Legittimando il risultato

6 Luglio 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Ci sono cose che i soldi e la retorica dell’uguaglianza, nel senso di appiattimento delle differenze, non potrranno mai comprare. La cultura, l’identità, il senso della storia anche (per non dire soprattutto) negli epigoni più modesti. Nella semifinale mondiale dell’Uruguay, in un calcio dove è molto più difficile emergere rispetto al 1930 o al 1950, c’è stato tutto questo e non solo per gli ultimi disperati quattro minuti alla ricerca di un tre a tre che in almeno due situazioni è sembrato potersi concretizzare. L’Olanda ha confermato la sua forza, da metà campo in su, e la sua capacità di cambiare ritmo schiacciando un tasto: utile per fare strada in un torneo dove tutti vogliono esserci, pericoloso quando ti trovi di fronte un carattere da Uruguay.
Il rimpianto per l’assenza di Suarez va relativizzato, visto che il fallo di mano al 120′ del quarto con il Ghana è stato il prezzo per entrare in questa semifinale, in ogni caso Tabarez è stato bravo a tornare quasi alle origini nonostante la stampa del suo paese chiedesse il tridente con Abreu. Non si è visto tatticamente lo stesso Uruguay della partita d’esordio con la Francia con la difesa a tre, Cavani invece di Suarez e Caceres al posto dell’infortunato Lugano, ma una sorta di 4-4-2 con il bravissimo e sottovalutato Alvaro Pereira centrocampista di sinistra. L’Olanda ha recuperato Mathijsen e sulla sinistra al posto dello squalificato Van der Wiel ha messo il duro ma a volte leggero (le due cose possono convivere) Boulahrouz.
Senza due gol Jabulani, terrificante quello di Van Bronckhorst ma forse leggermente più Jabulani quello di Forlan, il primo tempo sarebbe rimasto bloccatissimo grazie soprattutto al pressing molto alto della Celeste. Nel secondo tempo Van Marwijk ha schiacciato il famoso tasto del cambio di ritmo, rischiando Van der Vaart per De Zeew, cambio di ritmo che insieme alla stanchezza ha chiuso l’Uruguay nella sua tre quarti. Questo non toglie che il due a uno di Sneijder (sempre decisivo, qualcosa vorrà dire) debba entrare nella galleria dei tanti gol irregolari di questo Mondiale: non il più scandaloso, vista la dinamica dell’azione, ma di sicuro irregolare per la partecipazione attiva (con velo) di Van Persie all’azione. Il giorno in cui aboliranno il fuorigioco temiamo che gli altri sport non troveranno spazio nemmeno nelle brevi, purtroppo ancora per qualche generazione dovremo sopportare questo esercizio di (poco) libero arbitrio.
A questo punto l’Olanda è dilagata, l’opinionista moggiano direbbe ‘legittimando il risultato’ (perché si sa che nel calcio gli episodi non contano), con Robben che si è svegliato segnando un gol bellissimo di testa e buttando al vento qualche contropiede di pura presunzione. Con un’Olanda in totale controllo Tabarez ha tolto Forlan per dare la passerella finale a un grande campione a cinque minuti dalla fine, ma il gol da schema astuto di Maxi Pereira ha permesso gli ultimi meravigliosi quattro minuti di delirio calcistico. L’Olanda più intelligente della storia va in finale avendo speso nelle prime sei partite molto meno di quanto avessero speso le Olande più forti del 1974 e del 1978. Forse non è abbastanza per alzare la coppa, perchè in tutte le situazioni di mischia i suoi difensori sono come quelli della più recente nazionale italiana, ma è sufficiente per crederci.
stefanolivari@gmail.com
(in esclusiva per Indiscreto)

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