Nicholson della Barona

26 Ottobre 2013 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalle foreste pluviali dell’Ecuador, dove è stata finalmente rivista la lucertola pinocchio che sembrava estinta da 50 anni. Viaggio pagato dall’orgoglio: nessuno si estingue veramente, dovrebbero saperlo da Roma in giù, da Trieste in su, lo tengano a mente quelli che seguono le Piccole Vendette Lombarde come se fossero figli di un prete minore, se ne rendano conto anche quelli ciechi, muti e sordi che considerano le tribune stampa posti rubati al bilancino dei farmacisti usato dopo aver sperperato tanto, pronti a rifarsi sul pubblico e poi sventolano bilanci dove le uscite calano ma le entrate sono fasulle. Cara lucertola dal naso lungo, vieni pure al Forum. Racconterai, come tanti di noi poveracci, partite che non vogliono farti vedere. Davanti la fila di quelli che in origine dovevano essere i Nicholson della Barona, in mezzo a loro l’esercito di fotografi che devono avere un gran mercato se sono così numerosi in un paese dove il basket serotino a considerato kryptonite dai capi redattori. In aggiunta il radarista  televisivo e chi “deve pur lavorare”, stranamente impedendo il lavoro agli altri.

Sarà per questo che a Milano l’esordio in Eurolega lo hanno visto dalle tribune poco più di 4.000 spettatori, forse in altri posti lavorano in maniera diversa. A vedere il Bayern contro Siena più  di 5.000, per l’esordio delle squadre di Belgrado, prima Stella Rossa poi Partizan, 18.000. E 7.500 per il trentello dei bianconeri al Nanterre. Tutti fanno progressi, chi è stato in Slovenia per l’Europeo sa di aver goduto dello stato di grazia, così come quelli che andarono all’Europeo in Lituania.

Sir Bassani, lunga mano di Bertomeu in eurolandia, in visita pastorale a Milano si è dissociato dalle scelte locali. L’Eurolega per le finali a Milano prevede il meglio: tribuna stampa a gradoni senza ostacoli umani o tecnici. Bene. Per la cripta del  Forum portata a oltre 12.000 posti come da contratto e promessa si prevede l’affitto di maxischermo, tabellone elettronico per punteggi, tempo. Ora ci chiede se lo stesso accordo non potrebbe farlo chi lavora o dovrebbe agire nel nome di Armani per far capire che il lusso non è soltanto a New York. Rendere bello il posto dove inviti la gente a spendere, dove tratti male solo chi ha fatto la vera storia della tua società, perché il passato scotta, gela le dita e rende tutti duri come la robiola, dovrebbe avere anche un senso commerciale.

Comunque sia re Giorgio, di sicuro, a questo Emporio chiede la vittoria finale in almeno due delle tre manifestazioni a cui partecipa. Sembra obbligatorio se hai i cannoni  a Medina come diceva il principe Faisal al sognatore Lawrence prima del miracolo di Akaba. Sarebbe bellissimo e tonificante una Armani eurofinalista per il sistema basket italiano affidato alle creature legaiole, come dicevano i nobili napoletani dileggiando chi non sapeva avvicinarsi alle splendide creature di Posillipo. Ne ha i mezzi? Per adesso una voglia di lavoro non mascherata. Se vedi Moss ti elettrizzi, se guardi come progredisce, mentalmente più  che tecnicamente Nicolò Melli allora sai che qualcosa è  davvero cambiato a Silverado, basta vedere la felicità del cagnolino che va a spasso con “testa quadra nobil homo”  nella zona Wagner.

L’anno scorso la Milanesiana di Scariolo giocò un tipo di partita come quella vinta da Banchi contro Kaunas. Stessa atmosfera. Fuga per la vittoria. Tutti felici e contenti. I tifosi a ballare e a darsi spintoni, nella coreografia questo sembra molto richiesto, i paganti a guardare, come sempre, cercando di capire che tipo di bestia era quello squadrone che aveva persino l’Hairston lasciato ora agli ozi di Capua pagati dalla real casa, gli invitati della prima fila, chiunque essi fossero, interessati all’assalto nella sala VIP, distratti da tutto, impegnati a fotografarsi. Insomma, calo di tensione generale. Luci più basse. Musica, quella demenziale, più alta. Una squadra disabituata alla sofferenza si domandava perché fare fatica. Rimontata, battuta. Eurolega compromessa in casa. Questa volta stava succedendo la stessa cosa. Banchi deve averlo intuito anche se è difficile soffocare il brusio della disattenzione di chi considera la partita chiusa. Non c’è un suono giusto nella platea disattenta o rognosa. Questo pericolo dovrebbe far suonare i campanelli agli assistenti in panchina per comandare un altro tipo di remata alla galea del console Banchi. Meglio averlo capito senza pagare dazio. Ora questa squadra sembra buona per passare la prima fase. Sulla seconda vedremo, poi agli sbarramenti dentro o fuori per essere fra le quattro elette, ebbene quel giorno tutto dovrà essere sistemato, ma aver già compreso che nei finali basta un solo solista, evitando la coppia del voglio tutto e subito, per me, accidenti, la palla, la gloria, può aiutare.

Girando la foresta pluviale scopriamo che la lucertola pinocchio sapeva benissimo come sarebbe stata la stagione europea dei campioni d’Italia rimessi insieme con un altro taglio al bilancio, sapeva che il marinaio Daniel Hackett avrebbe ballato nei porti dove potevano ben valutarlo per prossimi viaggi oltre la barriera del suono NBA o anche super europea, ma non tutte le partite. Soprattutto dopo aver scoperto che la nuova generazione in maglia Mens Sana non era neppure parente della precedente, anche se c’era entusiasmo, se piacevano certe scelte, ma aspettare il ritorno di Ress al meglio, senza doverlo centellinare, mettersi in attesa dei tamburi che aprono la marcia trionfale dei nuovi stranieri sembra tempo perso. Vero che anche nella scorsa stagione Siena partì malissimo e poi, depurato l’organismo squadra fece capolavori fino agl infortuni di Ress e Hackett. Auguriamoci che sia ancora così, ma il mostro Galatasaray non è apparso tale contro l’Olympiakos.

Appendici per lucertole pinocchio.

Siamo felici che la pena per Pozzecco sia stata ridotta da due ad una giornata di squalifica. Vogliamo che beva tutto il calice della nuova professione. Sopportando imparerà molto e ricorderà il passaggio a Nord Ovest di tanti allenatori amati o anche odiati. Non bastano i baci e gli abbracci per essere squadre vere.

Contenti di aver scoperto che Andrea Meneghin non è un opinionista televisivo banale che ripete la lezioncina del capo cordata, racconta ciò che vediamo. Lui va oltre. Spiega, scopre, si prende responsabilità. Si accorgerà che l’utero del sistema si irrita facilmente e  avrà telefonate sgradevoli.

Con tristezza abbiamo scoperto che Marisa Geroni, una delle più  grandi giocatrici italiane, la parte feroce del triangolo con Pausich e Persi, è in un ospedale dopo aver subito l’amputazione  della parte inferiore della gamba destra. E’ in una situazione economica difficile. Chi ha tifato per lei, chi l’ha conosciuta, chi può (la Federazione? Mah…), si metta in movimento.

Felicità scoprire che le conferenze stampa Virtus si tengono nella palestra Porelli, a Milano se dici Rubini si guardano l’anulare per vedere se hanno perso la pietra. Per Villalta, che va dentro alla nuova vita dirigenziale con  la furia che nascondeva la sua finta lentezza da tiratore  che non faceva prigionieri, l’ingresso nella famosa Casa della Gloria italiana, quella che non c’è e, se ci fosse, sarebbe come la famosa barzelletta sull’inferno da scegliere con plebiscito per quello italiano. Motivo. Una volta mancano i diavoli, l’altra la merda. Meritato, l’ingresso, non il girone diabolico.

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