori per niente lotteria, visto che sono tirati da giocatori e parati da portieri, che hanno dato al Paraguay il primo quarto di finale della sua storia Mondiale. Una storia nobile, essendo iniziata con Uruguay 1930 (eliminazione nel girone degli Usa di Bert Patenaude) e proseguita con varie belle sconfitte, la più amara forse quella negli ottavi di Francia 1998 con il golden goal di Blanc. Rapportando tutto al nostro orticello, un quarto di finale che sarebbe stato alla portata addirittura dell’Italia di Lippi e Pepe che contro i sudamericani ha giocato la partita meno peggio del suo torneo.
stefanolivari@gmail.com

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