Non lamentiamoci del Barcellona

7 Aprile 2011 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
L’unico gioco che i bookmaker temono è quello sulle favorite, per questo il cosiddetto allibraggio fa crollare le quote delle squadre di nome molto al di sotto di una corretta valutazione sportiva. A provarlo sono i grandi numeri ma anche ogni rilevazione parziale: fra queste una nostra statistica relativa agli ultimi tre campionati di serie A (quindi dall’agosto 2008 fino a domenica scorsa) che prende in considerazione le quote pari o inferiori a 1,25 della favorita e solo quando la favorita gioca in casa.
1,25 significa porsi come limite quello dell’80% (100 diviso 1,25) di probabilità di vincere, in condizioni ambientali favorevoli come quelle del proprio stadio. Negli ultimi tre campionati la situazione ‘Squadra in casa a 1,25 o meno’ si è verificata in A 47 volte, con questi risultati: 35 colpi vincenti e 12 perdenti, l’ultimo il Milan-Bari di tre settimane fa quotato a 1,20. Quelli del primo tipo hanno generato, ipotizzando di giocare sempre 100 euro a partita, un risultato positivo di 737 euro. Quelli del secondo uno negativo ovviamente di 1200. Bilancio finale quindi rovinoso, meno 463; significa che a ogni puntata sulla strafavorita di nome abbiamo perso mediamente quasi il 10%. La conclusione è scontata, ma visto il numero di persone che si ostina a giocare sulle grandi evidentemente non lo è abbastanza: il grande nome di solito ammazza qualsiasi possibilità di gioco sistematico. Giochiamo quindi sì sulle favorite, ma a quote più alte e studiando i vari campionati alla ricerca di singole occasioni. Inutile lamentarsi del Barcellona a 1,10 o, peggio ancora, legarlo ad altre scommesse apparentemente facili.
stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Giornale)

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