Mistica dei buchi e dei tagli

15 Maggio 2008 di Stefano Olivari

Oscar Eleni da un giardino di Villasanta, Brianza non alcolica, un posto magico per un certo tipo di basket, non tanto santo se, come allenatore, è passato Valerio Bianchini insieme al musico Moizo, un campo della Brianza dove i giovani allenatori della Lombardia facevano esperienza nel campionato Fari, un angolo di mondo dove è passata la luce Tullio Lauro, amico e fratello per sempre, con la sola colpa di essersene andato prima, mancando un accordo che era definitivo: lui avrebbe raccontato la vita degli altri. Non è accaduto, ma il pensiero che ancora ci tormenta diventa più leggero sapendo che Rosangela Varisco e quelli del Villasanta TEAM ’86 ricorderanno questo gigante dalle mani grandi, ma non come il suo cuore, in un torneo dal 30 maggio al 2 giugno, invitando tutti al pellegrinaggio, anche se queste cose a Tullio piaceva organizzarle non subirle. Hanno invitato anche il vate Valerio, ma ultimamente lo abbiamo visto ciondolare fuori dal Forum, prima che finisse la partita, insieme ad Alberto Petazzi un altro naufrago ritrovato dalle parti del Leone XIII dove un tempo insegnava il Mario Borella a cui la bella gioventù dirigenziale della Canottieri Milano dedicherà il campo che gli è stato negato in via Dezza.
Certo sarebbe bello poterlo andare a trovare il nostro Tullio dicendogli che la sua Olimpia è uscita nel grande prato verde dove i nuovi fiori, tipo il Gengis Gallinari che ora stuzzica anche arbitri permalosi e vanitosi, potrebbero crescere sapendo di avere alle spalle qualcosa che si avvicina di più alla storia societaria, senza finti quadri di mezzo, senza tappeti da arrotolare ogni volta. Dicono che Armani ormai è pronto a tutto, anche ad accettare un rialzo di prezzo come si sapeva dal primo giorno in cui il Corbelli aveva annunciato che cercava compratori, stanco della fatica fatta per “salvare” Milano. Capirete che sarà difficile spiegare a Tullio tutto questo, forse ci riuscirà meglio suo nipote dalla collina dove si trasmette Il ruggito del coniglio, ma intanto gli dirà anche che al Forum, l’anno prossimo, potrebbe tornare l’Eurolega, spiegandogli pure che ad Assago le cose non sono cambiate tanto come direbbero le lampadine di un tabellone segnapunti che è il degrado fotografato, come la puzza, come la confusione musicale e negli annunci da fiera paesana, come tante altre piccole grandi cose che fanno ancora dell’unica arena disponibile per Milano un posto fuori mano, dove ci vai guardando tutti in cagnesco.
La tosse dei play off, catarro che non vinci neppure se trovi del miele buono, sputa fuori la prima condannata che è anche stata l’ultima eletta. La Fortitudo esce dai giochi e tutti le dicono brava perché ha tenuto la testa alta. Scherzi della memoria anche in questo caso. Gente stiamo parlando di una società che ha fatto dieci anni al massimo livello, ci mancava pure che uscisse strisciando. Meglio andarsene con qualche illusione, ma senza dimenticare che dare quattrini e fiducia a certi giocatori “terribili ed orribili” è stato un errore grave e prima di fare cori per tutti sarà bene aspettare di capire se certa gente merita di essere aquila, di essere da Olimpia o da Virtus. Non fate sentire tutti a casa, tutti protetti. Chiedete almeno il test testicolare. Conta moltissimo. Non chiedete, invece, informazioni, agli agenti, quelli vi diranno che è giocatore fondamentale (per gli altri, avrebbe gridato paron Rocco) persino Jenkins, il povero Orazio che non ha colpe salvo di essere quel tipo di dottore che non con la scusa di non farti mai morire non sa però come curarti. Ne abbiamo visti tanti in questa stagione. Finti piloti che sbandavano in curva, che perdevano il controllo appena gli si chiedeva di liberarsi della palla, perché in quel caso vedevano il campo rovesciarsi, quasi come l’arbitro Cicoria che nella stessa settimana in cui la sua Inter peccava veniva costretto allo straordinario di due partite in fila, nessuna delle quali lo ha mandato a casa soddisfatto perché gli è andata davvero male.
Un arbitro per due partite di seguito? Eh sì questo è il basket italiano gestito come una pizzeria. Cibo veloce, costosissimo, basta vedere la differenza di certi incassi a parità di spettatori dichiarati, partite una dietro l’altra con una logica che si avvicina fin troppo alla scelta delle ore ventuno come cibo per ogni notte, che non è distante dai sussurri e dalle grida di chi si sente prigioniero di nuovi dittatori. Succede sempre a chi è al comando di essere considerato surrealmente il capo dei cattivi. Certo bisogna tenerne conto anche se il possibile contatto in semifinale fra Siena e Milano potrebbe aprire uno scenario nuovo sul quale ragionare, anche se la differenza tecnica è ancora abissale, anche se la struttura societaria fa pensare alla Mens Sana come ad una grande europea, mentre l’Olimpia è una piccola isola sperduta nel mare infetto della Milano che fa giocare la gente a calcetto, per guadagnare due palanche, magari sul diamante mitico del campo Kennedy che non ha quasi più squadre di baseball da dissetare. Vedremo il futuro. Qui si scrive sulla sabbia, non c’è il tempo per recuperare, non lo hanno i giocatori, non lo hanno i portafogli degli spettatori, non la hanno i giornalisti, forse neppure i telecronisti anche se quelli hanno in tasca la loro bella scorta di lecca lecca e in qualche modo se la cavano sempre.
Pagelle del mistero e della sete:
10 A Picchio ABBIO che merita di uscire in carrozza dal basket dove ha dato davvero tanto, giocatore eccellente, un tipo che ha vinto molto da attore protagonista, scudetti, medaglie europee, viaggiatore ansioso, personaggio curioso che ora chiede comunque di essere tenuto in considerazione come futuro dirigente. Cerchiamo di accontentarlo.
9 A Simone PIANIGIANI, perché il passaggio alle semifinali con bacio accademico del priore e del capitano Minucci ha fatto passare sotto silenzio il fatto che il giovane lupo aveva vinto la centesima partita in serie A. Sono pietre miliari in una carriera, sono momenti speciali dove benedici tutti, anche una Mens Sana che in gara tre non può essere stata così stramba soltanto per merito della Fortitudo che non dava punti di riferimento.
8 Ad Aladino SAKOTA perché uno così paziente, saggio, preparato, meriterebbe davvero di poter continuare il suo lavoro in Fortitudo senza sentirsi dire già dopo l’ultima amarezza da quali giocatori ripartire. Se Sacrati vuole qualcosa di speciale per il domani cominci a valutare bene quello che c’è oggi e l’allenatore che non dà punti di riferimento è sicuramente il promontorio sul quale costruire un nuovo nido.
7 A Lidia GORLIN che con LE MURA Lucca ha trovato la promozione in A2, ricordandoci una giocatrice frizzante e difficile da fermare anche quando le reti olimpiche sembravano dividere il mondo sportivo. Mentre consegnava a Stonerook la maglia omaggio deve aver sentito intorno una certa freddezza. La memoria è un difetto del nostro mondo.
6 Al LAMMA fortitudino, noi preferiamo ricordare soltanto questo, non il pavone reale di Cantù, il finto umile di Siena, questo e quello in azzurro perché quando Recalcati ci fa l’elenco di possibili registi azzurri non mette mai dentro il tipaccio da spiaggia che, effettivamente, recita sempre sopra le righe, ma se guidato con saggezza sembra anche obbedire a regole che si sposano bene con un certo gioco chiamato volgarmente palla al cesto.
5 A Mike D’ANTONI se non smentisce subito che ha scelto New York al posto di Chicago soltanto per i quattrini. Certo Michelino ne ha fatta di strada e se ci fosse una parata sulla quinta strada per lui saremmo i primi ad essere felici e se, prima di giocare, avrà già contro il più feroce dei giornalisti annidati nella Mela, potrà sempre dire che a Milano gli è capitato di peggio.
4 Ad Orazio JENKINS perché può cercare cento giustificazioni sul declino della sua stagione, ma non può dire che la gente non lo ha capito. Purtroppo lo hanno capito benissimo e stupisce, casomai, che fra questa gente non ci fosse quella che lo ha ingaggiato.
3 Alla commissione ULEB

che ha lasciato fuori Sandro Gamba dall’elenco dei grandi nella storia dell’Eurolega. Lo Spartaco di via Washington sa bene perché lo hanno castigato, lo sa dal giorno in cui, chiamato a collaborare con il settore tecnico Fiba, gli scappò una frase che fece infuriare i grandi santi bevitori dell’organizzazione: “mi sembra che dormano e non prendano tanti pesci”. Già, ma certe parole restano e si scontano anche se è una ingiustizia.
2 Al designatore del arbitri per i play off se non riesce a spiegare perché un arbitro contestato duramente come Cicoria deve tornare in campo la sera seguente. Vero che in America lo fanno spesso, sono professionisti abituati a tutto, ma qui bisogna sempre tenere conto di certe delicate situazioni che portano magari il pubblico di Cantù ad insultare la Lega di cui è presidente il loro presidente per tanti anni, il padre del presidente di oggi.
1 Alla FEDERAZIONE che impacchetterà tutto aspettando elezioni per il marzo del 2009, che finge di essere preoccupata per il rapporto incrinato con giocatori a cui adesso mette sulla testa lo spadone della squalifica per rinuncia, che finge di essere interessata alla tutela degli arbitri e risolve sempre incassando multe anche quando ci sono squalifiche per fatti gravi.
0 A Giorgio CORBELLI se per le possibili semifinali non chiederà scusa a Gino NATALI e lo richiamerà sulla nave per speronare l’ammiraglia nemica dove stanno comodamente seduti quelli che un tempo erano i suoi grandi amici. Fatto questo ammetta di aver anche ricevuto offerte concrete per andarsene, senza dirci per l’ennesima volta che gli americani sono alle porte, che sui conti bisogna ragionare.

Oscar Eleni
Fonte: www.settimanasportiva.it

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