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Esercizi di ciclostile

Un altro Cunego per lo stesso Simoni

Stefano Olivari 06/04/2007

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1. Chi vince al Nord si laurea campione. Come nella tesi discussa da Arbasino: la «giovane promessa» non rimane il «solito stronzo». Ma assurge al ruolo di «venerato maestro». Dice: il Fiandre ha premiato Johan Lammerts anziché Sean Kelly (tre secondi posti, negli anni Ottanta). Ribadisce: tra i nomi degli ultimi vincitori della Roubaix ci sono quelli di Magnus Backstedt, Servais Knaven e Frédéric Guesdon. Obiezione: la meritocrazia perfetta non esiste. Anche l’università del ciclismo ha i suoi baroni. Tra Muur-Kapelmuur e Tranchée d’Arenberg le scie delle moto contano come quelle dei gregari. Sulla piazza del Mercato di Brugge si stringono alleanze che non arrivano a Ninove. Al Carrefour de l’Arbre si allargano gomiti non ritraibili, almeno fino al vélodrome. E via complicando percorsi tortuosi di loro. Alessandro Ballan è chiamato a scacciare il fantasma di Dario Pieri: dalla sua, diversi chili di meno e (forse) molta più classe. Tutti sintonizzati su radio Quick Step – Innergetic, allora. Nella playlist di Patrick Lefebvre, che posizione occupa Paolo Bettini?
2. «Gilberto è un grande uomo. Lui mi ha aiutato alla Coppi e Bartali, io l’aiuterò al Giro». «Quest’anno mi misurerò con le grandi classiche, non con le corse a tappe». Su per giù, l’aveva detto Damiano Cunego nell’aprile del 2004. Incauto, l’ha ripetuto Riccardo Riccò (foto) nei giorni scorsi. In ogni caso Simoni farà veramente di tutto, per non partire da Caprera con i Mazzoleni-Tonti della situazione Falzes; per non dare del «Bastardo!» al compagno che, eventualmente, lo precedesse a Briançon (si fa per dire); e per non vedersi costretto ad attaccare da lontano, ormai troppo vicino a corso Venezia. Con tutta Milano in tripudio per il suo compagnuccio.
3. Altra parrocchietta, stesso discorso: con un orecchio alle voci che giungono da Bonn e con l’altro attento ai sussurri che trapelano da Parigi. Nuove eventuali sull’Operación Puerto rimetterebbero in discussione vecchie presunzioni di colpevolezza (che si sapevano già acquisite). In ogni caso la Discovery Channel del Tour potrebbe comunque contare su un rampantissimo Alberto Contador, nonché su un ritrovato Yaroslav Popovych. Qualora a Ivan Basso venisse re-impedito di gareggiare, s’intende. Nel fumo di Londra.
4. Il giorno prima della Sanremo, lo spettacolo della punzonatura in centro. Nel salotto buono di Milano. Non fosse che metà degli invitati ha poi dato buca, adducendo scuse puerili. Gli RCS, sul momento, sono stati costretti a fare buon viso a cattivo gioco. Hanno incassato l’affetto del pubblico e condotto sicuri il vernissage, anche se con fare spento (in Galleria). Più divertente, ma anche inquietante, il duello a distanza che si è consumato tra le parti, smontata la baracca. Con i padroni di casa risentiti per la cafonaggine degli assenti; e con gli assenti più che giustificati dalla federazione internazionale, regolamenti alla mano. Di mezzo, ancora la sottoscrizione di quell’incredibile “accordo sull’essere in disaccordo”. Gli organizzatori non accettano il ProTour, che pure comprende le loro manifestazioni. L’UCI pretende di dettare legge, riscrivendo ogni volta i criteri per la distribuzione delle wild card. E i corridori? Le squadre rimangono alla finestra, barricate nei loro alberghi di periferia.
5. Silvio Martinello è stato chiaro e onesto. Non tanto nel caso della sua rinuncia alla collaborazione con RAI Sport, per conflitto d’interessi (la supervisione alla regia televisiva mal si concilia con la supervisione della nazionale della pista?). Quanto sul futuro dell’attività, che ha appena fatto registrare l’ennesimo fallimento. Fallimento più che annunciato, in verità: ma pur sempre fallimento. Il medagliere di Palma de Mallorca registra il solito predominio inglese e australiano. Ma un oro se l’è portato a casa persino Hong Kong. Almeno un argento, anche la Colombia. L’Italia niente di niente. In vista dei Giochi di Pechino, non c’è né da sognare né da stare allegri: c’è solo da lavorare, anzi da programmare. Con metodo. Nel mirino dei pistard azzurri ci può essere Londra 2012, riconosce l’ex seigiornista padovano. Buono a sapersi. E neanche tanto facile a dirsi: tanti federali, per fare i duri, preferiscono comunque spararla grossa. La puntata alta, sulle Olimpiadi cinesi, rimane quella dei settori strada e fuoristrada: rispettivamente, nientemeno che con Ivan Basso (crono) e Gilberto Simoni (cross-country). Chissà.

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

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