Il momento di Bruno Sacchi

25 Marzo 2014 di Stefano Olivari

Ci salverà Fabrizio Bracconeri? Starebbe infatti per scendere in campo come candidato alle Europee per Fratelli d’Italia proprio l’ex ragazzo della terza C, quel Bruno Sacchi al quale il professore di lettere (interpretato da Antonio Allocca, morto a inizio gennaio) dava sempre tre. Bracconeri ha fatto capire su Twitter che ci terrebbe molto, con messaggi che sono già purissimo culto. Intanto il Front National di Marine Le Pen ha ottenuto un ottimo risultato elettorale in molti comuni francesi, ma a leggere i giornali italiani sembra che ci siano state le presidenziali e che Hollande sia stato travolto non dalla sua politica e dal suo personaggio quasi macchiettistisco, da Sven Goran Eriksson di Francia, ma da un’ondata fascista. Peggio, populista.

Il punto è infatti proprio questo: qualsiasi voto non vada nella direzione gradita alle elìte finanziarie e culturali (in ultima posizione, fra quelle culturali, mettiamoci i giornalisti) del paese diventa inevitabilmente populista, condizionato dalla demagogia e dalle paure, forse anche cattivo. A nessuno salta in mente che un voto non ‘corretto’, fuori dal governissimo soft popolari-socialisti (per dirla all’europea), possa anche essere un voto ‘per’ qualcosa. Per l’identità nazionale, che magari uno stato come la Francia sente più di noi che la deleghiamo a Prandelli. Per la sicurezza personale, visto che esiste un limite logistico e non solo economico all’accoglienza di clandestini (dati del Viminale: nel 2013 sono sbarcati in Italia 42.925 migranti, più del triplo rispetto al 2012). Per il proprio benessere, perché l’economia mondiale non è un gioco a somma zero ma una qualche forma di protezionismo è necessaria per far arrivare alla fine del mese i ceti bassi e ormai anche quelli medi. Certo, tutte aspirazioni mediocri secondo chi predica la flessibilità (degli altri) e suggerisce al popolo bue il modo migliore per cogliere le opportunità offerte dalla globalizzazione.

Del resto per la sinistra la classe operaia è ormai da anni un’astrazione, gente da citare in un salotto televisivo ma di cui non conoscere idee e aspirazioni (il più geniale motto di Togliatti: “Meglio vivere per la classe operaia che con la classe operaia”): alle Politiche 2013, secondo l’analisi Ipsos dei flussi elettorali, il PD era il terzo partito fra gli operai dopo Cinque Stelle e PDL.  Stupido operaio friulano che non capisci le sottigliezze del piano Kalergi, perché non vai a lavorare in un call center in India? In alternativa potresti fare uno stage di sei mesi in Portogallo in un’agenzia di pubblicità o riciclarti come personal shopper a Parigi. E se proprio sei schizzinoso, allora apri un chiringuito a Santo Domingo e non parliamone più. Nemmeno la destra italiana, rappresentata ormai da nessuno e che, per dire del suo livello, spera solo in qualche figlio di Berlusconi che faccia da prestanome, sa capire il fallimento di un modello capitalistico globale.

Perché il punto è (secondo noi, come del resto tutto) proprio questo: l’astuzia politica di Marine Le Pen è stata quella di smarcarsi dalla destra, pur conservandone molti temi, e di parlare direttamente alle classi inferiori dei loro bisogni. Sa benissimo che nessuno la potrà seguire sul terreno del populismo e ha davanti una strada spianata dalle circostanze: in questo senso è molto più simile al Movimento Cinque Stelle (che ufficialmente non vuole avere niente a che fare con il Front National) che alla Lega o a gruppi di estrema destra. Per non parlare di Fratelli d’Italia, il cui unico progetto sembra quello di riformare Alleanza Nazionale: paradossalmente, ma nemmeno tanto, Bracconeri-Bruno Sacchi è più centrato sull’attualità di Crosetto o della pur interessante Meloni. La Le Pen ha capito ed accettato che la maggior parte delle persone vorrebbe vivere decentemente e lavorare senza troppe ambizioni ma con una minima sicurezza. A casa propria, preferibilmente. Queste persone, una maggioranza che non si vergogna più di essere maggioranza, non ha niente contro i Kabobo della situazione (al di là del fatto che non vorrebbe essere picconata all’alba mentre va a lavorare) e non li strumentalizza, ma nemmeno vuole farsi carico dei loro problemi. È una realtà dura da accettare, perché siamo tutti genii maledetti o personaggi di svolta nella storia del mondo, ma è la realtà.

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