Atletica

St. Moritz facci la grazia

Stefano Olivari 30/07/2014

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Perché da tempo immemorabile molti atleti italiani, in particolare maratoneti, si allenano a St. Moritz? Non troveremo mai un dirigente della FIDAL che ci risponderà ‘La ringrazio per la domanda’, visto il ventaglio di possibili risposte. Tutti cultori dell’Engadina, alla Mario Monti, del resto è noto che in Italia manchino località a 1.800 metri di altezza. Per fare un pronostico in chiave azzurra sull’Europeo di Zurigo (dal 12 al 17 agosto prossimi) bisogna però partire proprio da St. Moritz, dove in molti stanno rifinendo la preparazione: medaglia probabile per Valeria Straneo, possibile per Anna Incerti, molto ipotetica per un Daniele Meucci che ha buttato via le certezze (europee) nei 10mila in pista e nel cross per inseguire un’ambizione sbagliata e indotta dal raddoppio all’italiana (quella teoria, sostenuta da tecnici anche autorevoli, che uno bravo in una distanza può essere bravissimo raddoppiandola o comunque aumentandola: è così che si rovinano i Di Napoli, le Cusma e le Milani). Per il resto si può arrivare alle 6 medaglie di Barcellona 2010 (ingiusto il confronto con le 3 di Helsinki 2012, perché non c’erano maratone e gare di marcia) sperando che la Grenot regga la pressione sui 400, dove avrebbe in canna anche l’oro, che vista la morìa di favoriti nell’asta al piano inferiore, rispetto a Lavillenie, Gibilisco dia l’ultima zampata (per una medaglia potrebbe bastare un 5,75 al primo tentativo), che Donato tiri fuori un jolly nel triplo. Giusta la mega-spedizione (79 elementi), perché le grandi competizioni fanno crescere, purtroppo giusto anche non convocare nessuno dei ragazzi che hanno partecipato ai bellissimi Mondiali juniores appena terminati a Eugene: eroico Chappinelli (età da allievo e aspetto da bambino) sesto nelle siepi, ma poco altro: in questa edizione non si è riusciti a far parte del poco (40 membri) esclusivo club dei paesi con almeno una medaglia, però evitiamo i soliti discorsi. E quindi? Presente grigio e futuro nero, senza alcun riferimento ai fantomatici ‘nuovi italiani’. Che in media stanno facendo peggio di quelli vecchi.

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