Mai dire Dubai

6 Luglio 2009 di Stefano Olivari

Mentre scriviamo queste righe è da poco terminata la contestazione di parte della curva Sud al Milan, nel giorno di un mesto raduno a Milanello. Come la pensiamo sugli ultras lo sapete, così come sui workshop di Galliani e sui giornalisti della casa sguinzagliati su tutti i canali a giustificare l’ingiustificabile: ci guadagneranno qualcosa, ma che vita. Evitiamo quindi il solito pistolotto sul tifo organizzato, le sue logiche e la sua genuinità (ha totalmente ragione Maldini, che per vari motivi conosce l’ambiente meglio di quanto si creda) e veniamo al nucleo della vicenda. Perché Silvio Berlusconi, con tutti i problemi che ha, non vende un Milan che sta offuscando la sua immagine di ‘vincente’ più di escort (per l’italiano medio, quello che gli Scalfari non conoscono, è vero l’esatto contrario) e logoramento dei furbi-Fini della situazione? Il commercialista, osservando la quasi totalità di bilanci in rosso in 23 anni di presidenza, se lo chiede al pari del tifoso che pensa che a chi ha vinto cinque Coppe dei Campioni più tutto il resto freghi meno di niente del secondo posto in campionato. La doppia intervista berlusconiana letta oggi su Gazzetta e Giornale (per le pagine sportive del Giornale parlava Pier Silvio) merita forse più psicanalisi che analisi. Ad Alberto Cerruti il vero ideologo degli anni Ottanta italiani ha spiegato che il livello della rosa rossonera è uguale a quello interista e che con tre campioni come Pato-Pirlo-Ronaldinho (uno che se ne vuole andare, uno che la società sta offrendo a mezza Europa in attesa che il Chelsea si decida e un grande ex) nessun traguardo è precluso. A Franco Ordine suo figlio ha regalato momenti di involontaria comicità (”Non ho informazioni di prima mano sulla campagna abbonamenti del Milan”) e modeste perle di saggezza ricordando che il Milan non è finito con il ritiro di Van Basten (di fatto la finale di Champions 1993). Dimenticando però gli altri campioni che l’olandese avava lasciato: dalla difesa perfetta a Savicevic, passando per tutto il resto. Senza fare cento ipotesi per poi fra sei mesi tirare fuori il titolino e scrivere ‘Noi lo avevamo detto’ (C’è un giornale umoristico che lo fa spesso, non è il Vernacoliere e neppure Cuore), per quel pochissimo che sappiamo di diciottesima mano da frequentatori del solito ristorante in favore di telecamera rimaniamo convinti che a seconda della situazione politica Berlusconi gestirà un passaggio morbido in mani amiche e italiane (Ligresti, Ligresti, Ligresti i primi tre favoriti con outsider il sempre più statale Benetton) del pacchetto di controllo vero. Per quello finto si proverà a vendere la Fontana di Trevi agli amici del Dubai. Di sicuro l’impegno politico è la migliore garanzia contro l’invasore arabo, anche se qualche tifoso non starebbe a sottilizzare.

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