Tokyo 2020, Awana Ganna

4 Agosto 2021 di Stefano Olivari

Quasi nessuno di chi ha visto la finale in diretta, con lo spettacolare oro in rimonta dell’Italia di Ganna, ma anche di Lamon, Consonni e Milan, può dire di essere un appassionato di inseguimento a squadre su pista. Noi, alziamo la mano, solo alle Olimpiadi e qualche volta ai Mondiali quando proprio ci sbattiamo contro. Questo non toglie che sia una medaglia pesante e che i Giochi, pur con la chiave becera del connazionale da medaglia (vale in tutto il mondo, tutti siamo provinciali e gli esterofili anche più degli altri), diffondano un minimo di cultura sportiva. Poi tanti sport, e il ciclismo su pista è senz’altro fra questi, presentati in un certo modo (scommesse, televisione, pseudovip in tribuna, la creazione di un’abitudine), potrebbero avere uno spazio vero anche durante il quadriennio. Forse non l’inseguimento, che necessita di picchi di forma non mantenibili per mesi di fila, ma tante altre specialità sì.

Superscarpe, superpista, superrecord. Ci stiamo abituando troppo bene e la prestazione mostruosa di oggi è di Sydney McLaughlin, con la sua rimonta su Dalilah Muhammad e la chiusura con un spaventoso 51.46. Come spaventoso è il 51″58 della Muhammad e per certi versi anche il 52″03 di Femke Bol, che fino a fine giugno sarebbe stato record del mondo mentre adesso è soltanto europeo. Come quantità di primati non siamo ai livelli di Messico 1968, decisi dall’altitudine almeno al pari del passaggio dalla tennisolite al tartan, ma di sicuro siamo all’inizio di un’era in cui le graduatorie di tutti i tempi saranno riscritte, ovviamente favorendo il presente. Oltre i soliti sospetti c’è insomma di più. Poi Bolt può anche dire che con le Nike MaxFly correrebbe in 9″40, crediamo fra l’altro sia vero, ma cosa potrebbe dire Jesse Owens? Si vive, si scrive e si corre nel presente.

Notizie di Filippo Tortu, fino a pochi mesi l’uomo che Jacobs inseguiva? Fra l’altro uno che le superscarpe non le ha avute, pare, anche se nemmeno il padre-allenatore spiegherebbe così gli attuali 36 centesimi di differenza con Jacobs… Intanto Tortu può fare bene nella 4×100, dove l’Italia lo ha giustamente messo in ultima frazione. Giustamente perché quello che percorre più metri è l’atleta che sta in seconda e quindi lì deve andarci il più forte, cioè Jacobs. Quasi mai però si fa così, perché il campione di solito pretende anche di essere l’ultimo a portare il testimone e di avere quindi più foto all’arrivo (anche perché, diciamolo, se si sta attenti alle zone di cambio della 4×100 nelle prime tre frazioni non si capisce niente). Jacobs in seconda quindi un segno di intelligenza di Jacobs stesso, ma anche un segno che gli azzurri ci credano. Un paio di errori degli altri e Patta-Jacobs-Desalu-Tortu possono almeno sognare. Previsione tifosa? Legno.

La Serbia nei quarti ci ha detto male e almeno nella pallavolo femminile era previsto, da tante che erano le differenze, al di à del fatto che le azzurre siano state molto al di sotto del loro standard. Imprevedibile invece la facilità con cui ci hanno buttati fuori dal torneo di pallanuoto, visto che l’Italia è campione del mondo in carica. Ci asteniamo dal giudicare sport che guardiamo soltanto in occasione dei grandi eventi, ma non possiamo non notare un antipatico schema comune: i più criticati sono quelli che ci sono, che fino a prova contraria sono meglio di quelli che ai Giochi nemmeno sono riusciti a qualificarsi: calcio maschile e femminile, pallacanestro femminile, pallanuoto femminile, pallamano maschile e femminile, eccetera. Si è arrivati al punto di sostenere che la scherma, con l’Italia che è una delle tre nazioni ad avere qualificato tutte le sei squadre, sia in grave crisi. Comunque tutti devono ringraziare Jacobs, a partire dall’ubiquo Malagò.

Medaglie italiane di oggi: oro di Simone Consonni (Cofidis), Filippo Ganna (Ineos), Francesco Lamon (Fiamme Azzurre) e Jonathan Milan (Bahrein) nell’inseguimento su pista a squadre.

 

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