Umberto Eco chi?

9 Novembre 2011 di Stefano Olivari

Articoletto autocelebrativo, sborone e spocchioso, perché la classe non è acqua (per noi devoti di Sharon Zampetti e Chicco Lazzaretti è One O One) ma soprattutto perché abbiamo scoperto che scrivere in un libro che molti giornalisti sono in malafede poi ti espone al rischio di non avere recensioni sulle testate in cui questi giornalisti lavorano. In un mondo ridicolo e con pochi interessi come il calcio, figurarsi nell’economia o in altri settori pesanti…
Dalla parte giusta della barricata, quella in cui si scrive di aria fritta, siamo stati più volte (sempre?) sia noi che l’autore del Teppista: il semplice essere giornalisti apre porte che di solito agli outsider veri sono sbarrate, del resto se fossimo eversori del sistema non avremmo pagato le bollette di casa negli ultimi vent’anni mettendo l’ovvio (dei popoli) in bella copia. Venendo alle vendite, il semplice passaparola ci ha già fatto scollinare le 2mila copie di vendita più altre 3mila prenotate dai vari anelli della distribuzione. Cifre incredibili, per chi ha una minima conoscenza dell’editoria sportiva italiana (anche se questo non è un libro sportivo, ma basta che ci siano tre pagine di calcio per essere relegati in questo ghetto per non lettori) e dell’editoria in generale dove al di fuori degli autori che vediamo nelle classifiche di solito il libro te lo comprano per pietà solo gli amici non scrocconi. Inutile ricordare che le vendite non sono né un indicatore di qualità né uno di non qualità, sono solo numeri. Mentre stiamo scrivendo queste righe siamo quinti nella classifica Hoepli  e sesti in quella italiana assoluta di vendita degli eBook. Davanti, nella graduatoria ‘fisica’, a Camilleri (Sellerio), Benedetta Parodi (Rizzoli), Baricco (quindicesimo, Feltrinelli), Rampini (sedicesimo, Mondadori), Umberto Eco (venticinquesimo, Bompiani), solo per citare gente a cui non manca il traino televisivo nè la recensione dei circoli giusti (tranne che nel caso della Parodi, nostro mito). Dove vogliamo arrivare? Non certo a sostenere che le recensioni non contano, altrimenti non ci sarebbe la coda per presentare la propria ‘ultima fatica’ da Fabio Fazio o anche a una trasmissione sui funghi. Quel poco che arriverà ci riempirà comunque di gioia, visto che siamo cresciuti con la carta stampata e con lei moriremo. Finora siamo stati presi in considerazioni dalle fanzine di alcune curve e dal sito di un bravissimo tatuatore di Carugate. E ne siamo orgogliosi, significa per una volta nella vita che abbiamo scritto qualcosa di vero e che sia andato oltre il compitino. Risentirete parlare di noi per ‘Ferrari, un sogno italiano’, ‘Moratti, cuore nerazzurro’ o ‘Quanto ci mancano Coppi e Pantani’, per questi titoli la segnalazione del ‘collega’ non ci verrà di sicuro negata. 

Twitter @StefanoOlivari

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