Bilderberg da picconare

15 Novembre 2013 di Stefano Olivari

Sono giorni di nazionali, ma al quindicesimo collegamento dal ritiro azzurro siamo stati per una volta nella vita onesti con noi stessi: dell’amichevole Italia-Germania non ce ne importa niente. Del resto non è che un impiegato delle poste debba avere per forza l’hobby della filatelia. Non ci importa delle nazionali, però ci interessano molto le nazioni: più l’Italia della Germania, a dire il vero, come il nostro omonimo (e trisnonno) che vivrà per sempre almeno su una lapide di Quarto dei Mille. Per questo siamo antipatizzanti di chi manda in vacca ogni discorso su identità e popoli, con battute volgari o con ricostruzioni complottiste di ogni evento politico ed economico.

Il libro ‘Il Club Bilderberg’, di Daniel Estulin, è una sorta di Bibbia del complottismo e l’abbiamo preso in mano per pura curiosità, come faremmo con le ricette della Parodi, il Corano o la biografia di Pirlo (vince la Parodi). Clinton che chiede favori al KGB, Aldo Moro minacciato di morte da Kissinger, il Canada da smembrare, la moglie dell’editore del Washington Post che avrebbe ucciso il marito per prendere il controllo del giornale e rovesciare Nixon con il Watergate e così via, i veneziani malvagi che volevano dominare il mondo. Lisergico, assolutamente, almeno per noi devoti di Giacobbo che viviamo a pane e Templari. Di serio ci sono però l’oggetto del libro, stracitato dai lettori di Indiscreto, e i suoi obbiettivi, per niente misteriosi.

Il Club Bilderberg altro non è che un gruppo di politici, di finanzieri e di imprenditori, di vari paesi, che si riunisce a porte chiuse una volta l’anno e che in queste riunioni prova a disegnare il futuro prossimo del pianeta. Ci sono membri fissi e metri a rotazione, comunque quasi tutti i potenti del mondo, ma anche del nostro orticello, che vi vengono in mente hanno timbrato il cartellino almeno una volta. Letta? Sì. Monti? Sì. Draghi? Sì. Ma anche la Lagarde, la Merkel, Cameron, Barroso, Trichet, Bernanke, eccetera…  Si capirà quindi che i ‘severi moniti’ dell’Unione Europea a cui risponde quel primo ministro con la sponda del FMI sono spesso solo rappresentazioni per giornalisti da business class. Messo così sembra quasi il Seminario Ambrosetti di Cernobbio, con risottino e lavarello alla griglia, ed in effetti un po’ è così. Una specie di classifica ATP del potere nel mondo, unita a uno scambio di opinioni per pochi intimi. Una elìte, intesa proprio come classe sociale, che si autogiustifica e che si autoprotegge attraverso dogmi e parole d’ordine che vengono diffusi da tamburini, non sardi, di livello molto più basso.

Cessione di sovranità, multiculturalismo, moneta unica, libera circolazione delle persone e delle merci: tutti concetti che non si possono mettere in discussione nemmeno al bar, figuriamoci con la professoressa da Repubblica nella borsa, pena l’essere considerati fuori dal tempo, razzisti, nostalgici, fondamentalmente cattivi (o di destra, che è la stessa cosa). Queste oligarchie finanziarie, che non hanno un grande vecchio con la barba ma sono mosse da interessi comuni, sono composte da poche migliaia di persone ma ne mantengono molte di più attraverso cooptazione di ‘cervelli’ e controllo dei mass media: non è un caso che i giornalisti siano tenuti in gran conto da Bilderberg e associazioni simili, non sia mai che la impaurita classe media rassicurata dai Letta e dai Renzi cominci a pensare a qualcosa di diverso dalla moglie di Maxi Lopez o dai furti di quel politico calabrese. Poi magari questo mondo di tutti chiusi in casa, perché se esci Kabobo ti piccona, può anche piacere a chi lo subisce. E’ ideologia. E quella del Bilderberg e dei suoi media da salotto, peluche della governabilità, non è di sicuro la nostra. Parole d’ordine progressiste, con spiegamento sul campo di utili idioti, per obbiettivi reazionari.

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