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Arte

La riscoperta di Recalcati

Oscar Eleni 27/12/2014

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Oscar Eleni dal sagrato del Duomo di Milano dove è arrivato Ivan il matto portandosi dietro la neve, notizie allarmanti sul perdono interista per Balotelli, ma anche buone nuove sulla grazia presidenziale. Petrucci ci gode a fare il Napolitano della situazione, quasi più che ad avallare le liste nere dei suoi corazzieri di latta che, per fortuna, non sono riusciti a fermare la candidatura per il canale televisivo FIP, noleggiato a SKY, giustamente, del Nic Trigari che ha lavorato così bene, ai tempi di Bogarelli, quando Sportitalia aveva il tempo pieno sulla Nazionale. Tre palle cento lire. In piazza Duomo, non su un campo di basket, anche se gli osservatori hanno trovato il modo di apprezzare una partita come quella fra Varese e Sassari con 89 tiri da tre. Per fortuna questo duello di bombolones fra l’abate Sacchetti e il diacono Pozzecco allevato nel convento geniale del Meo, ha stuzzicato anche la critica e adesso si chiede di spostare ancora più indietro, tipo NBA, accidenti sì, la linea da tre punti. Figurarsi, qui da noi non ci sono sfoghi laterali per ampliare l’arco.

Liste nere, dicevamo, amnesie da carognoni. Siamo felici di aver potuto scambiare auguri ed impressioni con il mondo che ci aveva stregato, conquistato per la vita. Campioni, dirigenti, allenatori come Recalcati che adesso manda auguri animati, ma per noi resta sempre il gatto meraviglioso di fratel Brambilla al Pavoniano, l’artista del Taurisano, uno che ha scoperto l’incanto e l’impossibile trottando dietro a Frigerio quando a comandare nel cuore vero di Cantù c’era il dottor Borislav Stankovic, un veterinario che sussurrava ai cavalli, uno che ha fatto la storia del basket mondiale, dopo quello jugoslavo, il primo a sgambettare le italiane che si credevano figlie degli dei, cominciando dal Simmenthal di Rubini che scoprì nel 1968 il muro di Cantù quando era troppo tardi e la squadra rinnovata perdeva colpi dietro ad un pivot sbagliato in tempi dove se fallivi la scelta, Raymond lo fu, molto prima del Brosterhous fortunatamente mai vestito di rosso e bianco visto che trottava per l’Innocenti sacrilega in bianco e blu.

Molti che riscoprono a settimane alterne il talento del Recalcati Temporeggiatore , uno che sa sempre come trovare il meglio in regni nobili, ma tutti da esplorare come avvenne a Siena, nella Fortitudo affamata, sotto il monte per la stella varesina, non parliamo della Nazionale, adesso lo candidano per la finale scudetto più di Sassari e Reggio Emilia. Malvagia previsione conoscendo ambienti e veglie ipocrite. Un pericolo. Lo diciamo persino noi spesso che ci siamo trovati dalla parte di chi urlava crucifige perché sembrava indietro con i tempi, non carico, nel secondo mandato in Nazionale o a Bologna, più che a Siena, magari a Varese, come nel primo, nella banda silenziosa che aveva smarrito il senso della realtà, mentre lui dalla montagna ci diceva che avremmo avuto giocatori magri di talento, personalità e anche entusiasmo. È accaduto.

Ora ci si domanda se questa Reyer, partita, più o meno come la Cantù di Stankovic, potrebbe davvero sgambettare l’Emporio Armani che alla fine del girone di andata “acquisterà” Daniel Hackett anche per il campionato. Non ci sembra possibile. Di sicuro in una serie di 7 partite. Magari nel confronto secco di coppa Italia si potrebbe arrivare a soprendere gli scorpioni di Banchi titillati da chi poi alimenta il fuoco amico, l’anno scorso peccavano spesso, ma le cose sembrano cambiate dentro il gruppo e nella stessa società. Insomma ci sono segnali che fanno suonare i campanelli d’allarme un po’ prima. Neppure la prima fase dell’eurolega può dire che Milano ha mancato il suo impegno. Certo sono gli stessi che storcevano il naso quando l’Emporio perse il Lombardia contro Cantù. Adesso vediamo bene cosa significava quel precampionato. Certo Banchi avrà il filo teso per camminare sull’orrido di eurolega, sbagliasse l’approccio contro le nobili turche, più che contro l’Olympiacos già rimasticato, o si facesse congelare dalle russe, il CSKA, ovviamente, più che il Novgorod che mise la prima pietra al collo di Sassari, allora comincerebbero i guai perché il tutto avverrebbe in mezzo alla sosta nell’oasi senza acqua di Desio per la coppa Italia.

Il lavoro paga, lo sanno bene le otto che sono già nel magnifico cerchio della prima verifica. Impossibile che nelle prossime tre partite Bologna, che già partiva da meno due, o Varese, anche se il Poz ha la possibilità di fare un filotto, possano prendere Cremona, Avellino e anche Trento che adesso si accorge di essere stata misurata, pesata e quindi sfidata come se fosse da sempre nel giro alto del nostro basket che fino a ieri non immaginava di trovare in Trentino una culla per piccoli slalomisti fra i canestri.

Siamo sul delta del fiume scudetto, l’11 gennaio finisce l’andata. Milano è un mostro in questo piccolo mare dove, come è successo a Cagliari, hanno inventato porti con fondali troppo bassi per far ancorare portaerei. Un fondale che va bene al pesce popolo, a chi non si rende conto che il computer di bordo che ha fatto il calendario da pugnetta cinese, si gode quando la martellata sbaglia il bersaglio, ha fatto perdere tante belle occasioni. Eh sì, al cervello (o ai cervelloni?) dovevano dare tutte le coordinate guardando più in alto, nel parainferno del calcio. Sapete già delle scope subite nella programmazione televisiva, ma sembra peggio questo spreco di giornate senza grande calcio dove, se ne saranno accorte le vergini del sogno trelevisivo, le scimmie che vorrebbero imitare il tennis invidiato, i giornali, a parte quelli sportivi, hanno ridotto quasi alle brevi un turno di campionato che il 26 dicembre, con città mezze vuote, ha portato ben 40.000 persone sulle tribune. Un’inezia, sghignazzano nella redazione calcio. Ma sbagliano. Certo questi, anche sbagliando, ti dicono che non è giusto agitarsi, tanto se non si preoccupano in Lega o Federazione, perché dovrebbero impegnarsi altri neppure gratiuficati da un cordiale biglietto d’auguri?

Pagelle prima che la neve ci trasformi nei pupazzi che poi qualche bel tomo prenderà a calci, come sognano di fare quelli che per un piatto di lenticchie, un po’ di vanità, dimenticano che non esiste prezzo per la dignità e che non si accettano elemosine o alleanze con gente che ha totale disprezzo per le verità, per chi è sicuro di poter porre dei veti in mondi che non gli competono.

10 Al CARCHIA di Sportando, il sito dove il basket viene davvero servito con tutto l’amore possibile. Notizie separate dalle opinioni. Lavoro che dura tutto il giorno, senza una pausa di festa.

9 Al TRIGARI che ritorna ai mcrofoni televisivi del basket dopo la sosta indesiderata per foratura aziendale. Una voce competente, un appassionato, anche se la nuova generazione di radiotelecronisti sembra crescere bene, pur portandosi dietro ancora molti urlatori della “perfetta parità” e del canestro sbagliato per sfortuna perché la palla batte due volte sui ferri. Ohibò.

8 Al CUSIN che si è trovato tantissimi amici disposti a difenderlo per la “fuga” da Sassari. Noi non lo faremo. Certo sta giocando proprio bene e ne siamo felici per la Nazionale che di lui ha davvero bisogno.

7 Al Piero BUCCHI che è rimasto in silenzio quando grandinava su Brindisi, che ora è in agguato aspettando tutti quelli che sottovalutano un pregio nella squadra di questo bolognese di talento: le difese proteggono anche nei giorni in cui ci si ubriaca sparando alla luna.

6 A Frank VITUCCI altro paziente tessitore nell’ombra che sta portando Avellino sotto i cannoni di Navarone e potrebbe anche scardinarne qualcuno. Ha lavorato con pazienza e speriamo che niente e nessuno vadano a disturbare di nuovo il manovratore.

5 Alla RAI se non ci fa sapere a stretto giro di telecronaca chi sarebbero i colpevoli del comico funzionamento della grafica che dovrebbe corredare ogni diretta. Dire che non è colpa della RAI sembra insufficiente. Dare la colpa al bayon inadueguato.

4 Alle SOCIETÀ che occupano, tristemente, il secondo vagone del trenino che porta al Bernina della coppa Italia, se non prepareranno tanti bei fogli di via per giocatori irrecuperabili sul piano umano. Perché tenersi dei mal di testa quando spalancando una finestra ci si potrebbe persino divertire?

3 Al guerriero David MOSS che alla fine della partita contro Capo d’Orlando è corso in campo ad abbracciare Villa, uno dei ragazzi del vivaio che aveva trovato i primi punti in serie A. In questo modo il leone dà un pessimo esempio a tanti connazionali, a tutti quelli che ancora considerano i compagni di squadra come estranei, le società come mucche da mungere. Moss ama tutto dei posti dove lavora, della gente che frequenta, magari con tanti difetti, come lui del resto, per questo temiamo che qualcuno, prima o poi, lo mandi altrove. Succede di non capire che nelle rivoluzioni tecniche certi personaggi non devono essere mai sfiorati. Lo ha insegnato Trento, lo ha spiegato la Reyer con questo Peric che è davvero la novità dell’anno.

2 A CASERTA se dovesse bruciare Vincenzo Esposito in questa che sembra davvero un missione impossibile, una salvezza difficile da ottenere se non si farà chiarezza e non si libererà subito l’ambiente da chi è nato per giocare a tennis più che in uno sport di squadra.

1 Alla LEGA per non aver ripensato agli orari delle partite per la tredicesima notte del campionato fissata alle 21 di lunedì 29. Sono forme orgogliose di non ammssione dell’errore che sembrano gli strepiti della famosa categoria di quelli che vorrebbero guadagnare sempre il massimo offrendo al banco, al tavolo, in vetrina, merce di scarsa qualità a prezzo sempre esagerato.

0 Alla ROMETTA di Dalmonte illusa di poter essere perdonata per la bella corsa nella seconda coppa europea. Inizi come quelli di Brindisi fanno venire i brividi e dispiace che uno come Triche, tanto amato a Trento, sia diventato il doloroso dilemma in una squadra che ne ha comunque parecchi da risolvere in una stagione che giustamente potrebbe finire nell’ombra di viale Tiziano.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

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