Politica

Leadership, la Realpolitik di Kissinger

Stefano Olivari 30/11/2023

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Abbiamo rimandato così tante volte la recensione di Leadership. Sei lezioni di strategia globale che adesso la fondiamo con il coccodrillo per la morte di Henry, nato Heinz, Kissinger, all’età di 100 anni. Fa sempre impressione che siano esistite persone che abbiano davvero conosciuto la Germania nazista (lui, di famiglia ebrea, dovette fuggire a 15 anni) e tutti i potenti del Novecento (il libro fa impressione, non soltanto per i sei protagonisti), che abbiano influito su molti eventi della storia che oggi si dovrebbero studiare e che, diciamolo, fossero anche in tribuna al Bernabeu l’11 luglio 1982. Salutando Pertini, 13 anni fra carcere e confino durante il fascismo, e Schmidt, croce di ferro come ufficiale della Luftwaffe sul fronte sovietico. Forse è solo questione di data di nascita: magari in altre epoche chi ha ideato i banchi a rotelle sarebbe diventato Napoleone e noi non avremmo avuto un autografo di Zenga come massimo obbiettivo.

Ma dicevamo di Leadership: Six Studies in World Strategies,  libro uscito l’anno scorso ed in cui si respira storia in ogni riga dei sei capitoli, ognuno dedicato ad un leader che nel bene o nel male ha fatto la differenza per il suo popolo e per gli altri: Adenauer, De Gaulle, Nixon, Sadat, Lee Kwan Yew e la Thatcher. Tutti conosciuti personalmente benissimo da Kissinger, quasi sempre in posizione di forza e cioè come rappresentante ufficiale o occulto degli Stati Uniti, anche di amministrazioni democratiche, tutti con un modello diverso di leadership e con diversi caratteri, ma con il comune denominatore di una visione generale dei problemi, con un pensiero sempre al ‘dopo’, a quella che oggi si definirebbe legacy. In altre parole, gente ambiziosa che inseguiva il potere non per il potere in se stesso e meno che mai per arricchirsi, ma per proporre-imporre un proprio modello di società.

Libro lunghissimo e bellissimo, scritto in maniera scorrevole e leggibile senza bisogno di Wikipedia da parte di chiunque abbia letto qualcosa di storia oltre a quanto (non) si fa a scuola. Fra i mille spunti segnaliamo la parte su De Gaulle letteralmente inventato da Churchill contro il parere di quasi tutti i politici britannici che ritenevano De Gaulle una figura di secondo piano, e la visione antichissima e modernissima (in breve: le città-stato) di Lee Kwan Yew. Leadership è ovviamente anche una non dichiarata autobiografia di Kissinger, usando i sei grandi per ricordare che un po’ grande lo è stato anche lui, visto che tutti e sei pur avendo un’ideologia forte possono essere considerati simboli della kissingeriana Realpolitik, l’unica politica possibile se non si vuole far scoppiare una guerra al mese.

stefano@indiscreto.net

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