Per vedere giocare Kakà

28 Giugno 2010 di Stefano Olivari

Cambiare modulo alla prima partita dentro o fuori non è da Brasile, ma le condizioni di Felipe Melo e di Elano hanno imposto a Dunga un 4-3-3 con due centrocampisti dinamici (Dani Alves e Ramires) su tre che ha permesso di vedere contro il Cile una Selecao vicina alle sue migliori tradizioni. Vincenti o perdenti poco importa (tanto anche i vincenti perdono, prima o poi), sono le tradizioni che portano gran parte del pubblico neutrale di tutto il mondo a tifare per lui.
Il Cile ha per mezzora avuto il possesso palla tanto amato dagli analisti gianniniani (nel senso del passaggio alla Giannini, di piatto al compagno piazzato a tre metri), con una grande facilità nell’arrivare sulla tre quarti, ma non ha creato una sola situazione pericolosa a causa di avversari raccolti e soprattutto dominatori dell’area sui cross morbidi (diremmo sciabolate morbide) che alla fine erano l’unico sbocco: bravissimo Lucio, su livelli anche superiori Juan che ha avuto il merito di sbloccare la partita con un colpo di testa su azione di calcio d’angolo.
Kakà sta crescendo come fiducia e condizione fisica, il miglior Kakà milanista che palla al piede tagliava quaranta metri di campo non tornerà più ma uno con le sue caratteristiche (per niente brasiliane, al di là dello spirito) è sempre difficile da marcare: anche perchè è l’unico a cui Dunga regala libertà totale, addirittura più che a Robinho che viene preposto al salto dell’uomo sulla fascia (cambiando spesso fascia). Da un assist dell’ex Pallone d’Oro il raddoppio di Luis Fabiano, con dribbling ronaldiano sul portiere. Secondo tempo di accademia e accelerazioni, con il tardivo ingresso di Valdivia: incredibile il fatto che a 27 anni giochi negli Emirati Arabi, speriamo che la vetrina mondiale lo salvi da Villa Arzilla. Sul tre a zero un fallo, come dire, non astuto di Ramires (il primo giallo se l’era preso a due minuti dalla fine della partita con la Corea del Nord, ed era entrato all’84’…) su Alexis Sanchez costringerà il Brasile venerdì con l’Olanda a inventarsi una nuova formazione se Elano e Melo non daranno segnali positivi.
Nell’ipotesi peggiore una scelta dunghiana sarabbe la riproposizione del modulo del girone, con Kleberson ad affiancare Gilberto Silva in una riedizione del centrocampo di Scolari pentacampeao 2002. Dani Alves ovviamente farebbe l’Elano meglio anche di Elano, mentre tutto il resto sta comunque crescendo in maniera impressionante. Anche Michel Bastos, con il freno tirato nelle prime partite, sta salendo di tono in ogni fase di gioco. Se venerdì alle 16 non vi interessa guardare Brasile-Olanda allora non potremo mai essere amici.
stefanolivari@gmail.com

Share this article