Editoria

Tavecchio contro il Muro del Calcio

Stefano Olivari 03/01/2017

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Nemmeno il tempo di cominciare il 2017 e forse il Muro del Calcio è già finito, così come i commenti agli altri articoli di Indiscreto. Merita infatti una riflessione il fatto che Carlo Tavecchio debba essere risarcito con 60mila euro dal gestore di un sito web (agenziacalcio.it) a causa dei commenti offensivi da parte di un utente del sito che aveva definito il presidente della FIGC in vari modi, fra cui ‘pregiudicato’ e ‘farabutto’. Su Repubblica abbiamo letto che la Corte di Cassazione ha sconfessato tutta la giurisprudenza recente in materia, che attribuiva la responsabilità dei commenti al commentatore stesso (traduzione: Tavecchio avrebbe dovuto rivalersi soltanto sul commentatore, non anche sul gestore del sito). La Corte ha quindi stabilito l’esistenza del concorso in diffamazione, fra l’altro in contrasto con la giurisprudenza europea, e a subire danni saranno per forza di cose i blog e i siti indipendenti, quelli che non possono o non vogliono permettersi moderatori umani che filtrino i commenti. Nessun pericolo per la libertà di espressione, come qualcuno sta già dicendo con enfasi degna di miglior causa, per fortuna non siamo in Cina o in un paese arabo (non ancora, per lo meno), perché in linea teorica ogni commentatore potrebbe aprirsi un suo blog o dire la sua sui social network (che, a occhio, potrebbero avere anche loro danni da questa sentenza). E quindi? Anche in commenti di qualità come quelli del Muro del Calcio, lo diciamo senza problemi perché basta confrontarli con quelli dei grandi portali di informazione (che nonostante il filtraggio e la moderazione sembrano popolati da subnormali), può a a volte scappare la mano come a volte in effetti è scappata. Senza contare che un cretino ‘one shot’ può rovinare l’automoderazione del 99% di noi utenti abituali. Invitiamo quindi i tanti avvocati lettori di Indiscreto a darci un consiglio gratis: chiudere i commenti di Indiscreto, prefiltrarli, lasciare tutto come adesso rischiando il nostro trilocale di periferia? La prima scelta sarebbe dolorosa, ma avrebbe una exit strategy possibile come il trasferimento su Facebook, la seconda sarebbe forse più gradita ai lettori ma trasformerebbe un piacere in un lavoro non pagato, la terza ci metterebbe nel mirino dei querelomani: case farmaceutiche, portaborse di procuratori, dirigenti di club calcistici, mogli di politici in declino, anche giornalisti sportivi, per citare chi dal 2000 ad oggi dalle minacce via mail è davvero passato alla carta bollata. Una ventina di situazioni in tutto di cui solo due finite effettivamente in tribunale, in sedici anni nemmeno tante: finite per fortuna bene ma con devastanti perdite di tempo. In ogni caso la legge va rispettata, visto che il vento giurisprudenziale sembra cambiato ci adegueremo.

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