Morire da vivi

8 Ottobre 2011 di Stefano Olivari

Steve Jobs se n’è andato, vorremmo dire in un altro mondo ma temiamo in nessun mondo. Siamo contro la retorica del dolore e delle commemorazioni, visto che tutto è soggettivo (la morte del cane di nostra nonna, Zico, ha per noi superato tutte le altre morti e le altre normali disgrazie della vita) e che il mondo va avanti lo stesso anche senza il creatore del mondo Apple. Insomma, non essendo grandi fan delle religioni ci fa impressione (e non una bella impressione) vedere la gente in processione davanti agli Apple Store.
Non siamo nemmeno tecno-maniaci dei suoi prodotti, pur apprezzandone in molti casi la filosofia: su tutti quella dell’iPod, che ha rivoluzionato e personalizzato l’ascolto musicale liberandolo dalla schiavitù del concept album da una canzone decente e nove di seghe musical-mentali (per la serie: non tutti sono i Pink Floyd). Il dispiacere è in questo caso per la scomparsa di una persona che aveva ancora moltissimo da dare e da dire, al contrario del 99,9% di noi. Non è questione di età, visto che ci sono ventenni privi di qualsiasi interesse e ottantenni con molti progetti. Steve Jobs è morto da vivo, in questo senso per imitarlo non occorre essere un genio come lui. Questa crediamo sia la lezione, più importante del design.

stefano@indiscreto.it
(6 ottobre 2011) 

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