La Roma che piace a tutti

1 Settembre 2009 di Stefano Olivari

Mentre scriviamo queste righe le dimissioni di Luciano Spalletti non sono ancora arrivate, ma di sicuro la sua storia con la Roma è arrivata al capolinea dopo i pugni sul tavolo attaccando (senza nominarli) società e soprattutto un Totti in versione tardo-riveriana. Per non parlare degli ultimissimi ‘colpi’ del mercato giallorosso, Lobont e Zamblera, seguiti al sopravvalutato Burdisso. La procuratoraglia che di fatto ci dà di che vivere con Calciatori.com sostiene che dimettendosi e rinunciando a 2 milioni netti l’anno (fino al 2011), Spalletti corra un rischio calcolato: quale miglior allenatore l’anno prossimo per un Milan fondato su Pato e tanti giovani? Dopo Chelsea (2008: dopo una folle giornata di audizioni, con sfioramento di Ancelotti, non lo volle Abramovich) e Juventus (2009, non l’ha lasciato libero ‘Auricolare’ Sensi), perdere il terzo grande treno vorrebbe dire precipitare nel girone dei Novellino e dei Mazzone: la differenza fra l’essere un emergente ed uno di categoria spesso la fa solo l’aggettivo di un giornalista. Per questo è credibile un divorzio morbido senza far volare stracci, fra poche ore o fra sei mesi. Al di là del calciomercato, rimane l’assurdità che la quinta società d’Italia per numero di tifosi sia di fatto gestita da una banca. Brava a piazzare le sue obbligazioni, meno brava a trovare un compratore credibile. Alla fine questa Roma sotto scacco fa comodo a tutti. Ai suoi avversari che la tengono a bagnomaria, ai suoi creditori che la usano come strumento di potere ed ai suoi proprietari che giustificano ogni scelta sbagliata con i soldi spesi dal babbo in passato.

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