L’impotenza di Ronaldo

29 Giugno 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Un’impotenza che non dipende da cause tecniche ma da mancanza di desiderio, quindi non curabile nè con il Viagra della fortuna nè con il Cialis del far passare il tempo. Questa è sembrata la malattia di un inspiegabile Portogallo in un ottavo che avrebbe strameritato di perdere anche solo per la formazione iniziale: Ricardo Costa a destra, il classico centrale difensivo che messo sulla fascia non supera la metà campo (e quando l’ha fatto ha guadagnato un’espulsione, per l’oscena simulazione di Capdevila), un altro difensore come Pepe centrocampista arretrato, l’unico attaccante con senso del gol (Liedson) in panchina. Avendo Del Bosque presentato la Spagna migliore possibile, al di là delle condizioni fisiche di Xabi Alonso (comunque più che buono) e di un Torres che sembra stia per tornare lui ma non è ancora lui, lo svolgimento della partita è stato scontato.
Alonso a martellare e distribuire palloni, vero Ancelotti del terzo millennio, Busquets a martellare e provare giocate che nel Barca stranamente non prova, Xavi e Iniesta creatori-creativi che non si pestano mai i piedi, Villa e Torres mobili e un po’ troppo larghi. In buona sostanza la Spagna ha costruito palle gol e situazioni pericolose in ogni modo, trovando come muro un eccezionale Eduardo e una difesa portoghese comunque organizzata, mentre il Portogallo c’è riuscito solo con qualche palla buttata in mezzo all’area.
Per Queiroz non era certo obbligatorio vincere con il possesso palla, ma mettere in partita Cristiano Ronaldo sì: invece un CR9 con qualche problema fisico (non annunciato ma evidente, a occhio negli ultimi venti minuti ha giocato con una contrattura) non ha mai ricevuto un pallone decente, nemmeno nelle posizioni più inoffensive del campo. Nè lui era nella giornata giusta per venirselo a prendere in difesa, come nell’ultimo anno a Manchester quando lui e Rooney facevano settanta metri ad azione. Cesare Maldini o Trapattoni avrebbero parlato di gabbia per Ronaldo, ma a Cape Town la gabbia è stata il fatto che la Spagna non ha permesso agli avversari di costruire nemmeno le trame più banali. Alla fine il giocatore più elettrizzante del mondo esce dal Mondiale senza esserselo giocato alla sua maniera, dispiace perchè Ronaldo ha il senso della storia e la percezione di quello che sta vivendo. In Brasile avrà ventinove anni, il tempo della disperazione è in ogni caso lontano. 
Va avanti la squadra che è più bello veder giocare fuori da logiche di tifo: al di là del mito del Brasile, dei campioni dell’Argentina e magari anche del risultato finale. Perchè si sa, ‘alla Spagna manca sempre qualcosa, nei grandi appuntamenti’ (tratto dal libro dei temini, abbiamo fatto la maturità 24 anni prima di Balotelli). Se manca qualcosa, non ci viene in mente al di là della posizione di Torres (a uno di livello più basso, come Fernando Llorente, è bastato stare in mezzo per farsi trovare due volte davanti al portiere) e del fatto che l’Europeo 2008 non l’abbia vinto Andorra. Poi uno solo vince e altri bravi devono necessariamente perdere, fra lo scherno degli scarsi. Ma è sempre meglio giocare.

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