Se lo dice Rino Tommasi

14 Dicembre 2012 di Stefano Olivari

Recensione a metà, come il falco di Grignani, per Maledette classifiche -Tra boxe e tennis, vita e imprese di 100 campioni (editore Limina). Un libro che Rino Tommasi ha dedicato ai grandi amori della sua vita, appunto la boxe e il tennis, proponendo le sue personali classifiche dei migliori cinquanta di tutti i tempi. Un gioco sempre affascinante, dove tutto è opinabile, che funziona solo quando la credibilità del giornalista è ai massimi livelli come in questo caso. Il limite del libro è chiaramente nella sua struttura, due parti assolutamente indipendenti e che non portano ad un discorso unitario come nel precedente Da Kinshasa a Las Vegas via Wimbledon e nell’antico, ipnotico, Trent’anni a bordo ring (la migliore opera di Tommasi, per distacco). La sua forza è nello schema, che facilita la lettura a chi come noi ha dalla prima elementare difficoltà nel concentrarsi più di cinque minuti. Non siamo all’immortale ‘Devi scrivere a capitoletti, così si può leggere anche seduto sul cesso’ di un nostro vecchio editore (adesso fallito: sarà un caso?), ma quasi.

Parliamo quindi adesso solo della metà pugilistica, i cui magnifici cinquanta risentono evidentemente dell’età dell’oro della boxe televisiva in Italia, cioè gli anni Ottanta con Canale Cinque (e quindi Tommasi) a proporre il meglio del mondo costringendo anche la Rai ad alzare il livello della sua offerta. Tommasi non è legato anagraficamente a un decennio: bambino-tifoso negli anni Quaranta, aspirante giornalista nei Cinquanta, organizzatore di successo nei Sessanta, inviato per la Gazzetta nei Settanta e voce-volto televisivo dagli Ottanta in avanti, fino a quando Sky ha cancellato questo sport senza un vero perché. A dirla tutta, Tommasi non è rimpianto da molti giornalisti dell’emittente di Rogoredo, che fanno a gara nel ricordare alcuni suoi privilegi del passato (tipo i viaggi in Concorde): non è un caso che a rimpiangerlo, impressione personale parlando nel retrobottega sia con le stelle che con i peones, siano soprattutto quelli bravi.

Ci ha colpito che la sua classifica abbia visto un dominio di pugili che negli Ottanta hanno dato il meglio di sè, dagli scontati Hagler a Leonard, da Wilfredo Gomez ad Aaron Pryor, senza dimenticare Hearns, Sanchez, Holmes, Benitez e ovviamente Mike Tyson. Il numero uno di tutti i tempi è, per Tommasi e per quasi tutti quelli che hanno visto tanta boxe, Ray Sugar Robinson ed è un po’… italiano che nei primi cinquanta ci siano tre italiani. La classifica tiene infatti conto dell’aspetto sportivo ma anche di quello divistico (diversamente Dempsey non sarebbe al numero sedici e Marcel Cerdan non sarebbe nemmeno citato) e su questo doppio piano l’unico che avrebbe retto anche in una classifica redatta da uno straniero sarebbe stato Nino Benvenuti (41esimo per Tommasi), mentre il forse più bravo Bruno Arcari (messo alla posizione 36) e il forse più personaggio (ma solo in Italia) Duilio Loi sarebbero stati cancellati. Per ognuno non viene proposta una biografia in stile Wikipedia ma un giudizio tecnico e storico, la bontà dell’operazione sta tutta qui. Se il giudizio è di Rino Tommasi, uno con cui abbiamo passato più ore (da spettatori) che con i nostri migliori amici, lo leggiamo. Quello di Piripicchio invece non ci interessa. I libri li possono scrivere tutti, purtroppo è anche vero che li scrivono tutti, ma la credibilità non si inventa.

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