Il programma di Catherine Bertone

14 Aprile 2016 di Indiscreto

Dispersa fra le notizie di aspiranti soci di minoranza di Thohir, Berlusconi e Pallotta, forse qualcuno avrà letto quella dell’impresa di Catherine Bertone alla maratona di Rotterdam di domenica scorsa. Correndola in 2:30:19 l’atleta valdostana è diventata la seconda maratoneta d’Italia nelle ultime due stagioni dietro ad Anna Incerti, mentre Valeria Straneo è sempre semi-infortunata e le speranze di vederla in forma per Rio sono sempre meno. Ma l’impresa della Bertone non è tanto cronometrica, viste le caratteristiche di Rotterdam (dove è arrivata quarta, a quattro minuti dalla vincitrice) e il tempo comunque lontano dall’elìte mondiale, quanto umana: ha infatti 44 anni, è un medico pediatra specializzato in malattie infettive, ha due figlie e fino a pochissimi anni fa aveva una routine quotidiana forzatamente da amatrice. Confessiamo, anche se con il web è facile barare, di non averla letteralmente mai sentita nominare prima del suo exploit di 4 anni fa, che ha fatto iniziare una carriera culminata con il bronzo dei Mondiali di Zermatt di corsa in montagna dell’anno scorso. E ringraziamo l’amico di Indiscreto Stefano N. che ci ha inviato le sue tabelle del 2012, pubblicate sul mensile Correre (BERTONEPROG), molto interessanti proprio nei mesi verso la maratona di Francoforte che l’ha fatta conoscere agli appassionati di atletica italiani. Tutto molto sostenibile, anche come tempi di vita, stando a quanto pubblicato. Il 30 settembre aveva corso una mezza maratona (a Padenghe) in 1:19:42, poi un mese di quasi scarico in cui ha fatto soltanto tre allenamenti pesanti con una gran dose di variato, per il resto lunghi, fondo e un’altra mezza maratona il 7 a Volpiano, corsa in 1:18:06, per arrivare il 28 a Francoforte, dove il 2:34:54 le ha fatto riconsiderare,a 40 anni, i suoi obbiettivi agonistici. Curioso che il direttore tecnico Massimo Magnani, ex maratoneta, abbia in prospettiva olimpica minimizzato questa sua esplosione tardiva. Niente da asteriscare, perché se no nemmeno le avrebbe promesso la convocazione per la mezza degli Europei, forse soltanto il dispiacere di vedere due maratonete olimpiche su tre che si sono fatte letteralmente da sole, senza gruppi federali e/o militari. Di qui l’invenzione del minimo di 2’29” (l’abbiamo letto sulla Gazzetta dello Sport) da parte di Magnani, per assicurarsi la convocazione, un minimo che in linea teorica non avrebbe alcuna italiana. In ogni caso confessiamo, pur essendo schiavi del mito giornalistico della ‘bella storia’, di non esultare mai per queste esplosioni tardive, con tutto il rispetto per l’impegno della Bertone.

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