San Siro fuori dal mondo

3 Febbraio 2021 di Indiscreto

Il nuovo San Siro di Inter e Milan, che del vecchio San Siro conserverà al massimo qualche pietra come citazione storica, è un tema politico interessante anche in un momento così difficile per l’Italia. E l’interesse è alimentato dall’incredibile segreto che il Comune di Milano guidato da Giuseppe Sala sta mantenendo intorno al megaregalo che sta per essere fatto a cinesi e americani dal futuro (e anche il presente non scherza) incerto. Discorso che peraltro varrebbe anche per milanesi dai tempi degli Sforza.

Da segnalare quindi un articolo del Fatto Quotidiano di oggi, a firma Gianni Barbacetto, che in parte infrange questo segreto aggiungendo cifre più precise a quanto già si sapeva, cioè il sostanziale ricatto sulle volumetrie delle aree circostanti ad uso commerciale e residenziale. Nel dossier semisegreto di Inter e Milan la novità, secondo le fonti del Fatto, è la proposta di un indice di edificabilità di 0,51: inferiore allo 0,70 reso possibile dalla legge sugli stadi e richiesto in prima battuta, superiore allo 0,35 riservato a un qualunque imprenditore immobiliare. Alla fine si dovrebbe arrivare, stadio a parte, a 77.000 metri qauadrati di spazi commerciali, 47.000 di uffici, 12.000 di albergo, 9.000 di intrattenimento, 4.000 di centro congressi. Con il piano finanziario che prevede costi di 1,2 miliardi di euro, 652 milioni per lo stadio, 577 per le altre aree.

Detto, come al solito, che noi siamo favorevoli alle cose nuove (nel 1926 anche San Siro lo era) e ai progetti, il punto della questione non cambia: Inter e Milan potrebbero farsi il loro stadio ovunque, a Milano e provincia le aree depresse non mancano, così come non manca la disponibilità degli amministratori locali, ma si intestardiscono nel farlo sul vecchio sito, con la pretesa di abbattere un bene pubblico e di avere regali di altro tipo se no l’attività non sarebbe profittevole. Come se uno di noi volesse aprire una pizzeria ma pretendesse anche l’edificabilità dell’area intorno perché solo con calzoni e quattro formaggi non ci sta dentro.

Quasi superfluo aggiungere che Suning, fino a qualche mese fa del tutto follower rispetto a Elliott e alla sua necessità di monetizzare, adesso che è in trattative con mezzo mondo per la cessione dell’Inter ha tutto un altro atteggiamento rispetto alla questione. I cinesi sono insomma, come gli americani, disposti adesso a qualsiasi compromesso per avere uno straccio di approvazione e salutare l’Italia. Sullo sfondo un mondo che è cambiato, che anche con vaccinazioni di massa non avrà più bisogno di grandi spazi commerciali né tanto meno di uffici: il nuovo San Siro, inteso come area, nasce già fuori dal mondo.

Per non parlare della frattura fra i normali cittadini ed i rappresentanti di qualsiasi colore, stranamente quasi unanimi. I primi si chiedono perché pagare 652 ciò che puoi ristrutturare per 300 (domanda dei bar: non è che avranno gonfiato i costi?), i secondi continuano a proporre un ‘Modello Milano’ simile a quello di Ligresti, infiocchettandolo con stupidaggini fintamente green. La sola espressione ‘Biblioteca degli alberi’ ispira l’iscrizione a gruppi paramilitari e l’acquisto di Hummer con motore diesel.

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