Rimpianto anche con zero titoli

21 Aprile 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
L’atteggiamento di Mourinho, il vuoto di Balotelli e il diritto romano.

1. Il presidente del Genoa Enrico Preziosi ieri sera a San Siro, origliato mentre scendeva le scale nel dopopartita: ”Fosse un mio giocatore, Balotelli lo prenderei a calci nel culo’. Mirabile sintesi, che probabilmente a Moratti non è nemmeno venuta in mente: non per bontà, ma perchè per il suo inconscio il giocatore (anche Cirillo o Caio) è sempre un genio maledetto che il grigio allenatore non comprende. Detto questo, perchè è solo di questo che si parlerà nei prossimi giorni e noi siamo a favore del marketing giornalistico, si è giocata anche una semifinale di Champions League. Non esattamente una consuetudine per l’Inter. Assente da questo livello dal 2003 (ultima unghia di Abbiati sul destro di Kallon), mancante di una vittoria a questo livello dal 1981 (Graziano Bini con il Real Madrid di Juanito e Santillana, mezza rimonta). Si possono dire tante cose, anzi sono state già dette tutte anche sul Muro. In definitiva Mourinho non era poi un pirla, visto che più che i risultati (fatti dagli arbitri, citando Aldo Giordani) ha cambiato l’atteggiamento con cui l’Inter si avvicina alle partite che contano. Gli interisti lo rimpiangeranno, anche se finisse con zero titoli.
2. L’unico a ricevere più lezioni di vita dell’allenatore portoghese è proprio Balotelli, da idolatrare per la sua purezza e per quello che potrebbe fare ma per il resto vuoto come può esserlo solo un diciannovenne. Entri nella partita più importante della tua vita, fai giuste le prime due cose in un contesto ambientale totalmente dalla tua parte e poi smetti di giocare? Il resto è ordinario menefreghismo (suo), ordinario nonnismo (di Materazzi, segnalato da Ibrahimovic), giuste proteste di chi ha giocato in dieci (e Zanetti uno contro due sulla sua fascia) il quarto d’ora più difficile della stagione. Mourinho gli vuole dare un’altra occasione contro l’Atalanta, con un po’ di perfidia, ma è probabile che la sua carriera interista sia finita con quella maglia tolta e buttata per terra. Rimane il mistero di come si possa essere stati maturi, o comunque pronti e decisivi, a 17 anni e scazzati a 19. Come signor Mihagi l’ancora affamato Eto’o non ha funzionato, meglio discutere di spoiler e interni in radica con Arnautovic.
3. Fra la gloria europea ed un 2 a 0 del Barcellona che non è fantacalcio ma nemmeno una sicurezza assoluta, sette giorni di ordinaria Italia fra multe-burla e federalismo calcistico. Lo statuto speciale per la guerra (in)civile del derby romano è stato applicato come al solito: purtroppo per Ranieri il grande ex non è stato squalificato, ma solo multato così come le società e vari altri protagonisti in negativo (Zarate e Baronio). Inevitabili le squalifiche di Ledesma e Kolarov, cervellotica la motivazione dell’assoluzione di Radu (lo sgambetto a fine partita, in un clima già da battaglia, è stato considerato ‘veemente’ ma non di istigazione alla violenza), scontati gli scontri a Ponte Milvio. Illuminante intervista sulla Gazzetta a Maximiliano Ioele, il tifoso della Roma accoltellato alla gola: dal letto del Gemelli il ragazzo ha dichiarato ad Alessandro Catapano che ‘allo stadio le coltellate si prendono e si portano a casa’. Per bergamaschi e napoletani continuano a valere le leggi italiane.

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