Ubriacatevi ma fatelo a Manchester

25 Marzo 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Lo stato di diritto, ma anche quello di rovescio, vince ancora. L’ottima Cassazione ha infatti accolto il ricorso di un ultrà della Roma, il 34enne Andrea, contro la decisione del Questore della Capitale di imporgli per tre anni di passare in commissariato in concomitanza delle partite. Insomma, il Daspo. Il tifoso era stato arrestato a Manchester nell’ottobre 2007 per ubriachezza molesta nei pressi dell’Old Trafford poco prima di Manchester United-Roma, ed inoltre sulla sua fusoliera questo barone (giallo)rosso aveva anche un’altra tacca di prestigio: un Daspo del 2001, merito dell’allora Questore di Perugia. Accogliendo il ricorso dell’ultrà, la Cassazione è entrata nel merito delle disposizioni sul Daspo: ”Non configurano propriamente una condizione di reciprocità, ma statuiscono semplicemente alcune norme unilaterali che estendono il Daspo disposto da questori italiani alle manifestazioni sportive che si svolgono nel resto dell’Unione europea, e conferiscono alle corrispondenti autorità di polizia europee un potere di Daspo per le manifestazioni sportive italiane. È evidente che un questore nazionale non ha competenza territoriale per disporre divieti di accesso e prescrizioni di comparizione per episodi di violenza sportiva commessi all’estero. La semplice ubriachezza molesta non rientra in alcuno dei presupposti che giustificano il divieto di accesso agli stadi e l’obbligo di comparizione”. In italiano significa che puoi fare il cretino (come in questo caso specifico) o teoricamente il delinquente (nella sentenza si parla esplicitamente di ‘violenza’) all’estero senza pagarne le conseguenze in patria.
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